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La pandemia, il futuro e la conversione: online il nuovo numero di Preti Operai

La pandemia, il futuro e la conversione: online il nuovo numero di Preti Operai

«Riusciremo a capire che vi è un’unica famiglia umana e che la terra, il nostro pianeta, è la navicella spaziale che dobbiamo custodire e curare, perché è malata?». La domanda – nell’editoriale di Roberto Fiorini dell’ultimo numero della rivista PretiOperai, dal titolo “Quanto resta della notte” – è cruciale e racchiude in sé le sfide che in questo strano tempo dovrà affrontare un pianeta che guarda, con sempre meno sicurezza e sempre meno certezze, al futuro. Il mondo intero si scopre interconnesso e fragile; proprio nel momento di massima espansione tecnologica l’Occidente “evoluto” scopre che la velocità conseguita nelle relazioni, nelle transazioni e nei trasporti rappresenta un acceleratore anche della crisi sanitaria.

Dice Fiorini: «Questa pandemia ha una forte capacità rivelativa perché sa violare tutti i nostri steccati e attraversare i muri, le convenzioni che si sono solidificate nel tempo e nelle strutture, ma che non reggono al suo confronto. Passerà anche questo momento, forse ritornerà il sereno, ma ignorare la rivelazione che sta avvenendo (penso all’economia, alla finanza, allo sviluppo tecnologico, alla politica che devono affrontare un presente e un futuro prossimo che si annunciano pesantissimi per le popolazioni) sarebbe folle insipienza».

L’atteggiamento di veglia della sentinella di Isaia, prosegue Fiorini, «rappresenta una funzione permanente, da esercitarsi in tutte le generazioni. Penso che dobbiamo assumere la nostra notte nella quale oggi stiamo vivendo, con la coscienza che riguarda il mondo intero, e lo stesso cristianesimo. Gli accenti da lui posti conservano, a mio parere, una loro attualità, ma in un panorama che si è allargato e con l’urgenza che si fatta più pressante».

Cosa resta della notte? Ma anche: cosa succederà dopo la notte? «Un balzo di coscienza del nostro stare al mondo si impone a livello planetario che ponga al centro il bene comune della vita nostra e delle generazioni future e quindi i beni comuni del pianeta terra necessari al sostentamento, ma che vanno rispettati e custoditi, in contrasto con il loro accaparramento privatistico che di fatto sta producendo la destabilizzazione del nostro habitat, promettendo una notte che non finirà mai».

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