Dal Dio Teista al Dio Mistero. Una risposta a José M. Castillo
Tratto da: Adista Documenti n° 29 del 31/07/2021
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Caro e stimato amico, lo scorso 24 aprile hai pubblicato nel tuo blog di Religión Digital un articolo in cui commenti il nostro libro Después de Dios. Otro modelo es posible, che (per semplice svista, supponiamo) attribuisci a Roger Lenaers. In esso impieghi espressioni che mi sembrano inadeguate e che vorrei commentare (lasciando da parte l'aggettivo “sapientoni” con cui ci definisci: un'altra svista, supponiamo).
1. Siamo sei autori/autrici diversi (in ordine alfabetico: José Arregi, Carmen Magallón, Jacques Musset, Mary Judith Ress, José María Vigil, Santiago Villamayor) con sensibilità e prospettive non sempre coincidenti e che non ammettono facilmente giudizi in blocco come quello che esprimi.
2. Concordiamo tuttavia sul fatto che il teismo inteso come affermazione di un “Dio” rappresentato tradizionalmente come l'Ente supremo, onnipotente e onnisciente, di verso o separato dal mondo e dotato di attributi antropomorfici risulta oggi incompatibile con la visione scientifica di un universo senza limiti spazio-temporali, evolutivo e in costante processo di autocreazione, di cui questa specie umana che siamo e a cui appartiene Gesù di Nazaret non costituisce né il centro né il fine.
3. Pensiamo, pertanto, che ci troviamo di fronte a uno storico incrocio fra tre alternative: a) restare aggrappati a questa immagine di Dio concepita essenzialmente a Sumer circa 7000 anni fa e ancora in vigore nel magistero ufficiale e nell'immaginario popolare, come pure nella teologia predominante; b) smettere di utilizzare il termine “Dio”, almeno finché persista questo immaginario comune; c) superare radicalmente l'immaginario tradizionale e passare dall'immagine teista di “Dio” all'affermazione di Dio come Mistero fontale ed eterno di tutto. Noi scartiamo solo la prima opzione, che peraltro consideriamo contraria non solo alla cultura attuale, ma anche all'ispirazione di fondo della Bibbia e agli insegnamenti espressi dai grandi mistici e mistiche della tradizione cristiana e di altre tradizioni religiose.
4. La nostra posizione può essere, come dici, “ambigua”. Ma ogni linguaggio su Dio lo è e lo è sempre stato. E comunque non si tratta nel nostro caso di una posizione di «abbandono o anche negazione di Dio», né è nostra intenzione cercare «scappatoie» o «mascherare» un presunto ateismo, ma piuttosto passare da “Dio” a Dio, che gli si assegni questo nome o un altro o nessuno.
5. Rivendichi come «imprescindibile» per poter essere cristiani oggi il binomio “trascendenza-immanenza”. Noi pensiamo, piuttosto, che Dio, Mistero o Presenza o Realtà fontale va oltre l'opposizione espressa dai termini “trascendente”/“ immanente”, oltre, pertanto, il monismo panteista e il dualismo teista. Per esempio: quell'«in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» che gli Atti degli Apostoli mettono sulla bocca di Paolo nell'Areopago di Atene (Atti 17,28) esprime trascendenza o immanenza? O quando San Giovanni della Croce afferma che «Dio è la sostanza dell'anima» si riferisce alla trascendenza o all'immanenza? Gli esempi sono innumerevoli, come sai. Le parole e i loro significati non esauriscono Dio né ci legano.
6. Per questo, affermiamo che Dio è “non-teista” o “trans-teista” nel senso indicato, in maniera simile a come tu, fin da quando eri giovane, hai rivendicato che il “Dio di Gesù” (solo lui, secondo te) è “non-religioso” o “trans-religioso”, per scandalo di molti tanto ieri quanto ancora oggi.
7. Ci ridefiniamo come discepole e discepoli di Gesù e vogliamo vivere nel XXI secolo il suo Vangelo liberatore, il suo spirito vivente oltre la lettera e le istituzioni religiose cattoliche che soffocano la vita. E tentiamo di dirlo – pur sapendo che non ci riusciremo mai – con parole e paradigmi coerenti con la cosmovisione, le scienze, la cultura di oggi. Come lo hai fatto tu, José María, nella tua lunga e feconda vita, in mezzo a incomprensioni e condanne dolorose da parte dei tuoi, dell'istituzione ecclesiastica.
Camminiamo in direzione di una teologia libera, gioiosa e in pace.
* Mappa delle principali città della Bassa Mésopotamia durant il périodo delle Dinastie Arcaiche - elaborazione di Sémhur del 2010, immagine tratta da wikimedia commons, GNU Free Documentation License
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