
Il vescovo indiano Mulakkal assolto: mancano le prove dello stupro sulla suora. Teologa indiana: "siamo pietrificati"
Si è concluso con l’assoluzione, il 14 gennaio scorso, il processo - aperto il 30 novembre del 2019 presso il tribunale di Kottayam, nello Stato meridionale del Kerala - che vedeva nelle vesti di imputato mons. Franco Mulakkal, all’epoca vescovo di Jalandhar, accusato dalla Superiora delle suore Missionarie di Gesù di sequestro di persona, stupro, rapporti sessuali contro natura e intimidazione nei locali del convento tra il 2014 e il 2016. Il verdetto sostiene che i reati non potevano essere provati oltre ogni ragionevole dubbio.
La vicenda, iniziata con la denuncia depositata dalla suora nel giugno 2018, era esplosa a settembre dopo una lunga protesta pubblica organizzata da cinque suore (ivi compresa la Superiora) che chiedevano giustizia per gli abusi commessi dal presule. Arrestato, poi rilasciato su cauzione, mons. Mulakkal, che si dichiarava innocente e vittima di una ritorsione da parte della suora, aveva rassegnato le dimissioni per potersi difendere al processo.
Il sito di Noi Siamo Chiesa francese Nsae.fr, (Nous somes aussi Eglise), nel riportare il 21 gennaio la notizia dell’assoluzione, pubblica l'analisi della teologa indiana Virginia Saldanha, membro di Sisters in Solidarity e dell'Indian Christian Women's Movement, sgomenta anche perché la conclusione della vicenda «lascia le suore più vulnerabili agli abusi sessuali del clero».
«Sisters in Solidarity, il gruppo di attiviste, suore e avvocati che accompagnano le suore – scrive Saldanha - sostenendole in vari modi fino alla fine, è pietrificato dall'incredulità. Nell'esaminare la sentenza, è chiaro che il difensore del Vescovo, ben pagato, ha abilmente utilizzato tecnicismi per manipolare i fatti e le prove».
Spiega la teologa che, «poiché il Kerala è uno Stato con una vasta popolazione cattolica, in cui la Chiesa cattolica gode di grande prestigio, sociale e politico, e esercita un potere considerevole. Non sorprende che proprio i poteri siano prevalsi. Il patriarcato e la misoginia hanno vinto».
Quello che sconvolge «è il motivo dell'assoluzione», seguita. «Un alto ufficiale di polizia, che ha condotto le indagini sulla denuncia quando è stata depositata nel 2018, si è detto scioccato dal verdetto perché aveva messo insieme solide accuse contro l'imputato».
«Le donne sono profondamente costernate, poiché un tale giudizio – è il timore oggettivo espresso da Saldanha -- dissuade qualsiasi altra suora dal farsi avanti e denunciare uno stupro. Una suora mi ha detto: “Ora le donne staranno attente a non farsi avanti se non hanno prove concrete o saranno ancora più umiliate se denunciano uno stupro”. Inoltre, un uomo ha un accesso al denaro di gran lunga maggiore di una donna». E tuttavia una domanda si impone: «Dove ha trovato il vescovo i soldi per pagare gli esorbitanti compensi richiesti da questi esperti avvocati?».
Nella Chiesa cattolica, inoltre «il clero, ammirato come rappresentante di Dio, gode di una fiducia cieca. Così, quando un prete – e ancor più un vescovo – si impone improvvisamente su una donna, questa viene colta di sorpresa e la sua mente si svuota. Non sa come elaborare ciò che sta accadendo (…) è anche piena di paura. Essendo stata educata a credere che le donne siano tentatrici, si chiede se abbia fatto qualcosa per causare l'abuso».
Il vescovo, commenta la teologa, «ha approfittato della sua posizione di potere e autorità su di lei per metterla in situazioni che gli hanno permesso di violentarla facilmente e ripetutamente». Di conseguenza lei «ha sofferto di un profondo disagio mentale» fino a che, incoraggiata da un sacerdote che le ha dato ascolto, «ha avuto il coraggio di parlarne». Ma «il tempo trascorso tra lo stupro e la sua denuncia è stato utilizzato contro di lei, lasciandola devastata. Lo stupro non è solo una questione di diritto, ma anche dello stato mentale della vittima. La donna è l'unica a sapere e capire cosa prova».
Dal 2010 un gruppo di donne, principalmente dell'arcidiocesi di Bombay, si occupa di casi di abusi nella Chiesa, riferisce ancora la teologa. «È stato indagato solo un caso che coinvolgeva più accuse», informa, «senza nessun risultato. Altri casi non sono mai stati indagati e le vittime sono state messe a tacere. In un caso che ha coinvolto una diocesi nel nord dell'India, la suora ha lasciato la congregazione per la frustrazione di non ricevere alcun sostegno né dalla sua congregazione né dal vescovo della diocesi. Il seminarista, da lei accusato di voyeurismo, non è mai stato censurato. Al contrario, è stato premiato con l'invio a Roma per gli studi superiori. Qual è il messaggio – si domanda – per la sua futura missione nella Chiesa?»
«Alcuni affermano – osserva Saldanha – che il celibato forzato è causa di abusi, perché non è naturale, ma che viene mantenuto per ragioni economiche [l’eredità di ecclesiastici, ndr], quindi la Chiesa si sente in dovere di difendere chi abusa, ma così facendo compromette la sua missione». «Se il prossimo sinodo sulla sinodalità nella Chiesa – conclude la teologa - non affronta questa grave anomalia in quella che dovrebbe essere una "responsabilità di servizio", la Chiesa non farà che precipitarsi verso un maggiore scandalo invece di compiere la sua missione di diffondere il regno di Dio nella mondo»
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