
Marianella García Villas, «compagna degli oppressi». Il ricordo di Anselmo Palini
In vista del 13 marzo, 39° anniversario della morte di Marianella García Villas – collaboratrice di mons. Oscar Romero e presidente della Commissione per i diritti umani, assassinata in El Salvador a causa del suo impegno per i diritti – l’associazione di cattolici “adulti” Viandanti pubblica un editoriale si Anselmo Palini www.anselmopalini.it, saggista, già docente di Materie Letterarie presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Antonietti” di Iseo e autore, nel 2014, del libro Marianella García Villas. “Avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi” (Ed. Ave) (v. recensione su Adista https://www.adista.it/articolo/53751).
L’articolo prende le mosse da una rapida ricognizione dei momenti cruciali della biografia di Marianella García Villas, in particolare del suo incontro con la Teologia della Liberazione e della sua “conversione” all’opzione per i poveri e al popolo salvadoregno, vittima di «ingiustizia strutturale» e di «peccato sociale».
Fondamentale è stato per lei l’incontro e la lunga collaborazione con mons. Romero, nominato alla guida dell'arcidiocesi di San Salvador perché considerato un ecclesiastico moderato e per nulla scomodo al potere politico-militare. Almeno fino al giorno dell’omicidio del gesuita, e suo fraterno amico, Rutilio Grande. «Di fronte al cadavere dell’amico ucciso, Romero inizia a comprendere che il Corpo vivente di Cristo, i poveri, sono oppressi e uccisi da un potere che si presenta come baluardo della cristianità, ma che in realtà è inumano e anticristiano». Di qui la decisione di fondare una “Commissione per i Diritti Umani”, organismo che presto si è trovato a denunciare le numerose violazioni dei diritti umani commesse nel Paese. Marianella viene nominata presidente e comincia a raccogliere e documentare le denunce di soprusi, torture, violenze e sparizioni.
Rapita, torturata, violentata, minacciata da uomini dei servizi segreti e delle forze dell’ordine salvadoregne, Marinella si è sempre rialzata e ha proseguito, con maggiore convinzione, la sua lotta per la verità, per i diritti e per la vita del popolo. Anche dopo il brutale omicidio di mons. Romero.
«Nel febbraio 1983 – scrive Palini – è in Salvador per raccogliere prove, da portare poi alla Commissione Onu per i diritti umani, circa l’uso di armi chimiche da parte delle forze armate salvadoregne. Il 13 marzo Marianella viene catturata, brutalmente torturata e infine dilaniata da proiettili esplosivi. Il giorno dopo è riconsegnata cadavere ai propri familiari».
A un mese dalla morte, il 18 aprile 1983, Marianella García Villas è stata commemorata anche in Campidoglio a Roma, alla presenza di Sandro Pertini (presidente della Repubblica), Nilde Jotti (presidente della Camera), Dario Valori (vicepresidente del Senato), Clemente Riva (vescovo ausiliare di Roma), Ugo Vetere (sindaco di Roma) e mons. Luigi Bettazzi. Palini ricorda l’intervento di Raniero La Valle, allora senatore della Sinistra Indipendente: «Marianella, per tutte le testimonianze che abbiamo raccolto, era cosciente che questa sarebbe stata la sua fine. Perché lo ha fatto?». «Soltanto per amore», ha detto La Valle: «Non di pochi, ma di molti, non di una famiglia, ma di un popolo intero, ed anzi della giustizia e della liberazione di molti popoli».
Marianella, conclude l'autore dell'editoriale, «cittadina di cieli nuovi e di terre nuove, è stata una grande credente e una intransigente democratica, che ha lottato con le armi della politica e del diritto. La collaborazione con mons. Romero l’ha confermata nella scelta della nonviolenza, della denuncia coraggiosa e intransigente, ma disarmata».
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