
L’avvertito bisogno di un umanesimo integrale: un articolo del sociologo Palmieri
«La pastorale familiare, se mossa da evangelica missione, aspira a farsi carico di tutti quei nuclei composti da credenti che hanno ottenuto il divorzio e poi si sono risposati. Tutt'altro che considerarli esclusi dalla comunità, essi sono invitati a partecipare alla vita della Chiesa, partendo dalla loro concreta situazione di difficoltà e di travaglio, e dare inizio ad un cammino nuovo di crescita nell’ottica delle esigenze evangeliche». Verte sulla crisi del matrimonio come sacramento, e sulla necessità che la Chiesa faccia dei passi a favore delle famiglie in situazioni dichiarate “irregolari”, un articolo del sociologo Angelo Palmieri, dottore di ricerca in Economia e Gestione delle aziende sanitarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e di Giuseppe Capsoni, cappellano dell’ospedale “Santa Maria dei Laici” di Amelia, che riceviamo e pubblichiamo.
«È indubitabile il fatto che nei Paesi Europei la civiltà abbia subito un processo di scristianizzazione che ha determinato una sorta di incrinamento nella realtà del matrimonio e della famiglia.
Una tendenza allo snaturamento del matrimonio come sacramento e opzione di vita, l'aumento dei divorzi, il fenomeno delle tante persone che vivono la loro esistenza staccate da tutti i legami istituzionali, il numero sempre più evidente dell’invecchiamento del vecchio continente con il conseguente dato esponenzialmente alto di decrescita demografica, l'insufficienza di una capacità (e nondimeno della paura) a porre in essere una scelta che comporti un legame non temporaneo ma definitivo; tutto questo si palesa come sintomo di mutamento socioculturale nel quale si dibattono le famiglie.
Non va sottaciuto il fatto che a determinare questo cambiamento sia stato soprattutto la incapacità di molte realtà ecclesiali – anche se non solo di queste - di trasmettere le ragioni di una comprensione cristiana in rapporto alle varie esigenze del tempo presente. Ovvero non c'è stata una comunicazione effettiva, concreta, sapientemente motivata, della vita cristiana colta nella sua capacità onnicomprensiva di rispondere alle domande costitutive del cuore umano.
La famiglia si è trovata in questo processo doppiamente coinvolta: da una parte quale oggetto di una crisi della coppia, dall'altra parte in quanto incapace di trasmettere una visione cristiana della realtà. E poiché il disegno divino sul matrimonio e sulla famiglia è a riguardare l'uomo e la donna nella loro esistenza concreta fatta di quotidianità, la Chiesa, nel suo servizio reso alla comunità umana, non può trascurare l’insieme delle ombre minacciose che incombono sul matrimonio e sulla famiglia.
Numerose sono le famiglie in situazioni dichiarate “irregolari” e la Chiesa, con spirito di maternità, non può non avvertire il dovere di accompagnarle con sguardo misericordioso in percorsi e cammini di rinascita in un tempo e in una cultura profondamente mutati.
La pastorale familiare, se mossa da evangelica missione, aspira a farsi carico di tutti quei nuclei composti da credenti che hanno ottenuto il divorzio e poi si sono risposati. Tutt'altro che considerarli esclusi dalla comunità, essi sono invitati a partecipare alla vita della Chiesa, partendo dalla loro concreta situazione di difficoltà e di travaglio, e dare inizio ad un cammino nuovo di crescita nell’ottica delle esigenze evangeliche.
È questo lo spirito che anima l'esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco, una esortazione post-sinodale sulla bellezza e la gioia dell’amore coniugale e familiare, che, ponderando la complessità di vita nel tempo d’oggi, offre non pochi spunti di incoraggiamento per un nuovo approccio pastorale nei confronti della realtà familiare. Ciò che maggiormente preme è l’intento di comunicare la necessità di uno sguardo nuovo sulla famiglia da parte della Chiesa, una volta che ci si fa carico delle sue fragilità e delle sue ferite.
L'azione pastorale familiare della Chiesa deve innanzitutto far sentire quanti hanno dovuto far fronte a un capovolgimento della vita familiare mediante il divorzio e la convivenza tutti fratelli partecipi della vita ecclesiale, pur non tacendo l'oggettiva situazione morale in cui si trovano e le conseguenze che ne derivano per la pratica della vita sacramentale.
In realtà la questione della complessità nella vita coniugale si rifà ad una riflessione teologico pastorale, di carattere anche giuridico, che prende le mosse da un documento emanato dall'allora dicastero Vaticano competente sulla famiglia, finalizzato a dare un ausilio ai pastori della Chiesa nell’affrontare le spinose questioni morali attinenti alla vita coniugale. Il documento sopracitato non sottaceva la franchezza dell’annuncio evangelico e la tenerezza dell’accompagnamento.
Da un lato prestava attenzione alla dinamica della gradualità per i vari percorsi da offrire alle coppie in situazioni di fragilità, dall’altro delineava elementi di orientamento spirituale atti a far sentire tutti fratelli nella comunità cristiana, riscoprendo la gioia dello sguardo amorevole di un Padre che non giudica ma ama incondizionatamente.
Nell’esortazione Amoris laetitia il dato dottrinale, teologico, giuridico sul matrimonio e sulla famiglia non è messo in discussione, ma mira a sostenere e rinforzare, partendo dalla fondamentale vocazione alla vita battesimale, tutti quei nuclei familiari che si trovano in difficoltà, ribadendo che la grazia battesimale è sempre chiamata alla santità. Difatti la vita etica è un cammino verso la perfezione della santità che deve portare dentro di sé ad una novità di scelta da compiere nelle concrete situazioni di fragilità coniugale.
È quanto mai necessario ed opportuno formulare per chi soffre a causa di situazioni irregolari nella vita coniugale un'autentica proposta pratica. Si tratta quindi di guidare le persone in processi e percorsi di personalizzazione nuova di vita morale coniugale, cercando di spronarli a coniugare maternamente verità morale e vita cristiana nel coniugio. Ecco allora il documento di papa Francesco rivolgere alle coppie, ai coniugi e alle famiglie una Parola che li aiuti a cogliere il senso autentico della loro unione e del loro amore, segno e immagine dell’amore trinitario e dell’alleanza tra Cristo e la Chiesa. È una Parola che intende liberare le relazioni umane dalle schiavitù che spesso ne deturpano il volto e le rendono instabili e producono il predominio dell’individualismo e la paura del futuro.
Certo non dovrà mancare un atteggiamento di scrupoloso e attento discernimento che sappia distinguere adeguatamente tra le varie forme di regolarità matrimoniale e i diversi elementi che stanno alla loro origine e sappia individuare adeguati interventi e cure pastorali perché si possano attuare concreti cammini di accompagnamento e conversione.
Allo stato presente ciò che sembra più fruttuoso non è il semplice richiamo dei limiti posti dall'attuale disciplina ecclesiale in nome della verità dottrinale, ma la traduzione in itinerari pastorali concreti della strada, così come auspicato da Papa Francesco, che la Chiesa non può mancare di indicare affinché a nessuno, per quanto irregolare sia, abbia impedimento di vivere e ottenere la grazia necessaria per la vita presente e per la salvezza. Rimane imprescindibile il valore del matrimonio come progetto di Dio, senza precludere la via che si apra, pur dopo un cammino segnato da fallimenti, cadute e cambiamenti, alla pienezza della gioia e della realizzazione umana e porti alla riscoperta in ambito sociale del necessario sentimento di fraternità e di amore quotidiano.
Papa Francesco ci esorta a questo: “Siamo chiamati ad accompagnare, ad ascoltare, a benedire il cammino delle famiglie; non solo a tracciare la direzione, ma a fare il cammino con loro; a entrare nelle case con discrezione e con amore, per dire ai coniugi: la Chiesa è con voi, il Signore vi è vicino, vogliamo aiutarvi a custodire il dono che avete ricevuto”.
Perché sia feconda una pastorale familiare indirizzata a coniugi in difficoltà è necessario:
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astenersi dal giudicare: alcuni divorziati e risposati possono essere soggettivamente non colpevoli circa la vicenda della separazione e le modalità con cui essa ha preso forma;
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non escludere nessuno: pur permanendo una interdizione all'Eucarestia, bisogna ricordare che la vita di una comunità cristiana non si riduce all' Eucarestia, ma che si vive l'appartenenza alla Chiesa ascoltando la Parola di Dio, perseverando nella preghiera personale e di coppia, incrementando le opere di carità e partecipando a iniziative di giustizia;
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condividere le problematiche: nessuna separazione è priva di sofferenza e nessuna esente da paure e da problemi, per cui va perseguita la strada che non faccia sentire queste persone dimenticate ed escluse.
Come giustamente afferma Mauro Magatti, anche la “misericordia non è un atto burocratico, un’amnistia, ma l’amore che ci provoca e ci sollecita a tenere insieme ciò che sarebbe destinato a perdersi”.
Senza mai dimenticare, come ci insegna papa Francesco, che “la grammatica delle relazioni familiari - cioè della coniugalità, maternità, paternità, filialità e fraternità - è la via attraverso la quale si trasmette il linguaggio dell’amore, che dà senso alla vita e qualità umana ad ogni relazione”.
Oggi ancor più di ieri, dopo questa esperienza della pandemia che stiamo vivendo, avvertiamo il bisogno di salvaguardare i legami familiari, oggi più che mai c’è bisogno di tali legami per rendere l’umanità più fraterna».
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