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Formazione dei presbiteri: riflessioni

Formazione dei presbiteri: riflessioni "eretiche" sul sito dei Viandanti

È la «formazione dei futuri presbiteri della Chiesa cattolica» il tema al centro dell’editoriale pubblicato sul sito dei Viandanti da Riccardo Larini. laureato in fisica matematica, esperto di intelligenza artificiale applicata all’educazione; ha svolto studi teologici a Bose e a Cambridge, studioso di dialogo ecumenico e formazione dell’identità cristiana nel primo secolo. Un articolo, spiega lo stesso autore, «molto libero e per certi versi “da esterno”». Tanto che il titolo dell’editoriale parla proprio di «Riflessioni “eretiche”».

La riflessione prende le mosse dal Concilio di Trento – che chiede ai giovani in cammino verso l’ordinazione di «fuggire i piaceri del mondo» ed esercitare virtù come «pietà e religione», separandosi di fatto dal “mondo” – fino ad arrivare al Concilio Vaticano II che, senza mutare in profondità l’impianto precedente, introduce l’idea di “vocazione” non più come selezione da parte di gerarchie ma come chiamata dettata dalla propria coscienza. Affronta poi il tema cruciale del celibato obbligatorio, con tutto il carico di distorsioni legate alla sessualità dei preti, e il nodo della “formazione separata”. «Riassumendo», si legge nell’editoriale, «l’intenzione che emerge con chiarezza dagli orientamenti magisteriali è quella di formare ministri ordinati che siano consacrati (dunque in una certa misura separati dal resto del corpo ecclesiale, in un rapporto particolare con il sacro), a cui vengano conferite in maniera unica (“piena”, a differenza di quanto avviene per il sacerdozio di tutti i fedeli) le tre funzioni di insegnamento, santificazione e governo della chiesa, che abbiano l’obbligo del celibato e che siano fondamentalmente i difensori di una verità acquisita una volta per sempre (malgrado li si inviti a non essere ostili al mondo). Per adempiere una simile missione estremamente ambiziosa, si ritiene che un lungo tempo di “segregazione” dal mondo negli edifici dei seminari sia la soluzione tuttora ottimale».

L’autore conclude la sua riflessione ponendosi alcune domande e lanciando alcune proposte per «ripensare radicalmente il seminario», per fare in modo che l’alta formazione teologica non sia appannaggio solo dei preti ma anche dei laici, per una «formazione umana più solida».

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