
Tensione per il Vertice delle Americhe: Washington ancora non chiarisce se inviterà Cuba, Nicaragua e Venezuela
Mancano 4 giorni dall’inizio del Vertice delle Americhe – che per la prima volta quest’anno si svolge a Los Angeles (6-10 giugno) – e ancora gli Stati Uniti non hanno chiarito se inviteranno i governi di Cuba, Venezuela e Nicaragua. Secondo l'agenzia Reuters, il consigliere della Casa Bianca per l'America Latina Juan González, in una telefonata con i giornalisti, ha detto che non è stata ancora stilata la lista definitiva: «Abbiamo ancora alcune considerazioni finali», ha sostenuto, «ma penso che presto informeremo pubblicamente le persone. In definitiva, la prerogativa dell'ospite è importante, ma vogliamo anche facilitare un'ampia discussione emisferica».
Un simile ritardo è un fatto davvero singolare nella preparazione di un Summit di così grande rilevanza, tanto più che vari Paesi hanno minacciato che non si sarebbero recati al Vertice, destinandolo al fallimento, se una qualsiasi nazione della regione sarà esclusa. A declinare l’invito, se questo non verrà esteso anche a Cuba, Venezuela e Nicaragua, sono stati innanzitutto i 14 Paesi della Comunità Caraibica (Caricom). A costoro hanno dato manforte i presidenti del Messico, López Obrador, e della Bolivia, Luis Arce. Ma secondo González l'amministrazione del presidente Joe Biden è stata in trattative con il Messico per convincere López Obrador a partecipare al vertice. «(Biden) vuole personalmente il presidente del Messico lì», ha detto.
Nel tentativo di placare gli animi dei presidenti contestatari, secondo fonti Reuters a Washington, i funzionari statunitensi stanno valutando la possibilità, per quanto riguarda intanto Cuba, di invitare un rappresentante dell’isola, ma non di alto rango e comunque, se López Obrador non dovesse partecipare, Washington prevede di mantenere la cooperazione con il Messico e di presentare al vertice un piano migratorio regionale. Il Summit delle Americhe infatti secondo Il portavoce della Casa Bianca González, mira a riunire le nazioni da cui partono e passano i migranti, nonché i Paesi di destinazione per dimostrare che «la sfida migratoria non è solo quella che sta al confine degli Stati Uniti». Il sottosegretario di Stato americano Brian Nichols ha affermato che «l'approccio condiviso» potrebbe includere la garanzia di documentazione, servizi pubblici, reclutamento di manodopera etica e percorsi per la migrazione legale nei Paesi che ospitano gli immigrati.
All’inizio di maggio, Nichols in un'intervista al network NTN24 aveva detto che Biden «è stato molto chiaro sulla presenza di Paesi che con le loro azioni non rispettano la democrazia: non riceveranno inviti». Tuttavia, la posizione di López Obrador e di altri presidenti latinoamericani aveva indotto Washington a fare marcia indietro.
Da parte sua, il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, ha assicurato a fine maggio che «in nessun caso» parteciperà al Vertice delle Americhe negli Stati Uniti. «È noto che il governo degli Stati Uniti ha concepito fin dall'inizio che il Vertice delle Americhe non sarebbe stato inclusivo. Era sua intenzione escludere diversi paesi, tra cui Cuba, nonostante la forte richiesta regionale di porre fine alle esclusioni».
*Joe Biden. Foto di dominio pubblico
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