
Dopo 32 anni, la Legge 185 è ancora vittima dei grandi interessi
32 anni fa, il 9 luglio 1990, entrava in vigore la Legge 185 – “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” – frutto di una massiccia mobilitazione della società civile pacifista che anticipava i tempi sulla giurisdizione internazionale, giunta in seguito a formulare normative internazionali stringenti sul commercio di armi (Posizione Comune dell’Unione Europea e Trattato internazionale sui trasferimenti di armamenti ATT). Il testo integrale della Legge 185/90 può essere letto e scaricato in versione integrale anche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ricorda la Rete Pace e Disarmo, in occasione dell’anniversario, che la 185 «si basa sul principio che la vendita di armi non possa essere considerata un semplice business ma debba essere legata a politica estera, rispetto dei diritti umani e ruolo di Pace dell’Italia sancito dall’articolo 11 della Costituzione». Altro principio guida introdotto dalla normativa del 1990 è la trasparenza, spiega la Rete, esercitata attraverso una dettagliata Relazione annuale sull’export delle armi che il Governo deve sottoporre annualmente all’attenzione del Parlamento. Relazioni che più volte hanno portato alla luce dinamiche poco chiare, sulle quali Camera e Senato avrebbero dovuto indagare e chiedere conto. In virtù proprio di quel un ruolo di controllo assegnato dalla Legge stessa che però «non stanno esercitando come dovrebbero, favorendo le pressioni di chi vorrebbe dare “mano libera” all’industria militare».
Per queste ragioni, si legge sul sito della Rete, «in occasione dell’anniversario di questa norma di civiltà chiediamo al Parlamento di tornare a occuparsi in maniera seria di export di armi (in un quadro di controllo complessivo, non come “aiuto” per l’industria militare) portando la positiva esperienza italiana anche in sede internazionale».
Leggi la nota della Rete Italiana Pace e Disarmo
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