
Grazie ai "Corridoi umanitari", 300 profughi afghani sottratti ai pericoli e agli abusi
Altri 217 profughi afghani sono arrivati dal Pakistan all’aeroporto di Fiumicino con un passaggio legale e sicuro garantito dal progetto “Corridoi umanitari/Evacuazioni per l’Afghanistan”, realizzato nell’ambito del protocollo di intesa siglato il 4 novembre 2021 tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno, Conferenza episcopale italiana, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, INMP, OIM e Unhcr.
In circa 300 afghani arrivati in Italia grazie a questo progetto, si legge in un comunicato stampa dell’Arci del 27 luglio, restano «totalmente a carico delle associazioni proponenti», «grazie alla generosità e all’impegno gratuito e volontario di tanti cittadini italiani, che hanno offerto le loro case per ospitare ma anche congregazioni religiose, ONG e diversi soggetti della società civile».
All’aeroporto di Fiumicino all’arrivo dei profughi, si è tenuta una conferenza stampa promossa dagli organizzatori del progetto, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, Marina Sereni (viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale), Marco Impagliazzo (presidente della Comunità di Sant’Egidio), Daniele Garrone (presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia), Alessandra Trotta (moderatora della Tavola valdese) e Filippo Miraglia (responsabile nazionale Immigrazione di Arci).
«Non abbiamo dimenticato le sofferenze degli afghani!», ha sottolineato Marco Impagliazzo. «Siamo felici di accoglierli e di avviare per tutti loro il percorso di integrazione, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari. Queste persone saranno ospitate, in diverse città, dalle nostre Comunità, ma anche da cittadini e congregazioni religiose che hanno voluto aprire le porte delle loro case. Mentre milioni di persone che fuggono da guerre, fame e cambiamenti climatici per cercare un futuro rischiano di scomparire dai riflettori o di divenire oggetto di strumentalizzazione politica, l’Italia mostra il suo volto umano e accogliente, grazie ai corridoi umanitari e a una virtuosa sinergia tra la società civile e le istituzioni».
Anche per Daniele Garrone e Alessandra Trotta è urgente «estendere la buona pratica dei corridoi umanitari inaugurata nel 2016, e da allora proposta anche alle istituzioni europee come politica strutturale di gestione dei profughi».
«Se queste persone oggi arrivate in aereo, accolte da noi e dall'Italia con generosità, si fossero messe in viaggio da sole per cercare protezione, e fossero arrivate alle frontiere dell'UE, rivolgendosi ai trafficanti come sono obbligate a fare il 99% delle persone in fuga, verrebbero chiamate con disprezzo "clandestini" e rischierebbero di finire nei lager libici sostenuti dall’Europa e dal nostro Governo, o respinti alle nostre frontiere terrestri, come avviene ogni giorno, violando ogni legge e convenzione internazionale», ha denunciato Filippo Miraglia. «Per questo vogliamo sostenere e investire, anche per dimostrare che esistono alternative, su ogni forma di accesso legale e sicuro come i corridoi umanitari».
Oscar Camps, fondatore di Open Arms, ha dichiarato: «Per noi che siamo abituati a soccorrere in mare in condizioni difficili, è un orgoglio poter evacuare queste persone attraverso canali sicuri e legali. Continueremo a essere in mare, ma è importante anche cercare di evitare una sofferenza non necessaria, facilitando in ogni modo possibile questi corridoi umanitari».
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