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"Aiuti bis": nessun ristoro per il Terzo settore. La denuncia dell'Arci

Con 182 voti favorevoli e 21 astenuti passa al Senato il decreto “Aiuti bis”, che sarà operativo dopo la conversione in legge alla Camera. Ma non passano gli emendamenti relativi ai ristori per il Terzo settore nonprofit, colpito duramente dal caro bollette. «Una dimenticanza grave e incomprensibile che rischia di mettere in ginocchio gran parte del mondo associativo», accusa l’Arci in una nota di ieri. Tantissimi spazi «che garantiscono coesione sociale nelle comunità e nei territori, anche dando conforto alle persone fragili e alle fasce più deboli della popolazione», come i circoli Arci, rischiano ora di scomparire per sempre a fronte del costo dell’energia divenuto insostenibile per un settore che certo non può vantare grandi profitti.

A pagare il prezzo di questa decisione saranno le fasce più deboli della popolazione, sostenute dal Terzo settore: «Un segnale molto negativo che potrebbe significare il drastico ridimensionamento delle attività di inclusione e la chiusura di centinaia di spazi sociali e culturali, colpiti da una crescita insostenibile dei costi dell’energia, in molti casi quasi triplicati in un anno».

L’Arci ribadisce la drammaticità della fase attuale per il Paese e «l’urgenza di aiuti dallo Stato per il Terzo Settore associativo», proponendo un semplice principio di giustizia redistributiva, di reperire cioè le risorse necessarie tassando «gli extra profitti delle aziende che stanno speculando sulla situazione creata dalla guerra».

l’Arci auspica infine «che si ripari al più presto a questa grave mancanza, per non veder crescere ulteriormente le diseguaglianze sociali ed economiche, aumentare le povertà e far chiudere centinaia di realtà costringendole a venire meno al proprio fondamentale ruolo di presidio e di solidarietà. Il mondo dell’associazionismo non profit non deve pagare il prezzo dell’ingiustizia di queste regole di mercato».

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