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Il papa chiede scusa per le sue parole sulla crudeltà dei ceceni. La Russia: incidente chiuso

Il papa chiede scusa per le sue parole sulla crudeltà dei ceceni. La Russia: incidente chiuso

Sono arrivate le scuse di papa Francesco per aver definito “crudeli” le minoranze russe dei ceceni e dei buriati. La notizia è targata Ria Novosti in data odierna e non è stata smentita dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, interrogato in proposito, ha confermato che tra Russia e Santa Sede ci sono stati «contatti diplomatici». «Il Vaticano – si legge sulla Novosti – ha inviato attraverso i canali diplomatici una nota alla Russia con le scuse per le dichiarazioni del Papa su ceceni e buriati, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova durante un briefing». «Per via diplomatica – precisa l’agenzia – è pervenuta una nota dal Vaticano, che contiene una dichiarazione ufficiale del Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, in relazione alla citata dichiarazione del pontefice». E riporta il contenuto della dichiarazione: «La Segreteria di Stato vaticana si scusa con la parte russa. La Santa Sede tratta con profondo rispetto tutti i popoli della Russia, la loro dignità, fede e cultura, così come quelle degli altri Paesi e popoli del mondo».

Grande l’ossequio da parte russa per il gesto del papa: «Secondo la portavoce – seguita Ria Novosti – la capacità di ammettere i propri errori è sempre meno comune nella moderna comunicazione internazionale. Allo stesso tempo, questa situazione ha mostrato che il Vaticano non solo invita al dialogo, ma sa anche come condurlo, "un tale approccio ispira sincero rispetto"». E ancora: «"Riteniamo che l'incidente sia stato risolto e non vediamo l'ora di continuare un'interazione costruttiva con il Vaticano", ha riassunto Maria Zakharova».

Lo scivolone del papa e l’irritazione della Russia

Le parole del papa, il 28 novembre scorso in un’intervista al periodico dei gesuiti America, giudicate offensive dalla Russia, erano state: «Quando parlo dell’Ucraina, parlo di un popolo martirizzato. Quando c’è un popolo martirizzato, c’è qualcuno che lo martirizza. Quando parlo dell’Ucraina parlo della crudeltà, perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano. Generalmente i più crudeli sono forse quelli che vengono dalla Russia, ma non dalla tradizione russa, come i ceceni, i buriati, e così via. Di certo, a invadere è lo Stato russo. È molto chiaro. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto condanno in generale, anche se è ben noto chi sto condannando. Ma non è necessario che io dica nome e cognome. Il secondo giorno della guerra sono andato all’ambasciata russa [presso la Santa Sede], un gesto insolito perché il papa non va mai a un’ambasciata. E lì ho detto all’ambasciatore di riferire a [Vladimir] Putin che ero disposto a viaggiare a condizione che mi concedesse una piccola finestra per negoziare. [Sergej] Lavrov, il ministro degli Esteri, ad alto livello, ha risposto con una lettera molto gentile, dalla quale ho capito che al momento non era necessario».

Lavrov aveva reagito assai male: il 1° dicembre aveva messo una pietra tombale sui rapporti con il Vaticano affermando che il papa «fa appelli ma le sue dichiarazioni incomprensibili, per nulla cristiane, designano due nazionalità in Russia: come dire che ci si può aspettare atrocità da parte loro nei combattimenti militari. Ecco questo non aiuta l'autorità della Santa Sede».

Ria Novosti, nel suo lancio di oggi, non tralascia di citare esempi di irritazione da parte russa. L’espressione del papa sulla crudeltà delle truppe cecene e buriati che affiancano le truppe russe nella guerra contro l’Ucraina «ha provocato – riassume l’agenzia – un'ondata di critiche in Russia. Il capo del Sangha tradizionale buddista della Russia, il XXIV Pandito Khambo Lama Damba Ayusheev ha definito scortesi le parole del pontefice sulla crudeltà dei Buriati. A sua volta, il capo della Buriazia, Alexei Tsydenov, ha notato che una simile affermazione suonava almeno strana. Ha sottolineato che le Repubbliche militari adempiono al loro dovere con onore, cercando di proteggere a popolazione civile, nonché di trattare i prigionieri di guerra con umanità. Anche il capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha commentato l'accaduto, dicendo che il Papa dovrebbe vergognarsi di non sapere come i musulmani trattano il nemico».

Buona la terza

Per quanto si capisce, non è questo il primo tentativo, da parte vaticana, di rimediare all’errore diplomatico del pontefice. Ma i precedenti sono stati lasciare cadere nel vuoto perché non riferivano di esplicite, dirette e pubbliche scuse. Il primo tentativo andato a vuoto è stato reso noto proprio da Lavrov contestualmente all’affermazione di una caduta di “autorità” del Vaticano, non mitigata, ha aggiunto il ministro degli Esteri, dal fatto che il Vaticano ha assicurato che «ciò non si ripeterà e che probabilmente c’è stato un malinteso».

Il secondo tentativo è affiorato da un lancio dell’altra agenzia russa, la Tass. Il 7 dicembre, l’agenzia riferiva che il presidente dell'Unione mondiale dei vecchi credenti (un ramo dell'ortodossia russa), Leonid Sevastianov – marito della soprano russa Svetlana Kasyan, la cantante preferita da papa Francesco che per l’ultimo compleanno di Francesco ha inciso l’album “Fratelli tutti”  – ha affermato di aver ricevuto una lettera del pontefice ove egli avrebbe scritto che «la sua dichiarazione sulla crudeltà dei ceceni e dei buriati è stata interpretata male. Queste parole sono solo una figura retorica». «Il papa ritiene – riassumeva Sevastianov - che senza la Russia l'Europa sia inferiore, poiché la Russia ne è parte integrante. Il Papa sottolinea e conferma che il popolo russo è un grande popolo interconnesso con l'Europa. La Federazione Russia ha la stessa cultura umanistica e pacifica. Non si può demonizzare la cultura russa, non si può dire che i russi siano un popolo crudele, visto che sono lo stesso popolo europeo».

È vero che da parte vaticana non c’è conferma di questa lettera o delle assicurazioni a Lavrov che un errore del genere «non si ripeterà», come però non c’è che silenzio assenso per la lettera di scuse di cui Pietro Parolin si è fatto latore.

*Foto di Long Thiên tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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