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Misteri e silenzi sull'omicidio di Luca Attanasio: un libro nel secondo anniversario

Misteri e silenzi sull'omicidio di Luca Attanasio: un libro nel secondo anniversario

A due anni dal 22 febbraio 2021 – giorno in cui un agguato dai contorni ancora poco definiti ha provocato la morte di Luca Attanasio (ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo), Vittorio Iacovacci (carabiniere di scorta) e Mustapha Milambo (autista) – la giornalista Antonella Napoli (scrittrice e direttrice della rivista Focus on Africa, membro dell’ufficio di presidenza di Articolo21) ricostruisce la drammatica vicenda e fa il punto della situazione in un libro-inchiesta dal titolo: Le verità nascoste del delitto Attanasio (ed. All Around, 2023, pp. 128, 16€).

In occasione della pubblicazione, in un articolo del 19 febbraio, Famiglia Cristiana intervista la giornalista autrice, cercando di portare alla luce misteri e silenzi, in un contesto geopolitico complesso, violento e profondamente instabile. «La grande instabilità del Paese, in particolare nell’Est, e nello specifico del Nord Kivu, sono di fondo la causa della morte dell’ambasciatore Luca Attanasio», conferma Napoli nell’intervista. «Chiunque abbia agito quel 22 febbraio del 2021 è stato favorito dall’assoluta mancanza di sicurezza nella zona e dall’inefficacia dell’azione sia delle forze armate congolesi che dei caschi blu della missione delle Nazioni Unite dispiegata in Congo».

L’intervista tocca aspetti importanti della vicenda: la situazione geopolitica e la ricchezza mineraria della regione interessata, il ruolo ambiguo e spesso inefficace dei caschi blu, le due inchieste aperte in Italia e in Congo, il recente viaggio apostolico del papa in Africa. «Questo viaggio africano di Francesco – dice la giornalista a Famiglia Cristiana – è stato straordinario, che non ha lasciato spazio a stereotipi di alcun genere: né eurocentrici, per cui l’Africa sarebbe una discarica di materie prime da sfruttare, né terzomondisti, per cui le colpe del disastro africano sarebbero solo occidentali. Piuttosto c’è stata la chiamata agli africani ad essere protagonisti del loro futuro e agli europei ad uscire dalla cultura della fortezza assediata: priva di forza lavoro e di materie prime provenienti dal continente africano l’Occidente non va da nessuna parte. Spiace che la portata geopolitica di questo viaggio apostolico, ovvero le prospettive di pluralismo che potrebbero fare del Mediterraneo un mare di incontro e composizione piuttosto che di asfittici interessi nazionalistici e l’illusione di potersi rinchiudere nelle proprie zone comfort, non sia stata colta. E non escludo, volutamente ignorata».

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