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Il papa incontra la comunità delle Béatitudes. E fa lo gnorri su 20 anni di scandali

Il papa incontra la comunità delle Béatitudes. E fa lo gnorri su 20 anni di scandali

Tratto da: Adista Notizie n° 16 del 29/04/2023

41450 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. «Andate avanti con coraggio e sempre con il sorriso!»: così papa Francesco ha salutato una delegazione della Comunità delle Béatitudes, ricevuta in udienza privata il 17 aprile scorso, in occasione del 50° anniversario della sua fondazione. La delegazione era composta da membri del Consiglio Generale della Comunità, da un fratello vietnamita e da una sorella della Repubblica Centrafricana, oltre a membri consacrati, laici, famiglie e bambini. Un incontro disteso e positivo, che stride con la realtà della comunità, che da più di vent'anni conosce una crisi senza fine, costellata di abusi e derive, di tentativi inefficaci di ristrutturazione, e il cui fondatore Ephraïm, alias Gérard Croissant, così come alcuni dei vertici che gli sono succeduti, sono stati riconosciuti responsabili di derive e abusi psicologici e sessuali.

Un incontro, quello di Francesco, che pone dunque interrogativi profondi su una certa schizofrenia della Chiesa istituzionale, che non sembra prendere sul serio la grave problematica degli abusi all'interno delle cosiddette “nuove comunità”, nate negli anni '70 come risposta alla scristianizzazione imperante nella società occidentale, permeate di un orientamento carismatico importato dal pentecostalismo protestante diffusosi negli Stati Uniti e salutate dal Vaticano – soprattutto durante il pontificato di papa Wojtyla – come “primavera della Chiesa”.

«Il vostro carisma, che nasce dallo slancio del Rinnovamento Carismatico Cattolico, è un dono per la Chiesa e per il mondo», esordisce papa Francesco nel suo messaggio, non pronunciato ma consegnato, nel quale elogia «l’esperienza pentecostale e la dimensione escatologica» centrali nell'identità della comunità. Il papa affronta poi l'aspetto dell'apostolato svolto dalle Béatitudes, «molto vasto e vario. La liturgia delle vostre case attrae molte persone e i tempi di ritiro, personale o in gruppo, vi permettono anche di condividere la vostra esperienza con altri». E si sofferma sui progetti umanitari in Paesi in via di sviluppo: «Tutto questo – prosegue Francesco – è motivo di rendimento di grazie a Dio. In particolare il vostro impegno al servizio delle persone più fragili ed emarginate in una società inquinata dalla cultura dello scarto»; «Voi state dando il vostro apporto con generosità».

Parole di apprezzamento alle Béatitudes anche per le «missioni occasionali, come quelle che svolgete in estate negli ambienti dove la gente va in vacanza»: «Questo impegno dimostra la vostra apertura alle esigenze dei giovani e la disponibilità a portare la Parola di Dio in ogni luogo e circostanza». E poi i raduni internazionali, «occasioni importanti di rinnovamento spirituale per tutti i partecipanti» che «offrono l’opportunità di condividere esperienze con cristiani di tutto il mondo».

E ancora: Francesco cita con entusiasmo i pellegrinaggi in Terra Santa e in altri luoghi della fede, l’impegno nella vita consacrata, «il servizio che offrite alla Chiesa e al mondo», la spiritualità di contemplazione, preghiera e missione che «dà un valido contributo al dialogo interreligioso, alla promozione della pace e alla difesa dei diritti umani, e la vostra testimonianza è fonte di ispirazione per molti».

Un peana senza ombre, dunque, anche quando tocca la vita comunitaria, nella quale, dice Francesco, «incarnate il dono dell’amore fraterno, che è alla base del nostro essere cristiani, e ricordate che non siamo chiamati a stare soli, ma a camminare insieme, aiutandoci a vicenda nella fede e nell’amore di Dio».

Nessun problema, nessuna ombra, dunque, per Francesco, che conclude il suo messaggio con un invito «ad andare avanti e a perseverare nella vostra missione con zelo e senza timore, a testimoniare la fede con gioia e speranza, e a rimanere sempre aperti e docili alla guida dello Spirito Santo» e a «mantenere l’impegno per la formazione delle giovani generazioni e per il dialogo interreligioso, in particolare con i nostri fratelli e sorelle musulmani». Un solo accenno alla crisi sarebbe presente nel discorso a braccio del papa, riferito dal corrispondente di La Croix a Roma Loup Besmond de Senneville su Twitter: «Non lasciatevi fermare dalle prove».

Una storia senza pace

Ma il papa non è al corrente della tormentatissima storia della comunità? Creata in Francia nel 1973 con il nome iniziale di comunità "del Leone di Giuda e dell'Agnello Immolato" (fino al 1991), a significare il ponte tra Antico e Nuovo Testamento, da Gérard Croissant (noto come Ephraïm, segnato dalle “terapie di guarigione” e dalle pratiche neopentecostali nordamericane), essa è contraddistinta da una mescolanza di diverse influenze religiose e stati di vita: preti, religiosi, laici e famiglie vivono insieme in "case" sotto la guida di "pastori", che sono anche guida spirituale.

Negli anni '80 e '90 il successo della Comunità è strepitoso sia in Francia che all'estero: il movimento è presente, nei primi anni 2000, in una trentina di Paesi e conta 27 fondazioni in Francia. Offre il volto di una Chiesa rinnovata capace di attrarre giovani e suscitare vocazioni. Da un punto di vista canonico è dichiarata "pia unione" nel 1985, poi nel 1991 "associazione privata di laici di diritto diocesano", e nel 2002, "associazione di laici di diritto pontificio" ma "ad experimentum". Nonostante l'emergere dei primi casi di abusi, le Béatitudes chiedono addirittura il riconoscimento al Dipartimento dei Culti del Ministero dell'Interno francese per diventare una “congregazione”, al fine di ottenere il sostegno istituzionale.

Ma il peso degli scandali si fa troppo gravoso. Nel 2005 arriva ai vescovi francesi un rapporto confidenziale sulla confusione tra psicologia e spiritualità dove si cita la Comunità. Nel 2006, il Miviludes, l'organismo interministeriale contro le aberrazioni settarie, nel suo rapporto annuale accoglie le denunce di ex membri; molti documenti arrivano dalle associazioni di sostegno alle vittime. Si parla di plagio, abuso di potere e disgregazioni familiari; pratiche psico-spirituali discutibili, omofobia e terapie di conversione per le persone omosessuali, confusione tra i differenti stati di vita, problemi di governo e gravi delitti commessi da alcuni suoi componenti. Les Béatitudes sono continuamente sui media; alcuni documentari televisivi parlano di una "setta alle porte del Vaticano" (v. Adista Notizie n. 29/07).

Un periodo buio per le Beatitudini, che non riescono più ad arginare lo scandalo. Nel 2007 la Santa Sede fissa l’obbligo di rifondazione dando direttive precise e, di fronte «alle divisioni interne provocate da questo processo» e «da alcune reticenze a entrare nello spirito delle direttive romane», nel 2010 nomina p. Donneaud commissario pontificio, con il compito di portare a termine la ristrutturazione. Un processo che, prosegue il comunicato, ha portato nel 2011 all’approvazione di nuovi statuti e alla sua rifondazione come Associazione pubblica di fedeli di diritto diocesano. Ephraïm e altri ex membri (Pierre-Etienne Albert, che ha ammesso abusi su 60 bambini in vent'anni e Philippe Madre, successore di Ephraim), sono stati espulsi dalla comunità e dimessi dallo stato clericale.

15 anni di riforme... inutili

Tutto risolto? Non proprio. In tempi più recenti, tutto torna a galla: nel 2020 il Vaticano ha accordato lo status di “famiglia ecclesiale di vita consacrata” di diritto diocesano: i loro statuti sono stati convalidati, la missione chiarita e così il governo. Ma a gennaio 2023, un'inchiesta pubblicata da La Croix Hebdo (12/1) dettaglia le accuse di violenza sessuale contro due preti: il primo è Marie-Bernard d'Alès (alias Henri Suso), incardinato nella diocesi di Albi, fino a poco tempo prima attivo nella diocesi di Toulon, giudicato colpevole, nel 2012, «di reato di abuso sessuale continuato senza violenza» in un processo canonico, con obbligo di cinque anni di assistenza psicologica e psichiatrica e il divieto di contatto con giovani sotto i 25 anni per 10 anni. Il secondo è Martin Silva, alias Dominique Savio, l'attuale “numero due” della comunità: due inchieste della Procura di Epinal nel 2002 e nel 2010 rivelano che ha confessato gli atti di contatto sessuale di almeno due adolescenti di cui era responsabile e che la Procura ha archiviato il caso perché caduto in prescrizione. Nel 2015 viene eletto, come se nulla fosse, assistente generale della comunità.

Oggi, dopo 50 anni, le Béatitudes si ritrovano con solo la metà dei membri. A fronte di un probabilmente sincero tentativo di riformarsi, il passato, mai realmente affrontato, continua a tornare, ma a differenza di altre comunità, le Béatitudes non hanno mai riconosciuto la loro colpa come istituzione. «Che credito va dato alle presunte riforme in corso di una comunità gravemente compromessa nel passato, che ha vissuto tanti abbandoni in seguito a questi scandali, e rifiuta oggi il processo di riconoscimento/riparazione avviato da Corref (Conferenza religiose e religiosi di Francia, ndr) in quanto non aderisce a tale organismo?», chiedeva il giornalista cattolico francese René Poujol, ipotizzando la chiusura della comunità (v. Adista Documenti n. 4/23).

Benedire le Béatitudes? È uno scandalo

Il fatto che il papa abbia incontrato la delegazione senza il benché minimo riferimento al vissuto altamente problematico della comunità ha suscitato indignazione presso chi ne conosce più da vicino la storia. «È uno scandalo assoluto», ha affermato un addetto ai lavori, «scioccato», che preferisce restare anonimo in una lettera inviata alla Santa Sede. «Questa Comunità è una delle più corrotte nella Santa Chiesa. Ancora oggi, il numero due, p. Dominique Savio alias Silva è sotto inchiesta della polizia francese per abusi su ragazzi nel piccolo seminario Agnès de Langeac a Autrey. Conosco bene una delle vittime. Come può il Santo Padre dare la sua benedizione a questa associazione?». «Quando chi è incaricato di guidare gli altri non vede più chiaro, è un dovere dire: “No, Santo Padre, non può benedirla senza coprire allo stesso tempo le loro azioni criminali come un mafioso. Lei deve saperlo. Fanno bella figura davanti al papa e ai vescovi, ma vivono nella menzogna che il loro fondatore Ephraïm, alias Gérard Croissant, ha insegnato loro». «Questa Comunità non è una comunità cattolica, ma una setta».

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