
Dopo la strage nella chiesa di Komanda i vescovi chiedono giustizia
Il 28 luglio scorso, il giorno dopo la brutale aggressione jihadista in una parrocchia della località di Komanda (Repubblica Democratica del Congo, provincia orientale dell’Ituri), nella quale sono morti una quarantina di fedeli riuniti in una chiesa per celebrare una veglia di preghiera (v. Adista online), anche la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ha preso ferma posizione, con una Dichiarazione che punta il dito contro le violenze ma anche contro l'assenza dello Stato nelle province orientali della RDC.
«È con grande costernazione – si legge nella dichiarazione firmata dal presidente dei vescovi mons. Fulgence Muteba Mugalu (arcivescovo di Lubumbashi) – che abbiamo ricevuto la triste notizia dell'atroce massacro perpetrato a Komanda, nella diocesi di Bunia, nell'Ituri, nella notte tra sabato 26 e domenica 27 luglio 2025, contro fedeli cattolici mentre pregavano nella loro sala parrocchiale. Questa tragedia giunge una settimana dopo la profanazione della chiesa parrocchiale di Lopa, nella stessa diocesi».
Nella Dichiarazione, la Cenco esprime «vicinanza spirituale» alle vittime innocenti della parrocchia e alle loro famiglie e «vicinanza emotiva e concreta» a mons. Dieudonné Uringi (vescovo di Bunia). Condanna poi «quest'ultimo spregevole massacro di innocenti» con «indignazione ancora più grande», perché la provincia orientale dell’Ituri resta da anni sotto l’assedio di tre eserciti: le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), le Forze di Difesa Popolare dell'Uganda (UPDF) e, da decenni, la Missione ONU di Stabilizzazione della RDC (MONUSCO). Nonostante questo, «paradossalmente», spiegano ancora i vescovi congolesi, «in queste province assistiamo continuamente a massacri e rapimenti di esseri umani. (…). È sorprendente che, dopo così tanti anni di uccisioni gravissime, le autorità di sicurezza competenti non riescano ancora a identificare con certezza gli aggressori. Non è stata offerta alcuna spiegazione plausibile, in grado di rassicurare la popolazione». In molti puntano il dito contro gli islamisti dell'ADF, «un'organizzazione terroristica che si colloca nella nebulosa rete di gruppi armati che flagellano la parte orientale del nostro Paese».
I vescovi chiedono dunque al governo del Paese di esercitare sovranità nelle province orientali, in mano a bande criminali. Chiedono inoltre «di condurre un'indagine approfondita ed efficace sulla tragedia umana avvenuta a Komanda e di fare giustizia», affinché il popolo cristiano delle zone colpite dalla violenza «non ceda al panico».
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