
Attivista palestinese ucciso da colono israeliano. Mediterranea: «Italia ed Europa impongano sanzioni a chi viola i diritti umani»
ROMA-ADISTA. Nella serata di ieri Awda Hathaleen, 31 anni, attivista palestinese e residente del villaggio di Umm al Khair (Masafer Yatta, sud della Cisgiordania), è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da Yinon Levy, un colono israeliano noto per il suo coinvolgimento in aggressioni contro civili palestinesi e noto anche agli attivisti di Mediterranea Saving Humans presenti nella regione da inizio anno come osservatori internazionali con il progetto "Mediterranea with Palestine".
Levy era stato oggetto di sanzioni da parte degli Stati Uniti prima che fossero ritirate dalla presidenza Trump, ed è tuttora soggetto a sanzioni da parte del Regno Unito, della Francia, del Canada e di diversi altri Paesi per atti di violenza e intimidazione contro civili palestinesi. Tuttavia, l’amministrazione Trump ha deciso di revocare le sanzioni statunitensi nei suoi confronti nonostante le prove ampiamente documentate delle sue azioni.
L’omicidio è avvenuto durante un violento attacco al villaggio di Umm al Khair da parte dei coloni israeliani. Yinon Levy è stato filmato mentre apriva il fuoco sulla popolazione palestinese, causando la morte di Hathaleen. Dopo l’omicidio, l’esercito, presente sulla scena, ha protetto il colono. Secondo diverse testimonianze, i militari avrebbero inveito contro i presenti, dicendo di essere dispiaciuti di non aver sparato loro a Hathaleen. La tensione era iniziata qualche ora prima, quando i coloni avevano iniziato a lavorare i campi palestinesi, manomettendo il sistema idrico e quello elettrico del villaggio di Umm Al Khair, utilizzando anche alcune ruspe. A seguito dell'incidente, le forze militari israeliane hanno invaso il villaggio, arrestando almeno sette palestinesi e due cittadini stranieri, uno americano e uno italiano. Al momento non risultano arresti di coloni israeliani. In questo come in molti altri casi di violenze simili nei Territori palestinesi occupati, dei colpevoli si conoscono nome e cognome, ma restano completamente impuniti grazie alla complicità del Governo israeliano, che legittima e alimenta il processo di pulizia etnica in corso da decenni in Masafer Yatta.
«L’assassinio di Awda per mano di un colono israeliano è il risultato diretto del clima di totale impunità in cui agiscono le forze di Occupazione in Palestina - spiega Elisa Caneve, coordinatrice dei progetti di Mediterranea Saving Humans in Palestina -. Il villaggio di Awda, Umm al Khair, come i tanti villaggi in cui siamo presenti in Masafer Yatta, vivono un'opera di pulizia etnica quotidiana e sistemica che si perpetra non solo attraverso gli atti dei coloni violenti, ma anche attraverso sgomberi, demolizioni e arresti arbitrari. Dal nostro primo rapporto semestrale sulle violenze contro la popolazione civile in Masafer Yatta, abbiamo registrato 836 violazioni dei diritti umani in appena 129 giorni. Il villaggio di Umm al Khair è tra i villaggi più colpiti dalle violenze dei coloni e dell'esercito israeliano, come hanno potuto certificare i nostri attivisti presenti nella regione dall'inizio dell'anno».
«Awda era il punto di riferimento per la sua comunità, era un instancabile attivista e coordinava la presenza di noi attivisti internazionali che sosteniamo la comunità palestinese nella pratica del Sumud, la resistenza nonviolenta, attuata rimanendo sulla propria terra, coltivandola e amandola nonostante le difficoltà e minacce quotidiane. Awda era padre di 3 bambini ai quali tutta la Masafer Yatta ricorderà il suo impegno e il suo e nostro sogno: la fine dell’occupazione» prosegue la coordinatrice.
«Ieri le forze di occupazione chiamate sul posto -continua Caneve- hanno arrestato due attivisti internazionali presenti sulla scena e sette abitanti del villaggio. La volontà è impedire a noi di avere un occhio di monitoraggio e testimonianza di quanto accade e, in ogni caso, alcun provvedimento contro nessuno dei coloni violenti che avevano attaccato il villaggio è stato preso - conclude Caneve -. Chiediamo che il governo italiano e l’Unione Europea impongano sanzioni allo Stato d'Israele per questi continui crimini che restano impuniti. Yinon Levy è solo l’ultimo degli impuniti in ordine cronologico, dal nostro rapporto emergono responsabilità precise sui crimini commessi, che stiamo mettendo a disposizione della giustizia internazionale e delle autorità italiane».
Awda Hathaleen - foto Mediterranea Saving Hiumans
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