
Missione Mediterranea-Migrantes: messi in salvo 182 naufraghi in 24 ore
TRAPANI-ADISTA. Non appena la nave Mare Jonio, affiancata dalla barca a vela della Fondazione Migrantes, ha superato l’isola di Lampedusa, è stata raggiunta da numerose segnalazioni di imbarcazioni in pericolo provenienti, in fuga, dalla Libia e dalla Tunisia.
In particolare, grazie ai sorvoli dell’aereo civile di osservazione Colibrì di Pilotes volontaires, la nave di Mediterranea Saving Humans è stata in grado di trovare e intercettare una barca in legno che stava per affondare con 67 persone a bordo, tra cui sedici donne e una quindicina di bambini piccoli. L’equipaggio ha raggiunto la barca in pericolo nel corridoio tra Tunisia e Lampedusa, a circa 25 miglia nautiche dall’isola pelagica, iniziando subito a distribuire i giubbotti di salvataggio, stabilizzando il natante e mettendo in sicurezza la barca. Pochi minuti dopo la comunicazione partita dalla Mare Jonio, è sopraggiunta sulla scena una motovedetta Sar della Guardia costiera, che ha provveduto al recupero delle persone in difficoltà e le ha poi sbarcate a Lampedusa.
Mare Jonio, insieme alla barca a vela d’appoggio della Migrantes, ha così potuto proseguire la sua navigazione verso sud pattugliando le acque del Mediterraneo centrale e verificando le numerose segnalazioni di Alarm phone e degli aerei civili, così come le posizioni di natanti in difficoltà indicate via radio da pescatori tunisini e siciliani. Nella notte tra sabato e domenica ha dovuto perciò realizzare il suo secondo intervento di soccorso, dopo aver individuato nel buio un gommone sovraccarico di persone che si trovava alla deriva, con i tubolari già sgonfi e a imminente rischio di naufragio in acque internazionali oltre 30 miglia a sud di Lampedusa. Venivano così evacuate verso la Mare Jonio, 50 persone, tra cui due donne e 43 minori non accompagnati, in maggioranza cittadini di nazionalità etiope ma anche provenienti dal Sudan. Il gommone risultava partito quattro giorni prima da Abu Kammash e la lunga permanenza in mare aveva debilitato le persone, molte delle quali presentavano sintomi di grave disidratazione. Poco dopo la conclusione delle operazioni di soccorso a bordo della nave di Mediterranea – intorno alle 2.40 -, interveniva una motovedetta della Guardia costiera che trasferiva i naufraghi dalla Mare Jonio per sbarcare anch’essi rapidamente a Lampedusa.
A questo punto la Mare Jonio e la barca appoggio riprendevano la navigazione verso sud dirette alle ultime posizioni conosciute di due casi di distress segnalato da Alarm phone: intorno alle 6.10, con le prime luci dell’alba di domenica 25, il ponte di comando della nave individuava a quasi 40 miglia a sud di Lampedusa, un'imbarcazione in vetroresina pericolosamente sbandata, a rischio di prossimo affondamento. A bordo si trovavano 65 persone, tra cui 5 minori non accompagnati, di cittadinanza siriana, pakistana e bengalese, che venivano soccorse dal rescue team di Mediterranesa nella terza operazione di questa Missione 18. Una volta imbarcate in sicurezza sulla Mare Jonio e prestate le prime cure dal team medico-sanitario, risultavano evidenti i segni, per la maggior parte di esse, delle violenze subite durante la permanenza in Libia.
Nonostante tutti e tre gli interventi di soccorso siano avvenuti in zona Sar di competenza maltese, le stesse autorità di Malta informate non siano state mai raggiungibili e non abbiano mai offerto la loro assistenza in questi casi. Mare Jonio si è perciò sempre coordinata con il proprio Centro del soccorso marittimo di bandiera di Roma, che per le ultime 65 persone soccorse ha assegnato il porto di Pozzallo come “luogo sicuro di sbarco” dove l’arrivo della nave di Mediterranea è previsto nelle prime ore della giornata di oggi 26 agosto.
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