
Più forte ti scriverò. Caro Ernesto Buonaiuti...
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 36 del 19/10/2024
Caro Ernesto Buonaiuti, avrei voluto scriverle quando era nel cuore della tempesta, emarginato, umiliato. Immagino che l’avrei fatto, per la sintonia e l’ammirazione che ho sempre provato per lei. Però uno dei nostri difetti, di umani, di cattolici ancora di più, è non fare le cose quando andrebbero fatte. Aspettare. Dire dopo che le cose sono avvenute. Per “prudenza”. Un modo per nascondere il coraggio che non si ha.
Se le scrivo oggi, è perché il suo “caso” non è stato ancora chiuso. E lei una lettera l’aspetta ancora. Un gruppo di donne e uomini, tra cui teologhe e teologi, ha scritto un appello per la sua riabilitazione post-mortem. Tra loro c’erano Giovanni Franzoni e Vittorio Bellavite. Però finora la Chiesa cattolica un gesto di riabilitazione non l’ha fatto. Non lo è certo la messa celebrata dal card. Zuppi quasi di nascosto, lo scorso giugno, nella cripta del duomo di Bologna.
Qualcosa è cambiato nell’aria. Non abbastanza, però.
La Chiesa istituzionale chiede scusa dopo secoli, come per Galileo. Per don Milani e Mazzolari, sono “bastati” 50 anni. Franzoni poteva essere riabilitato in vita: era uno dei pochi padri conciliari viventi. Ma la lettera non l’ha mai ricevuta.
Ognuno ha vissuto la propria emarginazione, la propria umiliazione. Ad esempio Maria di Campello, legata a lei da amicizia e passione per il Vangelo, che aveva una visione troppo grande per una Chiesa troppo miope. Forse però, tra tutti, è stato lei a ricevere l’attacco più violento e scandaloso. Scomunicato expresse vitando: chi entrava in contatto con lei incorreva a sua volta nella scomunica. Lei era per la Chiesa un “lebbroso” che infestava. Per questo chiederle perdono è diventato urgente, non più rimandabile. Scrive lei stesso della violenza che aveva subito: «Ora il bando pendente sul mio capo era completo. La sacra romana inquisizione di Pio XI, il pontefice concordatario, mi aveva violentemente espulso dall’organismo ecclesiastico. L’Università di Mussolini mi cacciava via dall’aula del mio insegnamento, che era anch’essa parte del mio sacerdozio». Licenziato per non aver giurato come insegnante fedeltà al fascismo. Siete stati in tutta Italia solo 12 a farlo. Scomunicato nel modo più violento, rimasto senza stipendio, senza pensione… (l’articolo 5 dei Patti Lateranensi era stato confezionato apposta per lei).
Di fronte a questo lei scrive: «Provvidenzialmente la libertà della mia anima sarebbe stata infinita e sconfinata».
Perché, Buonaiuti, non viene riabilitato ora? Il sospetto è che lei, come storico della Chiesa e teologo, avendo evidenziato di fatto l’infedeltà del sistema al Vangelo, metterebbe in crisi ancora la Chiesa di oggi. Metterebbe in questione il suo potere, la sua organizzazione, la sua casta sacerdotale e celibataria, la sua impostazione patriarcale.
La Chiesa, non vuole riabilitare un uomo, un teologo, “modernista” come lei (Pio X aveva dichiarato che «il modernismo è l’origine di tutti i mali») perché ancora oggi la Chiesa rimane per certi aspetti “anti-modernista”. Una Chiesa che oggi non riconosce al proprio interno l’uguaglianza tra donne e uomini, rimane anti-modernista; una Chiesa che di fronte agli abusi di potere, sessuali e spirituali, non cambia impostazioni e strutture educative, non riconosce nei fatti e non solo a parole, le ferite, i diritti e i risarcimenti alle vittime, rimane anti-modernista. Una Chiesa che possiede un esercito proprio, seppur piccolo, con divise e armi, rimane anti-modernista… Potremmo pensare che la Chiesa, Buonaiuti, non vuole riabilitarla, perché sarebbe costretta a cambiare? Mi ha impressionato che lei sia morto il sabato santo del 1946. Il giorno in cui si trattiene il fiato davanti a un morto chiuso nella tomba, ucciso dal potere e dall'ipocrisia. Sulla soglia del mattino di risurrezione. Sembra una sorpresa, uno “scacco matto” divino. Una incontestabile “riabilitazione” del cielo”…
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
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