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Ordinazioni femminili a Roma. Obbedienti allo Spirito, disobbedienti a una legge discriminatoria

Ordinazioni femminili a Roma. Obbedienti allo Spirito, disobbedienti a una legge discriminatoria

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 26/10/2024

42016 ROMA-ADISTA. Un «sacro scossone», un atto di disobbedienza «a una legge canonica ingiusta e creata dall'uomo che discrimina le donne» ma in obbedienza profetica allo Spirito: a poche centinaia di metri in linea d'aria dal Vaticano – dove si sta svolgendo il Sinodo dei vescovi, dal quale pare ragionevole non aspettarsi alcun passo avanti sul ruolo delle donne nella Chiesa – più di sessanta persone, tra cui giornalisti di diversi Paesi, hanno assistito e paretecipato all'ordinazione diaconale e presbiterale di alcune donne cattoliche appartenenti alla Association of Roman Catholic Women Priests. Il 17 ottobre, su un barcone all'àncora sul Tevere, la vescova Bridget Mary Meehan ha infatti ordinato prete Belen Repiso Carrillo dalla Spagna, le statunitensi Anne Malloy La Tour e Mary Katherine Daniels e tre diacone, Loan Rocher dalla Francia e le spagnole Maria Teresa Ribeiro Rosa e Txus Garcia Pascual, delle quali due transessuali, in una liturgia gioiosa, durata oltre due ore, nella quale l'assemblea ha avuto un ruolo fortemente attivo e in cui le candidate sono state presentate una per una in modo affettuoso e personale. 

L'evento non è certo il primo del genere e si è svolto nella riservatezza, alla presenza delle sole persone accreditate, per evitare possibili disordini. Il suo significato è la promozione dell'uguaglianza di genere nel ministero ordinato, in una Chiesa cattolica che non concede il ministero ordinato alle donne e anzi punisce con la scomunica latae sententiae, cioè automatica, «sia colui che ha attentato il conferimento del sacro ordine ad una donna, sia la donna che ha attentato la recezione del sacro ordine» (art. 1024 del Canone di Diritto canonico; si veda anche n. 1379,3).

Nell'omelia, la vescova ha sottolineato come le donne, di fatto, abbiano sempre svolto, nella Chiesa, il ruolo di diacone. Ponendo particolare enfasi sul ruolo di Maria Maddalena, prima apostola donna inviata a proclamare la buona novella della resurrezione di Gesù, la vescova ha fatto appello affinché le donne siano ammesse al sacerdozio e al diaconato: «Siamo pronte!», ha detto alla fine dell'omelia tra gli applausi.

Una storia lunga più di vent'anni

Facciamo un passo indietro, perché questo movimento ha una lunga storia, che comincia il 29 giugno 2002 su un altro fiume, il Danubio, nella città tedesca di Passau, quando le prime sette donne furono ordinate dal vescovo argentino Romulo Antonio Braschi, fondatore della "Chiesa cattolica apostolica carismatica di Gesù Re". Per il Vaticano si trattava di una ordinazione invalida e nulla, di una “simulazione di sacramento". Secondo quanto riferiva all'epoca il National Catholic Reporter, il vescovo Braschi affermava di essere stato consacrato vescovo due volte: la prima, nel 1998, dal vescovo argentino Roberto Padin, della Chiesa cattolica apostolica del Brasile, e la seconda, nel 1999, da Jeronimo Podestá, figura canonicamente legittima nella vicenda, dal 1962 al 1967 vescovo della diocesi di Avellaneda in Argentina, rimosso poi dal suo incarico per essersi sposato, e morto nel 2000. Questa seconda consacrazione, della quale esisterebbe un attestato, ponendo Braschi all'interno della successione apostolica, renderebbe giuridicamente valide – benché illecite, ai senso del Diritto canonico, in quanto le donne non possono essere ordinate – le ordinazioni da lui celebrate. Braschi non era comunque il solo "vescovo", in quella ordinazione del 2002: accanto a lui c'era l'ex monaco benedettino Ferdinand Regelsberger, consacrato a sua volta vescovo da Braschi stesso il mese prima. Pare che ci fosse anche un terzo vescovo, probabilmente un vescovo ceco, forse consacrato nel contesto della Chiesa clandestina cecoslovacca all'epoca della persecuzione della Chiesa cattolica da parte del regime comunista, rimasto anonimo per proteggere la sua identità. Protagonista a sua volta di ordinazioni femminili clandestine, le sette donne – che non ne hanno mai rivelato l'identità – gli avrebbero chiesto una seconda ordinazione, qualora la prima non fosse stata considerata valida. Racconta la vescova nell'omelia: «C'è una storia non confermata secondo cui il vescovo X, un vescovo cattolico romano in successione apostolica, che stava viaggiando per questa ordinazione fu rinchiuso in un monastero. Gli furono prese le chiavi della macchina e non arrivò in tempo. Tuttavia, il 19 maggio 2003, il vescovo X ordinò Christine Mayr-Lumetzberger e Gisela Forster come le nostre prime donne vescovo cattoliche romane». Analoghe ordinazioni, sempre celebrate su un fiume, si sono succedute negli anni successivi: nel 2005 a Lione su una barca sulle rive della Saône; lo stesso anno, sul fiume San Lorenzo in Canada.

All'epoca della prima ordinazione, condanne e critiche non erano venute solo dagli ambienti della Chiesa istituzionale. Una presa di distanza era stata espressa anche da movimenti come “Noi siamo Chiesa”, e da www.womenpriests.org, che si batte proprio per il sacerdozio femminile. La lotta per avere donne-prete, avevano detto, deve nascere nella corrente maggioritaria cattolica.

Non c'è uguaglianza nella Chiesa

Oggi, queste differenze sembrano lontane, e questa lotta per una parità di diritti delle donne nella Chiesa, anche sul piano del ministero ordinato, è diventata comune. We are Church International, presente con una delegazione in questi giorni di assemblea sinodale, in occasione dell'Angelus del 13 ottobre in piazza san Pietro ha esposto uno striscione con la scritta “Uguaglianza. Per donne, laici, Lgbt+, persone sposate, tutti”. Nel giro di pochi minuti, il gruppo è stato circondato dalla polizia, che ha ordinato di rimuovere lo striscione e ha trattenuto per ore sette membri del gruppo, in manette, con la richiesta di cancellare tutte le fotografie scattate.

«Siamo venuti a Roma per ordinare diaconi e sacerdoti e promuovere l'uguaglianza di genere nel ministero ordinato in una Chiesa per tutti», ha esordito la vescova nell'omelia; «Siamo venuti a Roma per condividere la buona notizia che le donne cattoliche stanno ora servendo come diaconi e sacerdoti in comunità inclusive di pari che stanno allargando la tenda della Chiesa in tutto il mondo. Siamo venuti a Roma per impegnarci in una "conversazione nello Spirito" con papa Francesco e i delegati sinodali. Chiediamo che papa Francesco rimuova tutte le barriere che scomunicano coloro che rispondono alla chiamata dello Spirito all'ordinazione». «Il 24 aprile, papa Francesco ha respinto la possibilità di ordinare donne diacono in un'intervista con la CBS su "60 Minutes". Quando gli è stato chiesto se una bambina avrebbe mai potuto avere l'opportunità di essere diacona, ha detto "no", spiegando che “Se si tratta di diacone con l’Ordine sacro, no”. (…) La mia risposta, se una bambina mi chiedesse se – in futuro – potrebbe diventare diacono, sarebbe: Sì, vieni e vedi!».

Nell'aprile 1976, ha proseguito Meehan, la Pontificia Commissione Biblica «concluse all'unanimità che non si può sostenere alcuna valida argomentazione contro l'ordinazione delle donne basata sulla Scrittura. In altre parole, smettetela di dare la colpa a Gesù. Non ha ordinato nessuno, uomo o donna, durante l'ultima Cena! Gli studiosi delle Scritture ci ricordano che gli autori dei Vangeli affermarono che le donne, molte donne, seguirono Gesù». La visione discriminatoria della Chiesa «contraddice la nostra fondamentale uguaglianza battesimale. In Cristo, “non c’è né maschio né femmina… tutti sono uno in Cristo Gesù» (Galati 3,27-28). È giunto il momento di adempiere quanto scritto in 1 Corinzi 12:13: “Mediante il loro battesimo in Cristo, donne e uomini ricevono in egual misura i doni dello Spirito”. Il momento del cambiamento è adesso!».

L'omelia è stata contraddistinta da un costante riferimento alle Scritture e alle figure diaconali femminili del Nuovo Testamento, nelle comunità cristiane in cui i doni delle donne venivano affermati in una varietà di ruoli di leadership. «Rivendichiamo la nostra pari autorità spirituale nell'ordinare le donne al ministero pubblico nella successione apostolica»; una successione apostolica che, «per una questione di giustizia e fedeltà al Vangelo, credo che comprenda gli apostoli Maria Maddalena e Giunia e tutte le donne sante che hanno servito la Chiesa nel corso della storia».

La storia delle donne ordinate prete continua

Da quel giorno del 2002 sul Danubio, sono state consacrate vescove 18 donne che a loro volta hanno ordinato circa 300 donne sacerdote di 14 Paesi. «Come Gesù che chiamò i suoi primi discepoli a scendere dalla barca da pesca per seguirlo nel proclamare l'amore di Dio per tutti, le donne cattoliche e le persone appartenenti a generi emarginati stanno oggi seguendo la chiamata di Gesù per servire comunità di fede rinnovate, ancorate all'inclusività e all'uguaglianza», ha detto Bridget Mary Meehan. Lei, statunitense di origine irlandese, è vescova dal 2009.

Naturalmente le candidate al ministero seguono una preparazione offerta attraverso corsi di preparazione. Ma in quanto «nuovo paradigma del ministero sacerdotale», «non possiamo mettere vino nuovo in otri vecchi», e dunque la preparazione, sulla scia del teologo Matthew Fox, opera uno spostamento «dalle fabbriche di conoscenza alle scuole di saggezza. Crediamo che lo Spirito di Dio parli attraverso il popolo di Dio. Come compagni di viaggio co-creatori, condividiamo la saggezza di Dio nei nostri testi sacri, teologie, pratiche sacre, celebrazioni sacramentali ed esperienze vissute», si legge anche sul sito dell'Associazione. I corsi «integrano la coscienza evolutiva della nuova cosmologia con la comunità di empowerment presentata nelle teologie femminista, della liberazione, mujerista, womanista, evolutiva, mistica e sacramentale (teologie della benedizione) e hanno l'obiettivo di preparare le candidate a svolgere il ministero in una comunità di uguali che sia egualitaria, rafforzata, inclusiva, mistica e profetica», «lavoriamo per la giustizia e l'uguaglianza per tutti, specialmente per coloro che sono ai margini della nostra Chiesa».

«Dal 2002, il movimento internazionale delle donne prete cattoliche ha vissuto la propria vocazione in obbedienza profetica allo Spirito – si legge nel comunicato stampa diffuso per l'occasione – ordinando donne diacono, prete e vescovo (contra legem) per promuovere la piena parità di tutti coloro che sono chiamati ai ministeri ordinati. Le donne prete sono a servizio di comunità inclusive di pari in cui tutti, compresi i divorziati risposati e le persone Lgbtq+ sono invitati a ricevere i sacramenti». Presiedono le celebrazioni dell'Eucaristia, i matrimoni, i battesimi e le unzioni degli infermi nelle loro zone, comprese «le comunità online senza muri». Si occupano anche di «coloro che hanno sperimentato abusi fisici, emotivi e spirituali ed esclusione all'interno della Chiesa», viene spiegato. «Offriamo un modello rinnovato di ministero sacerdotale per accompagnare il popolo di Dio nel suo viaggio verso la pienezza dell'amore di Dio per tutti».

Ma per il movimento non si tratta solo di ordinare donne prete: c'è anche una «sfida alla cultura patriarcale oppressiva e la promozione della giustizia economica e sociale per le donne, i bambini e i generi emarginati in tutto il mondo. Crediamo che tutte le questioni di giustizia siano interconnesse e quindi sosteniamo tutte le iniziative per i diritti umani». In ottemperanza a quanto prescritto dal Concilio Vaticano II: «Ogni forma di discriminazione sociale o culturale nei diritti fondamentali della persona, fondata sul sesso, sulla razza, sul colore, sulle condizioni sociali, sulla lingua, sulla religione, deve essere repressa o sradicata, perché incompatibile con i disegni di Dio» (Gaudium et Spes 29).

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