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Niente di buono sulle politiche migratorie: presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2024

Niente di buono sulle politiche migratorie: presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2024

È stata presentata ieri, 29 ottobre, a Roma, nella consueta cornice del Nuovo Teatro Orione, la 34.ma edizione del Dossier Statistico Immigrazione, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con la rivista Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” e realizzato con il contributo dell’Otto per Mille della Tavola Valdese.

Di fronte a un quadro politico europeo e italiano in progressivo deterioramento, che continua ad esacerbare sempre più gli aspetti punitivi e repressivi delle politiche migratorie, trascurando senso di umanità e persino i diritti più basilari, la speranza di una «società più giusta e vivibile» resta in mano ai giovani. Ne è convinto il presidente IDOS Luca Di Sciullo, che proprio ai giovani dedica l’apertura dei lavori al Teatro Orione: «Il nostro compito è fornire loro quegli strumenti conoscitivi e culturali che possano permettergli di leggere nella maniera più corretta il loro tempo, in modo tale che siano protagonisti attivi e non passivi della loro vita». Anche il direttore di Confronti Claudio Paravati, chiamato a coordinare i lavori in sala, ha salutato con favore «la grande presenza di studenti di scuola superiore e universitari, perché ci permette di lavorare insieme a livello intergenerazionale».

Nel corso della presentazione, la moderatora della Tavola Valdese, Alessandra Trotta, ha ribadito che «la dimensione del credente è strettamente legata a quella del cittadino, e il Dossier racchiude in sé tutto quello che ci piacerebbe fosse un progetto finanziato dai fondi dell’Otto per Mille». La Chiesa valdese crede nel lavoro svolto, perché ritiene cruciale l’argomento immigrazione: «Su questo tema si giocano le diverse visioni di società. La società può essere infatti aperta o chiusa, solidale o competitiva, plurale o illusoriamente uniforme, democratica e fondata sui diritti umani e le libertà fondamentali oppure autoritaria, in sostanza può essere più eguale o vedere una crescita delle diseguaglianze, quindi più o meno felice».

A partire dall’analisi dell’antropologo francese René Girard, Luca Di Sciullo ha tentato di spiegare «le dinamiche che hanno mosso le politiche migratorie e gli atteggiamenti dominanti verso i migranti negli ultimi decenni sia in Italia che in Europa. Gli immigrati sono diventati infatti, da almeno trent’anni, il capro espiatorio di tutti i mali endemici del Paese, e i governanti di turno hanno concorso, chi con azioni, chi con omissioni a spogliarli di ogni più elementare diritto e tutela, per poi a ridurli a una condizione di inferiorità che ne ha fatto dei perfetti oggetti sacrificali».

Alla presentazione hanno preso la parola anche alcuni testimoni diretti della condizione dei migranti. Come Nawal Soufi, attivista impegnata sulla rotta balcanica a «monitorare la violenza» esercitata contro i migranti nelle zone di frontiera, nei campi profughi o nei centri di accoglienza, dove «gli esseri umani vengono letteralmente parcheggiati», imbottiti di psicofarmaci per tenerli mansueti, per evitare esplosioni di violenze o suicidi. «Sulla rotta balcanica – ha denunciato – si vivono molteplici situazioni di violenza, esercitata da guardie di frontiera ma anche da trafficanti che rapiscono minori e donne chiedendo poi un riscatto. «Le forze dell’ordine lasciano che i trafficanti portino avanti queste attività illegali e spesso i migranti non denunciano queste situazioni per timore di ripercussioni sulle loro famiglie. Cerco di essere positiva e di dare speranza ai migranti – ha concluso – ma so che la situazione è sempre più grave».

Che il quadro politico nazionale e internazionale sia peggiorato lo ha confermato anche Paolo De Nardis (presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”), puntando il dito contro il «dramma della normativa italiana e europea in cui c’è tanta crudeltà crescente. Quando parliamo delle nostre iperdemocratiche società occidentali abbiamo in mente l’idea di un individuo staccato dagli altri, detentore di una libertà assoluta. Ma l'individuo da solo non esiste, l'individuo è sempre un individuo sociale che esiste in una società, quindi è un individuo che si basa sulla libertà nel sociale e sulla coesistenza. Altrimenti non ci sarebbe società, ci sarebbe soltanto il sopruso e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo».

Ulteriori info al sito IDOS

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