Il card. O'Malley risponde alle accuse dell'ex vescovo peruviano: "Io non sono così"
Dei tre ecclesiastici di alto rango che il vescovo emerito di Ayaviri, monsignor Ray Schmalhausen, ha accusato di non aver voluto ascoltare le sue denunce (v. Adista Notizie n. 45/24) dei tanti abusi di Luis Fernando Figari, fondatore di Sodalitium Christianae Vitae (SCVcv), solo uno, il cardinale Seán Patrick O'Malley, il presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, ha risposto. Silenzio degli altri due, il segretario di Stato vaticano cardinal Pietro Parolin e monsignor José Rodríguez Carballo, all’epoca segretario della Congregazione per la Vita Religiosa, oggi arcivescovo coadiutore di Mérida-Badajoz. In particolare, Parolin «non ha risposto a una richiesta di commento da parte di Crux», il portale statunitense specializzato in informazione religiosa, che ha raccolto l’indignazione di O’Malley.
Per 11 anni appartenente al SCV e dimissionato dall’incarico episcopale di Ayaviri dal Vaticano, Ray Schmalhausen aveva fra l’altro raccontato su Religión Digital (18/12): Questo aveva detto,: «Ho denunciato Luis Fernando Figari per abuso sessuale all'inizio del 2013»: prima all’interno di Sodalizio, e non ha portato a nulla. (…). Nel 2015 e nel 2016 ho messo in guardia Roma sui gravi problemi della comunità in quanto tale; verbalmente e per iscritto. Ho incontrato il segretario di Stato Pietro Parolin: silenzio romano. Presentai personalmente la mia denuncia all'allora Congregazione per la Vita Religiosa, un altro sforzo vano. E voglio aggiungere che quest’ultima è stata accompagnata da una denigrazione, come poche altre, che ho subìto, da parte di José Rodríguez Carballo, il secondo in comando di detto dicastero. Un anno dopo, lui stesso mi ha chiesto di inviargli il mio reclamo via email. Non ha aiutato affatto. Ho messo in guardia anche il cardinale Sean O'Malley, capo della Commissione per la prevenzione degli abusi sui minori, con un lungo rapporto scritto: silenzio bostoniano. Ogni porta cui ho bussato è diventata per me, pur essendo vescovo della Chiesa, una porta chiusa e sigillata».
«Non sono quel tipo di persona», dice a proposito del "silenzio bostoniano" interrogato da Crux (22/12). «O'Malley – riferisce il portale – ha detto che i due hanno avuto una prima conversazione telefonica sull'SCV nel giugno 2017, e che Schmalhausen ha inviato il suo rapporto in seguito. Una volta ricevuto il rapporto, O'Malley ha detto di aver cercato di contattare nuovamente Schmalhausen per telefono, ma di non essere riuscito a raggiungerlo».
«Un resoconto degli eventi molto ingiusto», osserva ancora O’Malley, riguardo all’incontro che avrebbe avuto con Schmalhausen durante la visita papale del 2018 in Perù. Schmalhausen ricordava su Religión Digial «gli sguardi e i gesti evasivi al mio saluto da parte dei due cardinali Parolin e O'Malley, parte del seguito papale. L'indifferenza e la freddezza erano assolute».
Sostiene il presidente della Tutela di Minori vaticana di non ricordare di aver incontrato Schmalhausen durante quella visita papale, che ha descritto come «un momento particolarmente difficile per me», poiché coincideva con lo scoppio degli scandali sugli abusi della Chiesa in Cile e lo stesso cardinale «veniva criticato per le sue critiche ai commenti papali che avevano causato dolore alle vittime». «All'epoca – riferisce O’Malley – si pensava che gli scandali della SCV fossero sotto controllo, poiché era stato nominato un commissario ed erano state istituite commissioni d'inchiesta», ricorda O'Malley. «Vorrei che mi avesse avvicinato e chiesto di parlare, ne sarei stato felice». «Sono sicuro che non lo avrei mai ignorato... Non sono quel tipo di persona».
*Foto di dominio pubblico tratta da Flickr
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