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L'acqua che non c'è: la crisi idrica in Italia

L'acqua che non c'è: la crisi idrica in Italia

Notizie sconfortanti per l’Italia sul versante acqua: l’“oro blu”, bene che per eccesso di antropizzazione scarseggia fin a essere causa di guerre nel mondo, è in forte crisi nel nostro Paese: “Tra clima estremo e infrastrutture inefficienti l’Italia rischia una crisi idrica sempre più grave” titola futuranetwork.eu (11/3), in un articolo che attinge ai dati contenuti nel Rapporto ASvIS 2024 Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile .

I casi di emergenza idrica non sono episodi isolati, ma segnali di problemi strutturali aggravati dal cambiamento climatico, perché «l’Italia, per le sue caratteristiche climatiche, è tra le aree del mondo maggiormente esposte al rischio di siccità», tanto più che «gli interventi di manutenzione sono ostacolati da una governance non coordinata».

Secondo il Rapporto ASviS 2024 – segnala il sito Futura – «tra il 2016 e il 2020 il 41,6% del territorio italiano ha vissuto almeno un mese di siccità estrema con gravi conseguenze, tra cui la riduzione della disponibilità di acqua potabile, un calo della produttività agricola e un aumento dei rischi di incendi. I dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), riportati anche nel Rapporto Territori 2024 dell’ASviS, mostrano un aumento nella frequenza degli episodi di siccità estrema: dagli anni ’50 ad oggi sono stati cinque i casi di siccità estrema che hanno caratterizzato oltre il 20% del territorio italiano, quattro dei quali negli ultimi vent’anni (nel 2002, 2012, 2017 e 2022)».

Allo stesso tempo, continua a diminuire «la disponibilità naturale di risorsa idrica rinnovabile, ovvero la quantità di acqua disponibile negli ecosistemi e per i diversi usi, al netto della perdita per evapotraspirazione»: «Nel 2023 si è ridotta del 16% rispetto al trentennio climatologico 1991-2020, un dato che riflette il crescente impatto del cambiamento climatico». E per il futuro niente di buono in vista: «l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni porteranno a un’ulteriore contrazione delle risorse idriche. Come evidenziato da un documento elaborato dal Gruppo degli Enti meteo nazionali, la riduzione potrebbe essere del 10% nel 2030, anche con un approccio di mitigazione. Senza interventi per ridurre le emissioni, il calo può raggiungere il 40% entro il 2100 (con picchi del 90% nel Sud Italia)».

A questo link l’articolo completo di futuranetwork.eu

 

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