
E questo è solo l’inizio
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 11 del 22/03/2025
Pensavo di essere cinico. E invece scopro di non esserlo abbastanza. Non abbastanza per prevedere o per capire subito le mosse della nuova amministrazione. È difficile accettare che l’abbandono di qualsiasi norma etica a favore della legge dell’interesse, anziché essere almeno nascosto da una retorica che lo giustifichi, sia invece apertamente sbandierato senza pudore. Perché già lo sapevamo che la politica estera e interna non si fa con le Ave Marie (rubo la frase a Marcinkus, l’antico monsignor banchiere vaticano), anche se alcuni politici, da Biden a Salvini, girano o giravano col rosario in mano.
L’Ucraina, noi occidentali l’abbiamo risuscitata come nostro avamposto per creare una barriera all’imperialismo russo postsovietico.
Come si fece nel dopoguerra con lo stato d’Israele, sfruttando magari il sionismo religioso più folle che, siccome nella Bibbia Dio promette la terra “santa” a Israele, si aspetta in Palestina una terra per gli ebrei. E così abbiamo anche pensato di lavarci la coscienza per l’olocausto: ma mica abbiamo dato agli ebrei un pezzo di terra europea, dove erano stati perseguitati, magari la Baviera, o il Veneto. No, abbiamo cacciato arabi, musulmani e cristiani innocenti dalle loro case in una terra da poco “liberata”, così da tenere a bada il mondo arabo-islamico che si trovava a starsene seduto su un oceano di petrolio.
E vogliamo dirci la verità su una cosa che ora finalmente emerge e di cui non si parlava? Della gente che muore, soldati o civili, adulti o bambini, non gliene è mai fregato niente a nessuno. Quello che conta non è chi vive e muore sopra la superficie della terra (persone, piante, animali), ma ciò che sta sotto la terra: petrolio in Medio Oriente o in Irak, diamanti e quant’altro in Africa e, ora sì, ce lo dicono, le cosiddette “terre rare” che – guarda caso – stanno nei territori contesi fra Ucraina e Russia. La produzione dei nostri telefonini e della nostre batterie dipende anche da chi ne controlla l’estrazione. Con quelli si spartiscono tanti soldini. Prima Biden e il figliolo, debitamente “perdonato”, facevano affari milionari con gli ucraini; adesso Trump e i suoi gli affari li fanno con i russi. Quindi molliamo tranquillamente i vecchi alleati. Come abbiamo fatto tante volte, come con i curdi in Siria, o con gli sciiti della bassa Mesopotamia, quando si trattava di rovesciare Saddam.
Prima della guerra attuale, si diceva che il governo ucraino fosse corrotto. Ma, come abbiamo tenuto in piedi dittatori anche feroci in America Latina e dove ci facevano più comodo, così la cosa era accettabile, perché erano loro i nostri alleati, un avamposto, appunto. Poi, quando la Russia di Putin ha incominciato l’aggressione, sono diventati tutti martiri e difensori delle libertà democratiche. Adesso rivoltiamo la frittata. Chi è morto è morto, e Zelensky diventa un dittatore che nemmeno si mette in giacca e camicia per andare a colloquio con Trump, portavoce indisciplinato dell’uomo più potente del mondo, il neotrilionario Elon Musk. Ove “trilionario” è un neologismo ricalcato sull’inglese a indicare uno il cui capitale personale si aggira sui mille miliardi, di euro o di dollari – la valuta è indifferente a quei livelli.
L’Unione Europea sta un po’ fra i piedi, perché anche i suoi Paesi vogliono una parte della torta, forse specialmente Germania e Gran Bretagna, ma il nuovo asse USA-Russia ha buone probabilità di sgretolare un’Unione che tanto unita non è. Vedremo che cosa accade nei prossimi mesi. Intanto, sul fronte interno, qui ne vedremo delle belle. Licenziamenti e tagli nelle amministrazioni statali dovrebbero far risparmiare miliardi non si sa bene a chi. Di certo, con lo smantellamento dell’assistenza sanitaria a poveri e anziani, moltissimi statunitensi non sapranno come pagarsi le spese mediche. Ma tanto, i poveri e i vecchi sono solo un peso per la società – e se sono malati, ancora di più. Intanto riduciamo le imposte dirette, lasciando un minimo che poveri e ricchi dovranno pagare in ugual misura, introducendo una specie di IVA del 30% su tutto. L’illusione è che tutti paghino allo stesso modo. In proporzione, però, chi guadagna poco paga moltisismo e chi è ricco, più guadagna, meno paga. Il risultato sarà l’esplosione dei prezzi. Chi è ricco pagherà ancora meno tasse e potrà comprarsi ciò che vuole; chi è povero tirerà ancor di più la cinghia.
Quando vediamo quello che a noi pare “il male” salire in cattedra, o anzi sul trono, e dettare legge con tracotanza, la tentazione è quella di chiudere gli occhi. Guardare da un’altra parte. O fuggire sull’Aventino. Quante persone amiche, qui negli USA, mi dicono che, per evitare di deprimersi, non guardano più le notizie, né leggono i giornali. Notizie, poi, che incominciano ad arrivare sempre più filtrate o guidate, come sta accadendo platealmente, ad esempio, col Washington Post, in seguito all’intervento di Bezos sugli editorialisti, suoi dipendenti. Uno dei problemi, quindi, sta diventando quello di individuare fonti di notizie indipendenti, che siano insieme sicure e non censurate. Con il rischio che i media indipendenti e piccoli, senza il supporto della pubblicità, finiscano strangolati dalla concorrenza degli altri. Il rischio fortissimo è quello di andare sempre più verso una stampa e una tivù “di regime”.
E allora questo è il momento di non tacere. Anche se confesso il mio scoramento. Perché le alternative sono deprimenti. In uno scenario politico in cui non sembra possibile nemmeno immaginare qualcosa che spezzi il bipartitismo e gli interessi di potere delle gerontocrazie partitiche. E, dato che siamo negli Stati Uniti, è anche impossibile immaginare uno sviluppo sociale o politico che non sia caratterizzato da una forte componente religiosa e in particolare “cristiana”. Un Martin Luther King avrebbe avuto successo se non fosse stato un pastore? Ma qui il mio scoramento cresce.
Oggi come oggi, milioni e milioni di persone credono che la mano di Dio abbia deviato il proiettile destinato al cranio di Trump qualche tempo prima della sua vittoria. All’insediamento, la prudenza delle parole equilibrate del cardinale cattolico è stata sovrastata dall’unzione messianica rovesciata su Trump con i toni di un’apocalisse pentecostale dal pastore evangelico. Per fortuna l’episcopa in chiesa ha poi esortato Trump a muso duro, dicendo il vero e finendo quindi coperta di insulti online. Ma nella stanza ovale, prima delle riunioni del Gabinetto dei Ministri, a cui, a quanto pare per la prima volta nella storia statunitense, partecipa un “estraneo” (Elon Musk), ora c’è un pastore protestante che ringrazia Dio perché Trump è il presidente.
Un conoscente ateo mi ha detto che per lui l’elezione di Trump è una prova che Dio non c’è.
Edmondo Lupieri è professore di Nuovo Testamento e cristianesimo delle origini, John Card. Cody Endowed Chair in Theology, Loyola University, Chicago. Durante il primo mandato di Trump scrisse per Adista la rubrica “Cronache dal Trumpistan”, confluita nell’omonimo volume pubblicato da Di Girolamo editore
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