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Europa e crisi climatica: l'imperativo è accelerare sulla decarbonizzazione

Europa e crisi climatica: l'imperativo è accelerare sulla decarbonizzazione

Nonostante la politica globale – sulla scorta del negazionismo climatico delle nuove destre che si affermano un po’ in tutto l’Occidente – sembri intenzionata a tirare il freno a mano sul fronte del contrasto al cambiamento climatico, la crisi avanza impietosa e segna ogni anno record inquietanti.

A rilanciare l’allarme sul clima sono oggi i dati forniti dal Rapporto 2024 sullo Stato del Clima, resi noti dal Servizio Cambiamento Climatico di Copernicus (programma europeo di osservazione della Terra) e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

«Rispetto alla crisi climatica che stiamo vivendo il 2024 è stato un anno record in tutto il mondo», commenta il WWF Italia analizzando i dati, «ma le persone e la natura europei hanno sofferto davvero moltissimo: dalle alluvioni, che hanno coinvolto mezzo milione di persone e causato ben 335 morti, alle ondate di calore del 60% superiori alla media, agli incendi forestali che hanno sconvolto la vita di almeno 42 mila persone».

Secondo il Rapporto 2024, afferma ancora il WWF, «i cittadini europei sono esposti a un rischio sempre più forte», con l’aumento dei fenomeni estremi e con politiche climatiche insufficienti. L’Europa deve intervenire al più presto, commenta ancora l’organizzazione ambientalista, per «abbattere le emissioni climalteranti» e, in particolare, «l’uso dei combustibili fossili».

L’imperativo, secondo il WWF, è accelerare sulla decarbonizzazione. Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, «occorre mantenere gli impegni presi e seguire un percorso conseguente: su questo la UE dovrà decidere presto, varando il proprio contributo all’obiettivo dell’Accordo di Parigi dopo il 2030 che, nel sistema europeo, vuol dire anche fissare un target di riduzione delle emissioni al 2040 congruo e senza scappatoie. Dobbiamo anche pensare alle conseguenze del riscaldamento globale già in atto: i piani di adattamento, oggi dipendenti dalla buona volontà dei singoli attori, specie di quelli non statali, devono vedere un forte coordinamento e adeguati finanziamenti da parte degli Stati. L’Italia non è un buon esempio, ancora non ha varato nemmeno l’Osservatorio, il coordinamento operativo, né tantomeno ha iniziato l’attuazione del Piano Nazionale varato alla fine del 2023. Le riviste scientifiche notano che negli USA sono diminuite le informazioni sul cambiamento climatico sui media, quasi a voler risolvere il problema omettendolo. Anche in Italia, a fronte di eventi estremi ormai settimanali, se non addirittura quotidiani, assistiamo a un fenomeno simile. E proprio in questi giorni aziende e politici paiono dimenticare i danni causati alla salute di migliaia di cittadini dalle centrali a carbone, proponendo di rinviare la loro chiusura: per i danni al clima e alla salute, saranno i cittadini a chiamarli alle proprie responsabilità».

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