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BAGNASCO ACCETTA DI INCONTRARE “NOI SIAMO CHIESA”. MA BETORI REMA CONTRO

Tratto da: Adista Notizie n° 67 del 06/10/2007

34063. ROMA-ADISTA. La notizia ha suscitato curiosità e sorpresa: il prossimo 10 ottobre il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Angelo Bagnasco ha accettato di incontrare i rappresentanti italiani di “Noi siamo Chiesa”. Neanche il tempo di annunciarlo, e l’appuntamento rischia già di saltare: il segretario della Cei, mons. Giuseppe Betori, nel corso della conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio permanente della Cei (v. notizia precedente), il 25 settembre scorso, rispondendo ad una domanda del giornalista di Liberazione Fulvio Fania in merito ai contenuti ed al significato dell’udienza concessa a “Noi Siamo Chiesa” (che chiede da anni, inutilmente, un confronto con i vertici della Chiesa in merito alle sue proposte di rinnovamento ecclesiale), ha infatti affermato che l’incontro si starebbe caricando di “significati impropri”. E che per questa ragione potrebbe essere annullato. Secondo Betori,  infatti, quello del presidente della Cei va inteso come “un gesto di pura cortesia all'inizio del suo mandato”; l’appuntamento del 10 ottobre non sarebbe quindi che “un incontro di routine per un presidente che ha deciso di incontrare tutti i gruppi e le realtà associative che ne hanno fatto richiesta”: “In questo momento - ha precisato ancora Betori - mons. Bagnasco riceve tutti coloro che vogliono presentarsi a lui”. Una volontà di “ascolto e confronto” evidentemente fraintesa, visto che - sostiene Betori - l’appuntamento è stato “caricato di significati impropri, come appare dalle dichiarazioni che si leggono sulle agenzie, quasi che possa essere scambiato per un riconoscimento dell'associazione o un riconoscimento, impossibile, delle loro richieste”.

Difficile capire cosa ci sia dietro le parole di Betori. La notizia dell’udienza concessa da Bagnasco a “Noi Siamo Chiesa” era filtrata nei giorni scorsi in virtù di un lancio di agenzia fatto dall’ApCom, che aveva attinto l’informazione da una newsletter che il coordinatore di “Noi siamo Chiesa” Vittorio Bellavite aveva mandato ai sostenitori del movimento. Nella sua e-mail Bellavite, nel dare notizia della disponibilità di Bagnasco ad incontrare alcuni rappresentanti del movimento, annunciava due assemblee preparatorie in vista dell’appuntamento del 10 ottobre e invitava chi lo desiderava ad inviare contributi e osservazioni in merito alle questioni che “Noi Siamo Chiesa” avrebbe dovuto portare all’attenzione del presidente della Cei. All’agenzia ApCom era poi seguita una breve intervista di Bellavite al quotidiano online Korazym.org (24/9). Tutto qua. Nessuna particolare volontà di dare risonanza all’evento da parte di “Noi Siamo Chiesa”; nessuna strumentalizzazione sulla scelta di Bagnasco di ricevere il movimento. Ma il fatto stesso che la notizia dell’incontro con Bagnasco sia divenuta pubblica deve aver irritato Betori, che con le sue dichiarazioni ha forse voluto sottolineare il fastidio di parte dei vertici ecclesiastici nei confronti del gesto di apertura fatto dal neo presidente della Cei. Che “Noi Siamo Chiesa” intenda mantenere un profilo basso, lo ha invece confermato lo stesso Bellavite, in una precisazione contenuta in un comunicato stampa successivo (27/9) all’altolà intimato da Betori: “Il significato dell’incontro con mons. Bagnasco – afferma Bellavite - è solo quello della conoscenza e del dialogo: non ne conosco altri. Abbiamo la stessa fede nel Vangelo e nella Chiesa e questo è il fondamento del nostro colloquio. Ciò premesso, suppongo che parleremo anche delle questioni sulle quali abbiamo opinioni diverse”.

Non vi è comunque dubbio che la decisione del presidente dei vescovi italiani rappresenti un segno di discontinuità rispetto all’atteggiamento di totale indifferenza che l’episcopato italiano ha sempre mantenuto nei confronti delle richieste di confronto avanzate negli anni da “Noi Siamo Chiesa”. Con il card. Ruini non vi erano mai state occasioni simili e la Cei aveva sempre sistematicamente ignorato ogni richiesta fatta da “Noi Siamo Chiesa” ai vescovi per un confronto sulle tematiche care al movimento.

A livello internazionale la piattaforma italiana di “Noi Siamo Chiesa” fa parte dell'International Movement We Are Church (Imwac), nato nel 1995 in seguito ad un "Appello dal popolo di Dio" a Giovanni Paolo II. L’iniziativa, partita dall’Austria, in pochi mesi aveva raccolto adesioni in Germania, Italia, Spagna, Usa, Olanda, Belgio, Francia, Inghilterra, Portogallo e Canada, raggiungendo lo straordinario risultato di 2.500.000 adesioni. Nell’appello si chiedeva al papa, nello spirito del Concilio Vaticano II, un profondo rinnovamento delle strutture ecclesiastiche, l'elezione dal basso dei vescovi, una maggiore democrazia nella Chiesa cattolica, più spazio per i laici, l’introduzione del sacerdozio femminile e riconoscimento degli omosessuali.

Al contrario di quanto avviene in Italia, in Paesi come Austria e Germania, dove il movimento è più fortemente radicato, c’è da anni un confronto con i vertici della Chiesa. Durante la visita di Bendetto XVI in Austria, ad esempio, dirigenti di ''Wir sind Kirche'' hanno discusso sul canale televisivo di stato Orf con l'arcivescovo di Vienna, il card. Christoph Schönborn. (valerio gigante)

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