NON POSSIAMO TACERE
Tratto da: Adista Documenti n° 74 del 27/10/2007
È di nuovo con noi il card. Angelo Sodano, nunzio in Cile dal 1978 al 1988. In questo lungo periodo coltivò una stretta amicizia non solo con Augusto Pinochet, ma anche con alti dirigenti della destra e della grande imprenditoria. Ha in un certo senso ragione l’ex funzionario del regime militare Francisco Javier Quadra nel dire che “il Cile gli deve molto”.
Ma sappiamo bene chi sono quelli che devono molto a Sodano. Sono quelli che passarono sotto silenzio le violazioni dei diritti umani da parte del regime militare, quelli che applaudivano le nomine di nuovi vescovi di chiara tendenza conservatrice. E anche quei difensori del capitalismo neoliberista che si arricchirono a spese dei miserabili salari dei propri dipendenti durante la lunga notte della dittatura e, per inciso, ignoravano gli orientamenti pastorali dell’epi-scopato, quali El renacer de Chile (1982), Reconciliación en la verdad (1985), Iglesia servidora de la vida (1986/89) e molti altri insegnamenti sociali.
Ma in Cile ci conosciamo bene e, per fortuna, esiste una memoria storica che neppure i potenti, neppure le strategie dei mass media possono cancellare. E di fronte all’arrivo di Angelo Sodano vengono nuovamente ricordati il suo silenzio e la sua obbedienza alla dittatura in relazione agli assassinii e alle torture. È lui che si oppose tenacemente alla scomunica di Pinochet e alle denunce del Movimento Sebastián Acevedo. Non accettava del tutto neppure il lavoro umanitario della Vicaria della Solidarietà, tra altre critiche al lavoro della Chiesa cilena di fronte alla dittatura e alle sue azioni violente. Basterebbe, a conferma di ciò, ricordare che nel momento in cui venivano espulsi tre sacerdoti dal Cile – sì, fatti salire su un aereo ed espulsi! – il nunzio Sodano conversava amabilmente in un cocktail con il ministro dell’Interno dell’epoca. Fu, cioè, complice di questa persecuzione della Chiesa.
Rispetto all’indimenticabile cardinale Raúl Silva Henrí-quez, negli ambienti ecclesiali era nota la pena del pastore nell’apprendere dei “rapporti” che il nunzio inviava periodicamente a Roma. O nel comprovare che, sì, esistevano nella nunziatura liste di persone grate e liste nere di religiosi che erano in “disgrazia” e non sarebbero mai stati nominati vescovi. Era anche sgradevole per il card. Silva quando Sodano si installava nelle riunioni della Conferenza episcopale per informarsi di tutto. Una cosa era il saluto protocollare del primo giorno, un’altra ben diversa era cercare di incidere e di orientare secondo la sua prospettiva, ottenendo in certo modo di limitare la libertà di espressione dei vescovi.
Ora che Sodano presiederà la messa in cattedrale per il centesimo anniversario della nascita del card. Silva, è bene ricordare quello che nei circoli di persone di Chiesa e di laici amici di don Raúl è risaputo: il teso e burrascoso incontro del cardinale con Sodano quando quest’ultimo gli andò a comunicare la nomina del suo successore in arcivescovado, non per la persona del successore ma per il metodo usato dalla nunziatura. Questo modo di procedere del nunzio provocò una dura reazione del card. Silva e la riunione terminò assai bruscamente. In breve si seppe che mons. José Manuel Santos Ascarza, all’epoca arcivescovo di Concepción, non era arrivato alla sede ecclesiastica capitolina a causa di una lunga lettera inviata dalla nunziatura in Vaticano. Mons. Santos è scomparso poco tempo fa (il 14 settembre scorso, ndt), dopo essere entrato nei carmelitani, lontano da ogni potere e da ogni clamore. Non ha mai voluto parlare di questo deplorevole intrigo non voluto da lui.
Ma l’ombra di Angelo Sodano è rimasta in Cile anche dopo la sua partenza per Roma per esercitare la carica di segretario di Stato. Da questa evidente posizione di potere, insieme al suo protetto card. Jorge Medina, ha continuato a modellare e a normalizzare la nostra Conferenza episcopale attraverso le nomine di nuovi vescovi, scegliendo per le sedi vacanti sacerdoti “affidabili” in base ai suoi criteri conservatori, normalizzatori e romani. Per questa ragione, “Sodano si è trasformato nel grande pastore della Chiesa cilena e dovremo sopportarlo per molto tempo”, ha dichiarato un noto vescovo al termine di una delle visite ad limina.
Quanta ragione hanno i laici - e i non pochi religiosi - che in questi giorni dicono “non possiamo tacere”! È il Vangelo che ci chiama alla verità e alla giustizia per tutti ed è motivo di grande sconcerto che, di fronte a fatti tanto evidentemente dolorosi come quelli avvenuti durante la gestione di Angelo Sodano come nunzio, sia questo stesso personaggio che nulla fece per i suoi cinque fratelli sacerdoti assassinati – privilegiando l’impunità – a presiedere la messa per questo uomo buono, saggio e fedele discepolo che fu don Raúl Silva Henríquez. Ci resta di certo la Speranza!Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
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