FUORIROTTA 1999
Tratto da: Adista Documenti n° 74 del 27/10/2007
L’anno si apre con l’annuncio di D’Alema che il governo candiderà Prodi alla presidenza della Commissione europea. Coscienza sporca, forse. Più probabilmente il desiderio di liberarsi di un avversario politico, che, insieme a Di Pietro e al movimento dei sindaci (“Cento città”) sta dando vita ad una nuova formazione politica, “I democratici”. In cerca di legittimazioni, D’Alema l’8 gennaio è da Giovanni Paolo II, primo presidente del Consiglio post-comunista a far visita ad un papa in Vaticano. Ma la benedizione D’Alema la riceve oltreoceano, dagli Usa (dove il presidente Clinton scampa all'impeachment per falsa testimonianza e ostruzione della giustizia nel caso Monica Lewinsky) e dalla Nato. Dopo due mesi di permanenza come “sgradito” ospite (e malgrado gli articoli 10 e 26 della Costituzione italiana, che regolano il diritto d'asilo e vietano l'estradizione passiva in relazione a reati politici), il 16 gennaio il leader del Pkk Abdullah Öcalan è costretto a lasciare l'Italia. Catturato il 15 febbraio dagli agenti dei servizi segreti turchi (e Usa) in Kenya e portato in Turchia, viene condannato a morte (poi convertita in ergastolo). Ma le quotazioni internazionali di D’Alema salgono soprattutto in occasione della crisi del Kosovo, con la regione che reclama l’indipendenza dalla Federazione Jugoslava. Il 6 marzo comincia a Rambouillet e poi a Parigi una “Conferenza di pace” che dovrebbe scongiurare la guerra, ma la trattativa è a senso unico e la delegazione serba abbandona presto i lavori, dichiarando di non accettare l’indipendenza del Kosovo mascherata da autonomia. Il segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, si era infatti impegnata già in febbraio a garantire ai kosovari, entro tre anni, il distacco dalla Federazione Jugoslava (inoltre, nell’appendice alla parte militare dell'Accordo si prevedeva, di fatto, l'occupazione militare dell'intera Federazione Serba da parte della Nato). La Nato non fa nulla per evitare la guerra. E, quando decide di scatenarla, il governo D'Alema autorizza l'utilizzo dello spazio aereo italiano. È il primo intervento militare italiano a carattere offensivo dal 1945. Da Aviano e dalle altre basi Nato italiane prendono il volo i caccia che bombardano la Serbia. In alcuni casi, con uranio impoverito. Pdci e Verdi minacciano di uscire dal governo. Ma alla fine restano per «vigilare». E siccome il governo è “di sinistra”, oltre alle bombe, il 29 marzo, approva la missione ''Arcobaleno'' a favore dei profughi. Tra le “imprese” della Nato, il bombardamento della 'Rts', la televisione di Stato (23 marzo), e dell'ambasciata cinese a Belgrado (8 maggio). Il 13 maggio, intanto, Carlo Azeglio Ciampi è eletto presidente della Repubblica al primo scrutinio. Marini, in virtù dell’accordo con D’Alema siglato l’anno prima (che prevedeva un ex comunista a Palazzo Chigi e un popolare al Quirinale), candida Rosa Russo Iervolino. Ma alla fine, proprio grazie alla mediazione di D’Alema, il Polo converge su Ciampi. Mentre sulla scena politica rispuntano le Brigate Rosse, che il 19 maggio uccidono a Roma Massimo D’Antona, consulente del ministro Bassolino, la maggioranza scricchiola. E l’Udr si sfascia: è rottura infatti fra Buttiglione e Mastella: il primo torna tra le braccia del Polo e ricostituisce il Cdu; l’altro (23 maggio) fonda l’Udeur (Cossiga aveva lasciato il partito in febbraio). Il 13 giugno, alle elezioni europee, Forza Italia torna il primo partito, la lista di Emma Bonino ottiene più dell'8%, i Democratici il 7,7. Batosta per Verdi e Popolari: il portavoce dei Verdi, Luigi Manconi e il segretario del Ppi Marini si dimettono. Due buone notizie: non raggiunge il quorum (49,6%) il referendum per abolire la parte proporzionale della legge elettorale; il 25 agosto, il ministro della Giustizia Diliberto riporta in Italia Silvia Baraldini, detenuta negli Usa dal 1982. Cala invece per sempre il sipario su uno dei tanti misteri italiani: Andreotti (25 settembre) è assolto al processo per l’omicidio Pecorelli. A dicembre, in perfetto stile Prima Repubblica, D’Alema apre una crisi di governo “pilotata” e succede a se stesso: nel suo secondo esecutivo (22 dicembre) i Democratici rimpiazzano i “cossighiani”. L’anno si chiude con l’eco della clamorosa protesta organizzata a Seattle da centinaia di migliaia di persone contro il Vertice del Wto. È il battesimo del movimento altermondialista.
Nella Chiesa, solito attivismo ratzingeriano: il prefetto vola (febbraio) negli Usa per criticare la Chiesa locale per un certo cattolicesimo light e dare disposizioni sul ruolo dei teologi nelle università cattoliche; la Cdf boccia tutte le proposte di cambiamento del "Dialogo per l'Austria", un pacchetto di richieste della Chiesa austriaca in materia di contraccezione, comunione ai divorziati risposati, clero uxorato; ai religiosi statunitensi suor Jeannine Gramick e p. Robert Nugent vieta "permanentemente ogni attività pastorale in favore delle persone omosessuali", perché i due non condannano "la malizia intrinseca degli atti omosessuali". Da parte sua, il papa obbliga di fatto i vescovi tedeschi a ritirarsi dal sistema statale dei consultori dai quali, per legge, ogni donna che voglia abortire deve ottenere il certificato di avvenuta consulenza; e il card. Ruini scrive alla neo presidente dell’Ac, Paola Bignardi, mettendola sotto “tutela”. Ma il 10 marzo, la Bignardi, in un’intervista all’Unità, apre alle coppie di fatto. Apriti cielo: Ruini la costringe ad un’intervista riparatrice e la Bignardi smentisce tutto. La sinistra cristiana perde due colonne: Mario Gozzini e Livio Labor. E la Chiesa di base piange la scomparsa di Martino Morganti (v. g.)
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