IL GRIDO DEGLI ESCLUSI RISUONA IN TUTTO IL BRASILE: LOTTA DEL POPOLO ORGANIZZATO O BARBARIE
Tratto da: Adista Documenti n° 91 del 19/09/2009
DOC-2189. BRASILIA-ADISTA. La trasformazione sociale, si sa, è figlia dell’organizzazione popolare. E che nessuna conquista sia possibile senza la lotta organizzata del popolo hanno voluto ricordarlo quest’anno gli organizzatori del Grido degli Esclusi, iniziativa che, dal 1995, si celebra ogni anno in Brasile il 7 settembre, giorno della – presunta, dicono i promotori – indipendenza. “La vita in primo luogo. La forza della trasformazione è nell’organizzazione popolare” è stato infatti il tema di questa 15.ma edizione del Grido, che ha visto impegnati movimenti popolari e pastorali sociali in 25 Stati del Paese. Un tema quanto mai pertinente, di fronte alle importanti conquiste ottenute dai movimenti contadini in seguito alle giornate di lotta svoltesi nel mese di agosto in tutto il Brasile, contro la crisi e le sue conseguenze per la classe lavoratrice, per la realizzazione della riforma agraria e per gli investimenti nelle politiche sociali: il 18 agosto, infatti, la commissione interministeriale del governo Lula ha annunciato un pacchetto di misure che prevede l’aggiornamento degli indici di produttività (usati come parametri per l’esproprio delle terre per la riforma agraria) – che, secondo la Costituzione, dovrebbero essere rivisti ogni 10 anni, ma che in realtà non vengono toccati dal 1975 -; la destinazione all’Incra di 338 milioni di reais per l’acquisizione di terre; l’esproprio della Fazenda Nova Alegria di Felisburgo, in Minas Gerais, dove nel 2004 vennero massacrati cinque lavoratori senza terra.
Certo, è ancora troppo poco dinanzi al quadro di estrema lentezza del processo di riforma agraria: questione che, sottolinea il teologo Frei Betto, “un tempo era considerata prioritaria dal Pt”, quel Partito dei Lavoratori che oggi, al contrario, “esalta l’agrobusiness”. È troppo poco soprattutto se lo si confronta, come fa ancora Frei Betto, “con gli incentivi ufficiali concessi a imprese che degradano l’Amazzonia e agli industriali della canna da zucchero, che nei loro latifondi mantengono i lavoratori in regime di semischiavitù”, mentre restano accampate nel Paese, sopravvivendo in baracche di plastica ai bordi delle strade, 100mila famiglie senza terra e ad altre 40mila famiglie risultano insediate appena sulla carta, ancora in attesa degli investimenti per l’abitazione, l’infrastruttura e la produzione. Ed è sicuramente troppo poco a fronte della necessità, evidenziata dai movimenti contadini, di discutere un nuovo modello di agricoltura per il Brasile: una politica agricola – sottolinea il leader del Movimento dei Senza Terra João Pedro Stedile (Folha de São Paulo, 10/8) – centrata sulla democratizzazione della terra, “sempre più concentrata e cara”, sulla produzione di alimenti sani per il mercato interno, sul sostegno alle piccole e medie agroindustrie sotto il controllo di cooperative di lavoratori, sull’impulso all’agroecologia, “che rispetta l’ambiente e preserva i beni della natura”, su un programma di universalizzazione dell’educazione per il popolo delle campagne.
Ma anche su questo poco che è stato ottenuto la classe dominante ha annunciato battaglia, scatenando una rabbiosa campagna di criminalizzazione dei movimenti contadini, a cominciare dal Movimento dei Senza Terra, che ha risposto con una sua comunicazione ad amici e sostenitori in tutto il mondo. E il 21 agosto, durante il violentissimo sgombero di un’occupazione di senza terra nella Fazenda Southall a São Gabriel, nel Rio Grande do Sul (dove il Mst è trattato come un’organizzazione criminale), da parte della Brigada Militar, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco alle spalle il senza terra Elton Brun, 44 anni, padre di due figli, e sono state ferite decine di persone, tra cui donne e bambini, colpiti da spade e frammenti di proiettili e morsi dai cani. Il Mst “ottiene il suo martire”, è stato il commento del quotidiano Zero Hora.
Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, l’articolo di Waldemar Rossi, coordinatore della Pastorale operaia dell’arcidiocesi di São Paulo sul Grido degli Esclusi (Correio da Cidadania, 3/9), e la nota della segreteria nazionale del Movimento dei Senza Terra. (claudia fanti)
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