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A VERONA, NUOVA CROCIATA TRADIZIONALISTA. MA GLI STIMMATINI DI SEZANO NON SI PIEGANO

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 16/01/2010

35374. VERONA-ADISTA. Ombre oscure – o meglio oscurantiste – avanzano sull’antico priorato del 1500, località Sezano, alle porte di Verona, dove una piccola comunità di padri stimmatini, per mandato della congregazione, “promuove e custodisce un luogo di silenzio, di preghiera, di relazioni vere, di ascolto e confronto con la Parola di Dio, di accoglienza per chiunque (vicino o lontano) cerchi di dare senso alla propria vita, di formazione alle responsabilità ecclesiali e sociali”. Per dare seguito al mandato, nel luglio 2009 è nata anche l’Associazione Monastero del Bene comune, per la “promozione della convivenza umana nella città del vivere insieme” (maggiori informazioni su www.stimmatinisezano.blogspot.com e www.monasterodelbenecomune.org; v. anche Adista nn. 89 e 116/09).

Proprio per questa attività di sensibilizzazione sui temi della giustizia sociale, dell’accoglienza degli stranieri, della tutela del creato e per la promozione di una Chiesa in dialogo con il mondo, la comunità non gode della stima della destra cattolica veronese.

Il casus belli, però, è giunto solo in Avvento: a scatenare l’ira dei tradizionalisti veronesi, infatti, una statuetta dedicata a “Maria, la Madre di Dio”, realizzata dallo scultore veronese Marco Danielon, esperto di arte sacra. “Come ogni anno”, spiega ad Adista lo stimmatino di Sezano p. Silvano Nicoletto, “nella Chiesa del monastero di Sezano è stato collocato un segno dell’Avvento per richiamare il significato del tempo liturgico”. Per il 2009, gli stimmatini – “a seguito di un percorso accurato di ricerca antropologica e biblico-teologica” – hanno scelto questa statuetta “in bronzo, 40 centimetri d’altezza, raffigurante una donna gravida, spoglia, in cammino”, con le mani che sostengono il grembo e la schiena dolorante, una postura tipica della gravidanza.

 

L’affondo dei lefebvriani

È del 13 dicembre la prima e-mail con l’accusa di “blasfemia”, mentre sul sito degli stimmatini compaiono invettive e insulti. La comunità rimuove foto e commenti da internet ma la polemica non si placa ed anzi emigra sui blog dei tradizionalisti veronesi, che non si lasciano sfuggire l’occasione per denigrare gli stimmatini.

Spietato l’attacco di “Tradizione-Cattolicesimo e politica” (www.tradizione.biz), l’ultradestra cattolica anticonciliare che tesse le lodi di mons. Lefebvre e che invoca “provvedimenti seri contro questa blasfemia” da parte del papa, “complice dei modernisti”. “Oramai – si legge il 17 dicembre – il vento modernista, che soffia dal Concilio Vaticano II, non conosce più tregua e la rivoluzione luciferina assesta i suoi ultimi colpi contro la Madonna”.

Sempre del 17 dicembre, la staffilata nella sezione “Scandali ecclesiastici” di www.salpan.org, il sito “utile alla causa Tradizionalista e alla nostra Santa Madre Chiesa”. Secondo l’Editore della casa editrice Salpan, Maria “è stata vilmente oltraggiata” da “individui che si spacciano per seguaci del Cristo Suo Figlio, addirittura da presunti religiosi”. “Il messaggio che io vedo in quest’opera - scrive - si chiama bestemmia, sacrilegio, offesa, volgarità; si chiama mancanza di Fede”, e conclude: “E pur non amando la violenza, credo che gli stimmatini meritino veramente di essere cacciati a sonore pedate sul loro cialtrone posteriore assieme al loro ignobile scultore”.

Condanna senza revoca anche da Unavox, “associazione per la salvaguardia della Tradizione latino-gregoriana” (www.unavox.it) che – in un’invettiva in due puntate dal titolo “I frutti del Concilio. Nuovi preti della nuova Chiesa. Dal cattolicesimo al paganesimo” – chiede addirittura le dimissioni del vescovo. È “chiaro sintomo del precipizio verso cui si muove velocemente una buona parte della nuova Chiesa postconciliare”, dicono i tradizionalisti: è “blasfemia, offesa gratuita e dileggio”, e “della Madonna non c’è proprio nulla”: solo “oscene morbosità delle menti malate che occupano i teschi di questi cattolici moderni”.

Non meno leggera l’accusa del Circolo culturale triveneto Christus Rex, da anni impegnato in una crociata per la cacciata degli “eretici luterani” ospiti, per volere della Curia, nella chiesa di S. Pietro Martire (v. Adista nn. 31, 73/08 e 31/09). In un comunicato stampa (inviato, oltre che al vescovo, al vicario generale di Verona e al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William Levada), il portavoce Matteo Castagna chiede “al vescovo di Verona di prendere immediati provvedimenti e di far rimuovere questa oscenità, che offende la Madre di Dio, Mediatrice di tutte le Grazie”; e aggiunge: “Rimane evidente, che in assenza di celeri provvedimenti e di riscontri, ci organizzeremo per riparare a siffatta empietà”.

E infatti, il 23 dicembre, il “Comitato perché la chiesa di San Pietro Martire resti cattolica e contro il relativismo religioso” ha organizzato un “rosario di riparazione”, rigorosamente in latino, di fronte al convento degli stimmatini, affinché le candele accese in quella sera – si legge in un comunicato dei promotori – “illuminino le menti e i cuori ed accendano la Fede in chi l’ha perduta”. All’evento, peraltro benedetto da don Floriano Abrahmowicz – lefebvriano, negazionista, anticonciliare, vicino alla Lega Nord (v Adista nn. 13 e 16/09) e fondatore, alle porte di Treviso, della “Domus Marcel Lefebvre”, dove si celebra messa in latino – avrebbero partecipato circa una ventina di supporter della causa tradizionalista.

 

L’accusa dei moderati

A cavalcare la polemica, però, anche soggetti meno prevedibili dei soliti tradizionalisti dell’ultradestra.

L’artista, Marcello Sartori, coordinatore in Veneto del movimento “Io amo l’Italia”, fondato da Magdi Cristiano Allam, ha così commentato la vicenda: “Sono convinto che Dio non lascerà impunita questa vergogna. Nel frattempo porterò il fatto a conoscenza di chi di dovere e farò tutto ciò che mi è possibile per difendere la sacralità delle immagini oggi in mano a persone amiche del ‘cornuto’. Vergognatevi”.

La “sconcertante trovata” dei “politicizzati” stimmatini non è piaciuta neanche ad Antonio Socci che, sull’edizione di Libero della vigilia di Natale, cita persino il fondatore della congregazione, San Gaspare Bretoni che, a sua detta, “inorridirebbe” per “quella rappresentazione ritenuta dai fedeli ‘pornografica’”. L’iconografia tradizionale – dice Socci, dimenticando le numerose madonne a seno nudo che allattano o i nudi di Maria dell’artista francese Jean-Marie Pirot-Arcabas – “mai ha osato rappresentare Maria nuda” perché “lei è la ‘tutta santa’, la purezza più alta, l’Immacolata” e, invece, “il simbolismo teologico della nudità rimanda al peccato originale di Adamo ed Eva”. Esporre l’opera di Danielon, è il sillogismo di Socci, è dunque “offensivo” e “iconograficamente assurdo”.

Il 24 dicembre, ha raccontato poi p. Silvano Nicoletto, si sono presentati “due operatori Mediaset di Studio Aperto, offrendo gentilmente la possibilità di spiegare il significato della scultura e della scelta fatta per il segno dell’Avvento: il motivo del loro interesse è stato naturalmente suscitato dalle iniziative dei tradizionalisti”. Ma nella trasmissione andata in onda quello stesso giorno non appare l’intervista rilasciata da p. Silvano, ma semplicemente l’immagine della statuetta di donna nuda a confronto con un presepe tradizionale su un sottofondo di parole che ricordano la “blasfemia”.

 

Alla comunità, solidarietà (quasi) totale

Intanto la comunità stimmatina e l’autore dell’opera incassano il sostegno del parroco della Cattedrale, mons. Antonio Finardi, la solidarietà della congregazione e quella delle suore comboniane di Verona, oltre a numerosissime e-mail di sostegno da parte dei fedeli che partecipano alle attività del monastero.

Così, rincuorato da tante manifestazioni di stima e affetto, p. Silvano Nicoletto ha commentato ad Adista: “Si comprende che tutto lo scandalo suscitato dalla ‘madonna nuda’ altro non è stato che un pretesto per attaccare ancora una volta una realtà che non si pone al servizio del ‘dominante’. La Comunità, insieme agli amici di Sezano e all’Associazione Monastero del Bene Comune, non si piega, rimane in piedi ed è fiera di essere invisa a personaggi inqualificabili ed accoliti del padrone”.

Eppure, nel contesto delle dichiarazioni di solidarietà, è da segnalare un piccolo neo: l’incontro di preghiera “L’eco dell’icona”, previsto per l’1 gennaio ‘in presenza’ dell’opera “Madre di Dio”, non si è potuto celebrare per ordine del vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti, violentemente bersagliato dai tradizionalisti per il suo silenzio sulla statuetta. “Ora – si legge in un messaggio del vescovo alla comunità – è davvero il momento di chiudere il sipario e di non aggiungere ulteriori strascichi di altre manifestazioni, sotto il paravento della cultura, a meno che non si riporti la statua dalla sua attribuzione religiosa alla sua identità culturale primigenia: non quella di Maria Madre di Dio, ma quella di una qualsiasi maternità”. “Con queste parole – conclude amareggiato p. Silvano Nicoletto – il vescovo Zenti ha ceduto alle pressioni dei tradizionalisti, mentre la comunità ha scelto di obbedire non dando luogo all’incontro programmato”. (giampaolo petrucci)

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