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FIRENZE 2/ IL VANGELO, NON LA LEGGE. RESTA IL DISAGIO, VACILLA LA SPERANZA

Tratto da: Adista Documenti n° 15 del 20/02/2010

DOC-2239. FIRENZE-ADISTA. “Il lavoro di oggi non si conclude qui, anche perché nella vita terrena non si conclude nulla”: è con queste parole che don Paolo Giannoni ha salutato, alla fine della giornata, i circa 300 partecipanti all’incontro “Il Vangelo ci libera, e non la Legge”, nella parrocchia di s. Stefano in Pane, a Firenze, lo scorso 6 febbraio.

Il nodo, tuttavia, non sembra essere tanto la conclusione, quanto la prosecuzione del percorso avviato con il primo incontro autoconvocato il 16 maggio 2009, “Il Vangelo che abbiamo ricevuto” (v. Adista nn. 30, 54, 59 e 60/09) in cui era emerso, su tutto, il disagio di molti credenti a vivere il proprio cammino di fede nella Chiesa che è oggi in Italia. Un “disagio” che, programmaticamente, il gruppo organizzatore aveva proposto di superare a “Firenze 2”, privilegiando “un argomento forte, capace di portare a una maggiore autenticità della nostra esperienza cristiana” (v. Adista-Segni Nuovi n. 116/09), ma suscitando anche qualche dissenso fra i gruppi promotori, come ad esempio i cattolici della “Lettera alla Chiesa fiorentina” (v. Adista nn. 39 e 65/09): “crediamo - hanno scritto - che ancora forti siano i motivi di sofferenza e disagio nell’appartenere a questa Chiesa, pur continuando ad amarla” (v. Adista n. 4/10).

Su questo binomio si è sviluppato il dibattito pre-Firenze 2 (v. Adista nn. 4, 6 e 8/10) e, in parte, tale dialettica si è manifestata anche in occasione dell’incontro del 6 febbraio, come ben sintetizzato da Luciano Guerzoni, durante l’assemblea. “Mi pare di percepire la compresenza di due percorsi che fanno fatica a comunicare fra loro - dice -: da un lato la riflessione sulla fede e i suoi fondamenti, dall’altro la sottolineatura del disagio a vivere la fede nella Chiesa, contrapponendo una Chiesa di vertice e una Chiesa di base”. Nella mattinata - seguendo l’indicazione di Giannoni di “non insistere sulla via della contestazione” e invece di “cercare e di offrire una via di indicazioni positive per una presenza di Chiesa come segno e continuazione della Chiesa-Vangelo” - due relazioni storico-teologiche: del teologo don Giuseppe Ruggieri (“Oltre il demone dell’etica: il Padre di Gesù”), che è possibile leggere integralmente sul sito internet www.statusecclesiae.net, e del biblista don Romano Penna (“Il Vangelo fine della Legge”).

Nel pomeriggio - dopo un dibattito mattutino piuttosto compresso nei tempi e nei contenuti - la relazione in due parti di Italo De Sandre (che ha inviato un testo, perché assente) e Maria Cristina Bartolomei “sulla situazione attuale della Chiesa italiana”. Un’analisi puntuale che ha evidenziato soprattutto l’involuzione della Chiesa italiana dal Concilio ad oggi in chiave di ricerca teologica, partecipazione e sinodalità. Con l’avvio della presidenza Ruini, la Conferenza episcopale italiana, con il Progetto culturale e con la collaborazione di un gruppo di teologi ed intellettuali laici legati al vertice, spiega De Sandre (una cui bozza di relazione è leggibile sempre nel sito www.statusecclesiae.net), “ha dato la linea alla nuova presenza pubblica della Chiesa: nuovo stile di comando, ricostruzione dell'organizzazione interna della Chiesa, nomine dei nuovi vescovi e degli assistenti delle associazioni cattoliche in armonia con il nuovo governo della Chiesa in Italia. Una riduzione delle differenze: la parola centrale e dirimente è del presidente (verso i parlamentari cattolici valeva la cosiddetta ‘lista’ Ruini: tutela della vita, scuola, ecc.), le assemblee Cei di fatto diventano irrilevanti nell'elaborazione ecclesiale dando rilevanza piuttosto alla prolusione del presidente, con il silenzio - nella vita normale della Chiesa italiana - degli altri vescovi”. Allora, prosegue, “di fronte ad un'autorità che ritiene di poter concentrare su di sé ogni potere di pensiero e di azione, alcuni ritengono valga la pena opporsi con un contro-potere che cerchi di battersi sulla stessa scena istituzionale e con armi simili”; altri invece “ritengono necessario cercare le radici, i fondamenti dell’essere cristiani ed ‘umani’ insieme, praticando modi di comunicare e relazioni tra persone e gruppi che non mettano mai la verità in alternativa alla carità”. Una “creatività” da realizzare “nel dialogo tra differenti, nella ricerca delle radici che generano carità, verità e libertà, discernimento ma non ‘giudizio’. Molte voci che - per il fatto che non gridano o non vincono - non sono silenzio, non sono rumours, sono altri registri comunicativi, vivi e da far crescere”.

Nel ricco dibattito, alcune proposte concrete per una “Firenze 3”: “convocare una sorta di Stati generali della Chiesa italiana, insieme a tutte le realtà di base, per evitare che il Vangelo si trasformi in religione civile”, dice Marcello Vigli, delle Comunità di Base; “è necessario costruire reti sulle questioni pastorali più che sulle riflessioni teologiche”, aggiunge Vittorio Bellavite, di Noi Siamo Chiesa, che chiede anche un “allargamento del gruppo promotore”; Dario Maggi, come anche altri, ricorda che “la Chiesa è insieme base e vertice” e che quindi il confronto va fatto anche con le gerarchie. Sui prossimi numeri di Adista daremo conto delle varie posizioni emerse durante l’incontro. Di seguito pubblichiamo la relazione di Maria Cristina Bartolomei (luca kocci)

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