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LA RELIGIONE COME STRUMENTO ELETTORALE. LA CHIESA BRASILIANA PERDE CREDIBILITÀ

Tratto da: Adista Notizie n° 86 del 13/11/2010

35857. BRASILIA-ADISTA. Non ce l’hanno fatta, i cattolici integralisti (in compagnia con gli evangelici conservatori), a impedire l’elezione di Dilma Rousseff alla presidenza del Brasile (v. notizia precedente). E sì che in loro sostegno era sceso in campo il papa in persona - probabilmente dietro sollecitazione dei vescovi conservatori - scagliandosi contro l’aborto a pochi giorni dal secondo turno delle elezioni.


Il papa in campagna elettorale

Quando “i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono – aveva dichiarato Benedetto XVI il 28 ottobre ai vescovi brasiliani del Maranhão in visita ad limina – i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica”. Secondo il papa, “sarebbe totalmente falsa e illusoria qualsiasi difesa dei diritti umani politici, economici e sociali che non comprendesse l’energica difesa del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale”. E dunque “quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la depenalizzazione dell’aborto o dell’eutanasia, l’ideale democratico è tradito nei suoi fondamenti”. 

Parole, queste, che sarebbe stato impossibile non ricondurre al contesto della campagna elettorale e che sono valse a Benedetto XVI l’accusa di essersi comportato, ha denunciato Frei Betto, come “un militante delle forze conservatrici”: “Perché – si è domandato il teologo – il papa non elogia le politiche sociali che salvano vite?”.

Sull’“inopportuno” intervento del papa “nella politica interna del Brasile” si è soffermato anche il teologo Leonardo Boff, ricordando come “in cattolicissimi Paesi come il Portogallo, la Spagna, il Belgio e l’Italia dei papi” l’aborto sia già stato depenalizzato e sottolineando - pur dicendosi contrario all’interruzione di gravidanza - la necessità di considerare l’aspetto della salute pubblica: “in Brasile ogni due giorni muore una donna per un aborto male eseguito. Di fronte a ciò dobbiamo chiamare la polizia o il medico?”.

“Il papa è stato strumentalizzato”, ha dichiarato dom Tomás Balduino, vescovo emerito di Goiás: “Hanno coinvolto il papa nel nostro processo elettorale”. Balduino ricorda che, in seguito agli attacchi scagliati contro Dilma Rousseff sulla questione dell’aborto, la presidenza della Conferenza dei vescovi brasiliani (Cnbb), interpellata al riguardo, aveva riaffermato “che la Cnbb non indica alcun candidato e che la scelta è un atto libero e cosciente di ogni cittadino”. E, ciononostante, il vescovo di Guarulhos, dom Luiz Gonzaga Bergonzini, uno dei più agguerriti contro la candidata del Pt, ha preso la decisione di ricorrere direttamente al papa, come dichiarato da lui stesso. “La domanda scomoda che ci si sta ponendo da ogni parte – ha affermato Balduino – è la seguente: il papa è stato correttamente informato di cosa succederebbe in Brasile con la vittoria di Serra?”. “Parlano tanto della vita – ha proseguito il vescovo – ma, nel progetto assunto da Serra, la vita non appare né come fondamento etico, né come priorità politica. Affinché tutto sia al servizio del mercato capitalista globalizzato, l’inasprimento della miseria e la devastazione della Madre Terra costituiscono appena ‘costi naturali del progresso’”.

 

La Cnbb in crisi di credibilità

L’intervento del papa è stato tuttavia solo l’ultimo atto, per quanto il più clamoroso, di una campagna tesissima dominata dagli attacchi scagliati alla candidata del Pt, colpevole, in passato, di essersi pronunciata a favore della depenalizzazione dell’aborto. E ciò malgrado Dilma Rousseff si fosse impegnata, attraverso una dichiarazione pubblica, a mantenere inalterata la legge in vigore, che ammette l’aborto solo nei casi di stupro e di pericolo per la vita della madre. “Personalmente – aveva affermato – sono contraria all’aborto e difendo il mantenimento della legislazione attuale in materia. Se verrò eletta, non promuoverò alcuna iniziativa per rivedere tale legislazione né altri temi riguardanti la famiglia”.

Dell’applicazione di uno “schema di demolizione di una candidatura” attraverso “la calunnia, la diffamazione, la menzogna e ogni sorta di inganni”, fino al punto da inficiare lo stesso esercizio della democrazia, ha parlato il vescovo di Jales dom Demétrio Valentini, il quale aveva già coraggiosamente denunciato  l’appoggio dei tre vescovi (Nelson Westrupp, Bendito Beni dos Santos e Airton José dos Santos) della dirigenza del Regionale Sul-1 (le diocesi dello Stato di São Paulo) ad un appello anti-Dilma, distribuito in migliaia di esemplari e fatto passare come posizione ufficiale della Conferenza episcopale regionale, in contrasto con la tradizione di imparzialità della Chiesa brasiliana (v. Adista n. 79/10). Iniziativa, quella del pamphlet anti-Dilma, che, secondo quanto affermato dal proprietario della tipografia, Alexandre Okawa, sarebbe stata promossa da dom Bergonzini, il quale si sarebbe offerto di pagare 20mila dollari per la stampa di 2 milioni di esemplari (quanto ai tre vescovi del Regionale, le critiche ricevute li hanno indotti a respingere la strumentalizzazione delle loro dichiarazioni e a negare l’appoggio alla diffusione di volantini a favore o contro qualunque candidato).

Ed è proprio contro questa campagna di demonizzazione ai danni di Dilma Rousseff  che si è schierato con forza dom Demétrio Valentini: “L’unica arma per combattere tale dinamica deleteria – aveva scritto il vescovo prima del ballottaggio – è il voto: la candidatura che si è voluta “eliminare arbitrariamente” – ha scritto Valentini, lasciando all’elettore il (facile) compito di identificarla – ha finito per diventare il simbolo del ripudio di procedimenti che devono essere estirpati. Votando per lei, votiamo contro le menzogne di questa campagna”. E anche contro “il tentativo di strumentalizzare la religione a fini elettorali” manipolando la coscienza degli elettori.

All’indomani della vittoria di Dilma Rousseff, la dirigenza della Cnbb ha inviato un messaggio di saluto agli eletti, congratulandosi in maniera particolare con la presidente:  “Da lei e dagli altri eletti – si legge nella dichiarazione – ci si attende fedeltà alle promesse fatte in campagna elettorale. Archiviate le elezioni, l’impegno di tutti è quello di unire gli sforzi nella costruzione di un Brasile con pace, giustizia sociale e vita piena per tutti”.

Quanto alla Cnbb, molti cattolici si attendono invece una seria valutazione del modo in cui il nome dell’organismo è stato tirato in ballo e di come la Conferenza episcopale, le cui divisioni interne sono uscite chiaramente allo scoperto, ha reagito alla strumentalizzazione della religione a fini elettorali. Di “regresso inimmaginabile” riguardo alla partecipazione delle Chiese, soprattutto quella cattolica, alla campagna elettorale, ha parlato non a caso l’analista politico Valdemar Menezes (Adital, 25/10): “La Chiesa – scrive – getta al vento decenni di credibilità. (…). Protestare contro l’aborto è suo diritto. Ma solo nel caso in cui la questione si ponga. In questo momento, suona come uno strumento di manipolazione. Con ciò, i segmenti pensanti della Nazione tenderanno ad accrescere le proprie riserve nei confronti delle religioni istituzionalizzate”. (claudia fanti)

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