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SI FERMINO GLI ABUSI DI ISRAELE A GERUSALEMME

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 06/10/2012

Pax Christi International e il Consiglio Ecumenico delle Chiese chiedono una risoluzione d'urgenza sulle questioni relative a Gerusalemme, esprimendo apprezzamento per l'attenzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite verso le tante e disastrose violazioni dei diritti umani a Gerusalemme come pure per il rinnovato impegno del Consiglio dell’Unione Europea a favore della costruzione di una pace duratura.

Gerusalemme gode di uno status speciale, in considerazione della sua rilevanza pluralista e religiosa. Le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale in atto nella città compromettono la possibilità di un futuro di pace, tanto più che, a causa del suo status particolare, le violazioni commesse a Gerusalemme non riguardano solo i suoi abitanti, ma la comunità globale in generale. Per conquistare la pace, bisogna considerare  tutte e tre le religioni e tutti e due i popoli che vivono nella città e garantire il dovuto rispetto alle differenze nazionali o religiose.

Nella Risoluzione 181 del 1947 dell’Assemblea generale dell’Onu, la comunità internazionale decise che Gerusalemme dovesse avere un regime speciale, designando per l'intera area di Gerusalemme un “corpus separatum” sotto amministrazione internazionale. Tuttavia, in seguito alla guerra del 1948, Gerusalemme venne divisa tra una parte occidentale controllata da Israele e una parte orientale controllata dalla Giordania. Nella guerra del 1967, Israele occupò la parte orientale, insieme al resto dei territori a ovest del fiume Giordano. E stabilì Gerusalemme come capitale unita di Israele, annettendo Gerusalemme Est in violazione del diritto internazionale. La comunità internazionale, la Santa Sede, il Consiglio Ecumenico delle Chiese e Pax Christi International non riconoscono tale annessione, considerando Gerusalemme Est come territorio occupato.

La Risoluzione 181 rifletteva le circostanze particolari presenti nella città, definite da due dimensioni, quella religiosa e quella politica. Sul piano politico, sono presenti due nazionalità con diritti politici, quella israeliana e quella palestinese. Sul piano religioso, esistono tre fedi con diritti religiosi, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, che chiedono ad entrambe le entità politiche la garanzia del libero accesso ai rispettivi luoghi santi, per tutti i credenti, locali e internazionali. Un atteggiamento esclusivista da qualsiasi lato, politico o religioso, danneggia l'identità unica della città e l'armonia tra tutti i suoi figli e le sue figlie. Gerusalemme non può essere solo israeliana o solo palestinese, né solo musulmana o cristiana o ebrea. Deve essere condivisa da tutti.

Dal 1967, Israele ha costruito grandi insediamenti di ebrei sui Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta alla potenza occupante di trasferire la sua popolazione nei Territori occupati. Il Piano israeliano E-1, che collega l’enorme insediamento di Ma'aleh Adumim a Gerusalemme, taglia la Cisgiordania in due completando l'accerchiamento di Gerusalemme Est. Le autorità israeliane limitano l'accesso a Gerusalemme da parte dei palestinesi, come pure il movimento tra il nord e il sud della Cisgiordania. Nonostante le pressioni internazionali, il Comune di Gerusalemme ha approvato nei mesi scorsi il progetto per la costruzione di nuove unità abitative nell’insediamento di Pisgat Zeev e camere d’albergo e unità abitative a East Talpiot.

Nel suo parere consultivo del 9 luglio 2004, la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja ha stabilito che «il Muro che Israele, potenza occupante, è in procinto di costruire nel Territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est con il suo territorio circostante, è contrario al diritto internazionale» e dovrebbe essere smantellato. Ad oggi, la costruzione va avanti. La barriera di separazione divide le persone dai loro luoghi di lavoro, le case dalla loro terra, e i villaggi dalle fonti d'acqua. Il muro ha seriamente danneggiato l'economia palestinese, determinando un’annessione de facto di estensioni maggiori di terra, spesso le aree più fertili. Luoghi religiosi come Betlemme, Beit Jala e Beit Sahour sono stati separati da Gerusalemme. Per i cristiani, la città di Betlemme è indissolubilmente legata a Gerusalemme. Ora il muro divide Gerusalemme e la separa dal suo entroterra naturale.

Poiché il Comune di Gerusalemme concede raramente permessi di costruzione ai palestinesi, molte case sono state costruite abusivamente e così, con la motivazione dell’abusivismo, vengono demolite. Il 13 luglio 2010 il Comune di Gerusalemme ha demolito sei strutture a Gerusalemme Est: due case in costruzione e un magazzino nel quartiere Issawiyya, due case abitate nel quartiere di Jabal Mukabber e un'altra casa nel quartiere di Beit Hanina. Va notato che era la prima volta in circa otto mesi che il Comune demoliva case a Gerusalemme Est.

Dal 1967, i palestinesi di Gerusalemme hanno lo status di residenti permanenti in città. Tale status può essere revocato dalle autorità israeliane in determinate circostanze. Il giornale israeliano Haaretz ne ha parlato recentemente in questi termini: «I cittadini di Israele possono lasciare il Paese per qualsiasi periodo di tempo, e la loro cittadinanza e tutti i loro diritti vengono loro garantiti a tempo indeterminato. Ma, quando si tratta di residenti palestinesi di Gerusalemme Est, Israele applica una severissima normativa il cui segreto intento è quello di espellere il numero più alto possibile di palestinesi dalla loro città natale». I palestinesi di Gerusalemme non hanno istituzioni politiche cui fare riferimento da quando Orient House (il quartier generale palestinese a Gerusalemme Est, ndt) è stata chiusa dalle autorità israeliane. Gli sforzi israeliani di negare una presenza politica dei palestinesi a Gerusalemme si sono resi ancora una volta evidenti con la decisione della Corte Suprema israeliana, nel giugno 2010, di revocare i diritti di residenza di tre membri del Consiglio legislativo palestinese (l'organo legislativo istituito dall'Autorità Nazionale Palestinese con sede a Ramallah, ndt) appartenenti ad Hamas e di deportarli. Inoltre, nel giugno 2002, il governo israeliano ha emesso una “legge temporanea” che nega la cittadinanza al marito/moglie di un residente di Gerusalemme o cittadino  israeliano. In pratica, moglie o marito provenienti dalla Cisgiordania non otterranno la residenza a Gerusalemme o in Israele, e, pertanto, non potranno raggiungere il loro coniuge.

I recenti sviluppi hanno confermato una tendenza allarmante. La Knesset ha approvato un programma pilota di emissione di nuove carte magnetiche. Esiste grande preoccupazione che si possano ulteriormente limitare i movimenti di alcuni abitanti ed espellere i residenti che non sono in grado di fornire validi documenti di residenza. Ciò potrebbe comportare quasi il dimezzamento della popolazione cristiana, da 8mila a 5mila abitanti. E ciò va ad aggiungersi alle restrizioni di Pasqua di quest'anno, quando è stato impedito ad un certo numero di cristiani palestinesi di entrare a Gerusalemme Est per la celebrazione del culto.

Pax Christi International e il Consiglio Ecumenico delle Chiese plaudono alla posizione adottata dal Consiglio dell'Unione Europea nel corso della sua riunione del Consiglio Affari Esteri: la preoccupazione espressa, tra altre cose, per gli insediamenti illegali in corso, per i trasferimenti forzati della popolazione locale, per il peggioramento delle condizioni di vita dei palestinesi e per il mancato rilascio di permessi di costruzione per i palestinesi; il rifiuto, ribadito ancora una volta dall'Unione Europea, di riconoscere alcuna modifica ai confini precedenti al 1967, compresa quella relativa a Gerusalemme; l’insistenza sulla necessità urgente di negoziare lo status di Gerusalemme come futura capitale di due Stati. A questo proposito, facciamo anche riferimento alla raccomandazione dei capi missione della UE a Gerusalemme e Ramallah ad attivare e rendere più visibili le politiche comunitarie riguardanti Gerusalemme Est.

RACCOMANDAZIONI PER IL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI

Pax Christi International e il Consiglio Ecumenico delle Chiese chiedono la cessazione immediata di ulteriori demolizioni e deportazioni illegali e un processo equo e trasparente per la registrazione e la libertà di movimento degli abitanti.

Inoltre, Pax Christi International e il Consiglio Ecumenico delle Chiese raccomandano la nomina di un relatore speciale delle Nazioni Unite per Gerusalemme. Considerando l'importanza di Gerusalemme per musulmani, ebrei e cristiani di tutto il mondo e la grave minaccia che le costanti violazioni dei diritti umani rappresentano per la possibilità di giungere a una pace giusta e duratura, è importante adottare uno speciale meccanismo di controllo per le violazioni del diritto internazionale.

Infine, Pax Christi International e il Consiglio Ecumenico delle Chiese sollecitano l'adozione di una risoluzione che impegni tutti i membri dell’Onu a garantire il pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale a Gerusalemme Est, evitando ad esempio di promuovere investimenti a favore di imprese coinvolte nella costruzione di insediamenti o nella demolizione di case a Gerusalemme Est. E riaffermano con fermezza il loro sostegno a favore di una Gerusalemme unica e accessibile, in cui gli abitanti di tutte le fedi possano vivere, lavorare ed esercitare il loro culto in armonia e in pace.

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