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NIENTE DI PEGGIO DELL’IDEOLOGIA DI GENERE. LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI PORTOGHESI

Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 30/11/2013

37406. FATIMA-ADISTA. “A proposito dell’ideologia di genere”: questo il titolo descrittivo della lettera pastorale pubblicata dalla Conferenza episcopale portoghese in chiusura dell’Assemblea plenaria svoltasi dall’11 al 14 novembre.

Il documento condanna il matrimonio fra persone dello stesso sesso, ammesso in Portogallo da maggio del 2010 (senza consentire però l’adozione), auspicandone la soppressione: «Le modifiche legislative che riflettono la mentalità dell’ideologia di genere, concretamente la legge che qui da noi ridefinisce il matrimonio, non sono irreversibili. E i cittadini e i legislatori che condividono una visione più consona all’essere umano e alla dignità della persona e della famiglia sono chiamati tutti a fare il possibile per revocarla». Secondo i vescovi, il matrimonio omosex è il frutto avvelenato dell’ideologia di genere, la quale «non contrasta solo con la visione biblica e cristiana, ma anche con la verità della persona e della sua vocazione. Pregiudica la realizzazione personale e, sul lungo periodo, defrauda la società. Non esprime la verità della persona, ma la distorce ideologicamente».

L’ideologia di genere «non si limita a denunciare» le ingiustizie, è la critica dei vescovi, «ma pretende di eliminarle negando la specificità femminile. Questo impoverisce la donna, che perde la sua identità» e priva la società «di un contributo prezioso e insostituibile, come è la femminilità e la maternità». La maternità, seguita la lettera, «non è un peso del quale la donna ha bisogno di liberarsi. Si esige, però, che tutta l’organizzazione sociale appoggi e non penalizzi la realizzazione di tale vocazione». È necessario che «l’inserimento della donna in un’organizzazione lavorativa, concepita in funzione degli uomini, non sia a discapito della realizzazione della vocazione» alla maternità.

C’è molto allarme tra i vescovi portoghesi per questa “ideologia” – che dai suoi sostenitori viene definita una «rivoluzione» – perché «non si tratta solo di una semplice moda intellettuale. Riguarda piuttosto un movimento culturale che ha riflessi sulla comprensione del concetto di famiglia nella sfera politica e legislativa, sull’insegnamento, sulla comunicazione sociale e sullo stesso linguaggio corrente». Ad esempio, «invece di sesso (elemento basilare identificativo della persona), si parla di genere (costruzione culturale psicologica di una identità); invece di uguaglianza fra uomo e donna, ci si riferisce all’uguaglianza di genere; la famiglia è sostituita dalle famiglie».

Un intervento a gamba tesa?

Irritata, oltre che immediata, la reazione dell’associazione di omosessuali cattolici Novos Rumos (Nuovi cammini) che, in un comunicato del presidente José Leote, avanza il sospetto che l’obiettivo dei vescovi portoghesi sia quello di «condizionare le risposte dei cattolici al questionario inviato dal Vaticano» in preparazione del prossimo Sinodo sulla famiglia. «Malgrado l’apertura pastorale che papa Francesco ha dimostrato», si legge, l’episcopato portoghese è «determinato a riaffermare la posizione della Chiesa cattolica», per la quale l’orientamento omosessuale, come il matrimonio fra persone dello stesso sesso, «non è naturale e deve essere combattuto». Un documento, secondo Novos Rumos, da rimandare al mittente per la durezza che lo contraddistingue. «L’uso di un linguaggio particolarmente aggressivo che speravamo superato dai vescovi – si legge – continua a causare esclusione ed emarginazione di questi fedeli all’interno della Chiesa e ad accentuare la loro ferita e la sensazione di non appartenenza al corpo dei fedeli». Un documento che «serve solo per continuare a stigmatizzare, invece che accogliere e amare fraternamente». (eletta cucuzza)

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