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«NOVITÀ CHE SCALDANO IL CUORE»: CATTOLICI LGBT IN PRIMA FILA ALL'UDIENZA DEL PAPA

Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 28/02/2015

38007 ROMA-ADISTA. Accolti in Vaticano come persone importanti, fatte accomodare all'udienza generale di mercoledì 18 febbraio nelle file dei “vip”: è un clima del tutto nuovo quello che hanno vissuto i 50 pellegrini del movimento cattolico statunitense per i diritti degli omosessuali New Ways Ministry, guidato da suor Jeannine Gramick, affiancati dal gruppo londinese lgbt della chiesa di Farm Street. Nei suoi 38 anni di vita, New Ways Ministry non aveva mai ricevuto una simile accoglienza. Lo scorso dicembre, suor Gramick aveva scritto a papa Francesco, chiedendogli un incontro personale in occasione del pellegrinaggio programmato per questo febbraio (pellegrinaggio che ha toccato anche Firenze e Assisi, e durante il quale i pellegrini di New Ways Ministry hanno incontrato anche il gruppo fiorentino di cattolici lgbt Kairos e quello di Nuova Proposta, a Roma), e all'inizio di febbraio ha ricevuto una lettera di mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa pontificia (oltre che segretario particolare di Ratzinger), il quale le comunicava di averle riservato i biglietti per l'accesso all'udienza del Mercoledì delle ceneri. Solo il giorno stesso si è resa conto che si trattava di posti destinati ai “vip” e, benché non ci sia stata l'occasione di salutare il papa di persona, questa accoglienza è stata fonte di grande entusiasmo: «Questo dice – ha affermato subito dopo la Gramick – che nella nostra Chiesa c'è un movimento, un movimento di accoglienza delle persone dai margini verso il centro». L'udienza privata che era stata auspicata non ha avuto luogo, dunque, ma l'invito a quella generale è stato ugualmente gradito, come segno di un cambiamento rilevante rispetto al passato. Cambiamento che è iniziato già negli Stati Uniti, dal momento che è stato il conservatore – di certo non sostenitore della causa lgbt – vescovo di San Francisco mons. Salvatore Cordileone a scrivere in Vaticano, lo scorso dicembre, dopo un incontro con Gramick, chiedendo per i pellegrini gay la possibilità di partecipare all'udienza.

Stesso discorso per il gruppo londinese: il card. Vincent Nichols, a Roma in occasione del recente Concistoro, si è fatto portavoce del desiderio della comunità lgbt di Farm Street in un messaggio in cui assicura ai pellegrini le proprie preghiere e la propria benedizione: «Possiate con le vostre preghiere – si legge nell'affettuoso messaggio del cardinale, che ha sempre sostenuto la causa dei cattolici lgbt – volgere gli sguardi al volto misericordioso di Gesù, che vi conduce all’amore senza fine. Vi darà la grazia di essere i suoi discepoli missionari. Possiate guidare anche altre persone alla famiglia della Chiesa, fondata dagli Apostoli, insegnando come seguire fedelmente Gesù in tutti gli aspetti delle nostre esistenze. Le vostre vite potranno così dare una vera testimonianza a tutti coloro che lottano per trovare l’amore di Dio. Solo Gesù può donare la gioia e la pienezza che cerchiamo. Restiamo vicini a Lui. Siate certi delle mie preghiere per ciascuno di noi. Vi prego di pregare per me alla tomba dei Santi Pietro e Paolo e in tutti i luoghi sacri che visiterete. Fate buon viaggio. Dio vi benedica!».

«Credo che la reazione positiva della gerarchia cattolica dipenda dallo spirito di accoglienza di papa Francesco», ha commentato suor Gramick (Washington Post, 16/2). «Queste novità scaldano il cuore di chi per lungo tempo si è sentito alienato ed emarginato. Ora siamo pieni di speranza». E nessuno meglio di lei può saperlo, visto che nel 1999 l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Ratzinger la punì con l'obbligo del silenzio per il suo apostolato a fianco dei cattolici omosessuali definito «erroneo e pericoloso», «inaccettabile dal punto di vista dottrinale», perché aveva creato «confusione tra i cattolici e danno alla comunità ecclesiale» (v. Adista nn. 58 e 62/99; 43 e 45/00). Nel 2000 si aprì un'indagine sul suo conto, durata più di 10 anni, nel corso della quale le fu impedito di testimoniare; e in tutto questo tempo l'atteggiamento dell'episcopato Usa nei confronti del suo gruppo è sempre stato piuttosto freddo. 

Il passo compiuto dal papa rappresenta, ora, un deciso salto in avanti sulla questione. Un salto in qualche modo preannunciato da diverse affermazioni di questi due anni di pontificato: dal «Chi sono io per giudicare?» i gay, pronunciato nell'estate del 2013, alla affettuosa risposta alla lettera inviatagli dal gruppo di gay cattolici fiorentino Kairos, dalle discussioni al centro del Sinodo sulla famiglia dello scorso ottobre, che hanno toccato anche la questione degli omosessuali, al recente incontro con un transessuale spagnolo, allontanato dalla parrocchia per il cambio di sesso. «Anche se i cattolici lgbt sperano nel cambiamento, sono abbastanza realisti da capire che Francesco potrebbe non determinarli, ma che certo sta muovendo dei passi molto importanti per la loro vita spirituale», ha detto il direttore di New Ways Ministry, Francis de Bernardo. «Guardiamo lontano – gli ha fatto eco la Gramick – e ogni passo è un progresso». (ludovica eugenio)

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