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Festival di Scambio e Formazione Italia-Gaza. Un progetto di diplomazia culturale

Festival di Scambio e Formazione Italia-Gaza. Un progetto di diplomazia culturale

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 3 del 23/01/2016

Dal 27 dicembre 2015 all'8 gennaio 2016 si è svolta a Gaza la seconda edizione del Festival di Scambio e Formazione Italia–Gaza, parte di un progetto di “diplomazia culturale” che prevede la formazione e lo scambio interculturale tra italiani e palestinesi nella Striscia di Gaza attraverso attivita? culturali e sportive. Il progetto è organizzato dal Centro italiano di scambi culturali–VIK e da realtà locali, ed è sostenuto da diverse associazioni italiane, in collaborazione con enti e reti di formatori dello sport e della cultura, Università? e scuole che offrono percorsi integrati per giovani e studenti in età di apprendimento, facilitando l'incontro e lo scambio tra i due Paesi. Ci racconta di più di questa iniziativa la cooperante italiana che vive a Gaza, Meri Calvelli.


Siamo arrivati alla seconda edizione del Festival di Scambio e Formazione Italia–Gaza, progetto realizzato e sostenuto attraverso l'autofinanziamento, grazie all’impegno e al sostegno di tanti cittadini e cittadine italiane, associazioni, scuole, studenti e lavoratori che, no-nostante la crisi selvaggia che si vive in Italia, pensano comunque alle condizioni svantaggiate del prossimo. Gaza, una striscia di terra più che svantaggiata, purtroppo assolutamente sigillata in tutte le sue frontiere: da una parte l’Egitto e dall’altra Israele; per ragioni di “sicurezza”, da troppo tempo, anni e anni, la Striscia di Gaza non viene aperta al normale movimento degli esseri umani, bloccata e bombardata ogni qualvolta esce un problema nel mondo arabo. La comunità internazionale non si occupa di fermare questo stillicidio e preferisce voltare la faccia di fronte ai due milioni di esseri umani costretti da tutti i governi a stare rinchiusi lì dentro. A Gaza però abbiamo aperto un Centro italiano di scambi culturali, lo abbiamo dedicato a Vittorio Arrigoni, Vik, un grande amico, attivista impegnato nel rispetto dei diritti umani, ucciso nella Striscia nel 2011. 

Nel centro ci occupiamo di aprire spiragli di speranza soprattutto per le giovani generazioni, nate e cresciute tra i muri costruiti per la “sicurezza” del Paese, stile bantustan, campi profughi e zone militari chiuse. Una marea umana di giovani e bambini, costretta per tutta la vita a vivere l’inferno che è stato riservato loro. Sono molte le cose che chiedono e di cui hanno bisogno; la più importante però è poter incontrare gli altri, il mondo esterno alla Striscia, potersi relazionare con il prossimo per riuscire a vivere in pace. È una richiesta dirompente, assolutamente importante e necessaria alla sopravvivenza di questo popolo messo al bando e usato da tutti. Il Centro italiano non ha la pretesa di occupare o colonizzare; non ha nemmeno l'intenzione di cambiare la cultura, cerca invece un approccio di dialogo diretto con la popolazione. Da anni portiamo nella Striscia carovane di giovani italiani, gente comune e professionisti, per scambiare le conoscenze e la cultura che ci appartiene e che ogni giorno acquisiamo per trasformare in meglio le nostre vite. Il Festival di Scambio e Formazione è uno strumento importante di confronto che mette insieme soggetti diversi che nell’interesse della conoscenza cominciano a dialogare e comprendersi. Un mosaico di persone che si relazionano e scambiano cultura, educazione, competenze, agire socio-politico e formazione; che rappresentano empatia, rispetto interreligioso, dignità umana e dialogo.

Le attività che si sono svolte durante lo scambio sono state realizzate con le associazioni educative locali, con le università e con singoli soggetti, in diversi settori.

Nell'ambito del Gruppo Media&Comunicazione abbiamo dato vita a un workshop con gli studenti e le studentesse dell’Università di Al Aqsa e dell'University of Palestine, per insegnare le tecniche della documentazione degli avvenimenti. Filmaker, fotografi e sviluppatori di app hanno svolto le attività in aula e realizzato poi cortometraggi e fotografie sul campo, forme narrative di documentario utilizzate per raccontare una storia, un personaggio, un momento collettivo, da divulgare all'esterno. 

Massiccia la partecipazione al Gruppo Educazione&Formazione in cui si è realizzata una prima formazione ai formatori provenienti da diverse associazioni culturali della Striscia; segno di una grossa necessità di confrontarsi con l'esterno e di recepire conoscenze e strumenti di comprensione di una situazione molto difficile da affrontare: traumi post bellici, superamento e stimolazione dello sviluppo della capacità di proiezione della realtà al di fuori degli schemi imposti. I bambini hanno realizzato un lavoro sulla rinascita di Gaza e sulla possibilità di ricostruire spazi distrutti o inesistenti. È stata “costruita” una città ideale, con moduli e materiale educativo predisposto. Hanno partecipato tre diverse associazioni: Palestinian Organization for Development (POD) di Deir el Balah, Different Free Arts (DFA) di Shajayye e Thagreed Cultural Association di Beit Hannoun, realtà provenienti da tre aree particolarmente colpite durante l'operazione militare Protective Edge del 2014 e che ancora portano i segni della distruzione e della non ricostruzione dei luoghi abitativi per centinaia di famiglie residenti. 

Infine il lavoro del Gruppo Attività di Strada: abbiamo costruito rampe per skateboarder, skater e biciclette; alcune aree sono state ridipinte e sono stati realizzati graffiti lungo i perimetri dei muri prescelti, aree di passaggio pubblico e di interesse sociale (scuole, Università, aree dei quartieri bombardati e non ancora ricostruiti). 

Le attività sono durate nove giorni e sono terminate con un  “Festival”, in cui tanti ragazzi e ragazze hanno dato via libera alla creatività attraverso show e rappresentazioni. Si sono esibiti i team di circo e giocoleria della Striscia, le formazioni di dabka, la danza tradizionale palestinese, gli acrobati di strada con il parkour e il free running. 

Giovani con una immensa voglia di vivere che purtroppo si stanno consumando chiusi lì nella Striscia. Quello spiraglio di gioia che riusciamo a portare con le nostre attività è importante per continuare a sperare, ma non può essere sufficiente per vivere realmente la vita cui ognuno ha diritto. La rivoluzione comincia da qui, dal provare a ristabilire quel diritto per tutti gli esseri viventi. E su questa strada andiamo avanti con tutte le nostre forze.

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