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Primo piano. La A maiuscola di “Altro”

Primo piano. La A maiuscola di “Altro”

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 11 del 18/03/2017

Devo premettere con schiettezza che, per una scelta personale, la mia vita di cittadino e di cristiano non ha investito molte energie per partecipare alla vicenda referendaria o  per collocarmi in un posticino nell'attuale scenario politico-partitico.

Infatti, come non condivisi la vostra scelta di schierarvi come redazione per il No, così oggi non riesco ad apprezzare queste lotte intestine del centro-sinistra, né per i contenuti né per il linguaggio.

La bellezza e la fecondità delle nostre scelte diverse mi sembravano ben acquisite da anni. Così, per me e per molte esperienze ecclesiali con cui sono in contatto, ha costituito una non piacevole sorpresa constatare uno stile di contrapposizione. Esprimo solo tre riflessioni. 

La prima: con la mia ed altre comunità vivo un quotidiano umile e nascosto, fatto di volontariato, di ascolto, di ospitalità e di interculturalità. Nei vari gruppi in cui ci troviamo coinvolti come comunità (Famigliari Amici Tossicodipendenti, Comitato contro l'omotrasfobia, gruppo "Uscire dalle guerre", La Scala di Giacobbe, gruppo verso il matrimonio, Gruppo di amicizia cristiano-islamica, Gruppo genitori, Solidarietà con gli operai che rischiano il licenziamento... e ovviamente i gruppi biblici settimanali, momenti di preghiera e dibattiti pubblici) si respira una comunicazione appassionata con persone che, con fatica e con gioia, praticano un confronto reale in cui le inevitabili tensioni non producono più contrapposizioni.

Questa pratica dell'impegno quotidiano, semplice e concreto, ha cambiato il nostro modo di stare nella politica e nelle relazioni.

Che tu ti riconosca di più nel Sì o nel No, nel PD o in Sinistra italiana, non compromette una reciproca stima e amicizia. La discussione, anche approfondita ed appassionata, non cessa mai di essere un confronto in cui le differenze stanno nel rispetto e nella stima reciproca.

Soprattutto si scopre che forse i veri problemi sono altri: lavoro, migranti, vuoto esistenziale, malattia, solitudine...

Una seconda riflessione: personalmente mi sento più vicino a quelle persone che evitano il "circuito panottico", cioè la cultura dell'immagine. Lavorare nel silenzio, nell'ascolto quotidiano delle persone, nello studio assiduo delle ricerche plurali, nell'adorazione del mistero della vita («Il mistero non è ciò che ferma il pensiero, ma al contrario ciò che dà sempre di più da pensare e da vivere», Concilium 1/2017) conferisce una gioia profonda, fatta di pace con i nostri limiti, con un enorme bisogno di ricevere e dare tenerezza.

Vorrei sommessamente dire a parecchi politici: vi trovo così tristi, arrabbiati, imbronciati, con certi ghigni sprezzanti, sempre l'un contro l'altro armati... Mica avete perso il meglio della vita? Per caso non vi è venuto a mancare il contatto con la strada, là dove si diventa tutti itineranti? Posso suggerirvi di ritrovare il sorriso, la gioia di vivere, di fuggire il video, di ritrovare il gusto dell'ironia? Parecchi di voi, come non pochi preti, sono la fotografia della tristezza e della desolazione.

Personalmente, quando sento in me formarsi il torrentello della violenza, della presunzione o del vuoto, prendo dallo scaffale qualche libro di barzellette ebraiche che mi aiutano a considerare la distanza che esiste tra i miei desideri e la realtà. Se non basta apro un volume del Talmud e, dopo poche righe, intravvedo la distanza che esiste tra una mia idea o opinione e la verità.

Terza riflessione: in ogni caso, nutro una calda speranza. Forse è la direzione in cui, se capisco bene, lavora Pisapia. Qualche volta la diaspora è sterile frantumazione e dispersione, ma talvolta nella diaspora si sente il bisogno dell'Altro, non a caso scritto con la maiuscola, e allora nascono i più bei progetti: fragili, reali, aperti al cambiamento. 

Mettere la maiuscola all'Altro, significa prendere sul serio le persone, la loro alterità umana, uscire dalle prigioni del narcisismo psicologico, culturale e partitico. Credo che ricordiamo bene l'insegnamento profetico di Ernesto Balducci nel suo libro del 1992, L'Altro. Penso che non praticheremo mai a sufficienza questo orizzonte profetico accogliendo le nostre differenze contingenti come parte di un cammino comune. Sentendomi in profonda sintonia con le varie aree della sinistra, personalmente, siccome spesso mi occupo di soggetti sofferenti, nel 2017 farò la tessera del Partito Democratico per essere un po' vicino a questo malato grave che troppi danno per spacciato. 

*Franco Barbero fa parte delle Comunità cristiane di base

*Foto di www.governo.it tratta da Wikimedia Commons, licenza e immagine originale

 

 

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