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Il 24 maggio

Il 24 maggio

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 23 del 24/06/2017

il 24 maggio

Lo confesso: il 24 maggio (2017) ero a Roma.

E confesso anche che l’ingresso in guerra dell’Italia (1915) o la festa dell’Ausiliatrice (1815) erano lontani dalla mia mente di vecchio torinese, mentre accompagnavo un drappello di giovani americane, desiderose di provare la fedeltà dei boyfriends infilando la mano nella Bocca della Verità. Proprio mentre eravamo in coda (si fa la coda pure per infilare la mano nella Bocca della Verità), ecco che sfila rapida un’autocolonna di veicoli neri e blu, che trasportavano, bandiere al vento, non “le migliaia degli Alpini”, come nel canto noto ai bisnonni, ma Trump e i suoi cari.

Il quale Trump non venne a mettere la mano nella Bocca della Verità.

Mi domando se non avrebbe mandato in crisi la serenità insensibile dell’antico marmo, pure abituato, dopo secoli, a chissà quali menzogne e tradimenti. Sul momento pensai a Trump che, il 22 maggio, infilava la mano in una breccia del Muro del Pianto, e soprattutto ai commenti online che seguirono, anche quelli da me scambiati con amici ebrei americani. Sebbene infatti le pietre di solito non veicolino impurità, tuttavia in questo caso mi permettevo di suggerire un’abluzione purificatoria, data la conclamata abitudine del nostro di infilare le mani in sorgenti notorie di impurità. Un amico andò oltre, suggerendo il sandblasting.

Le immagini più famose, però, di questo viaggio presidenziale saranno forse altre. Le modelle della first family, infatti, han deciso di non velarsi in Arabia, approfittando della magnanimità degli Sceicchi di Casa Saud, che non impongono il velo alle visitatrici, ma lasciano la decisione alla loro libera cortesia; si sono entrambe invece vestite a lutto, con tanto di veletta, per la visita in Vaticano. Anche se poi, nelle foto ufficiali, il volto più luttuoso, tetro e disgustato era quello di Francesco.

Certo Trump, per rimanere in sella, ha bisogno del sostegno di cattolici e di ebrei, e ha bisogno di quelli conservatori e formalmente osservanti: al confronto con i musulmani osservanti, il conto è presto fatto. Quanto gli sarà ora utile negli USA questo viaggio?

Qualche simpatia nel mondo ebraico dovrebbe raccoglierla (di quelle fra i cattolici ho già parlato in passato). In fondo Ivanka Marie, la figliola di primo letto (o, comunque, di primo matrimonio) di Trump, si è anche convertita all’ebraismo ortodosso (dicono Lubavitch) del marito, Jared Kushner, di ricchissima famiglia della East Coast. Lascio al loro destino i complottisti folli, che rimpiangono i Protocolli dei Savi di Sion e vedono in lui una figura anticristica, ma mi domando in modo aneddotico e salottiero se non davvero nomina sunt numina. Fu ai tempi di Jared, infatti che, secondo i migliori manoscritti del Primo Libro di Enoc, gli angeli peccatori, i “Figli di Dio”, scesero dal cielo per contaminarsi “nell’impurità delle donne” e dare inizio allo sconquasso etico in cui ci troviamo. All’epoca, dall’innaturale connubio, nacquero giganti, che divorarono tutto, sino a nutrirsi del sangue degli uomini. Allora Dio si arrabbiò e affogò tutti quanti nel diluvio, per poi pentirsi subito dopo, dato che con gli uomini non ci sono speranze. Il racconto è canonico solo fra i cristiani d’Etiopia e dintorni, ma, detto in poche parole, qui passano i millenni, e le storie son sempre le stesse.

Forse dovremmo saltare dal 24 maggio al 20 giugno e dall’Ausiliatrice all’altra grande Madonna torinese, la Consolata. Le glorie di Lepanto, infatti, e le autoconsolazioni di Pio VII, da noi legate all’incolpevole Madonna, proclamata Auxilium Christianorum, dovrebbero oggi apparire obsoleti. La misericordiosa Consolata potrebbe dare una mano un pò a tutti, a partire dalla pallida Melania fino al diluvio di umani che, molto meno pallidi e senza nome, respinti da muri di pianto e frontiere d’odio, finiscono ammassati nei campi dei profughi.

Consolatrix adflictorum (e adflictarum) ora pro nobis.

 

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