
Solidarietà con la Palestina: "innanzitutto un'informazione veritiera"
Palestinesi e associazioni solidali con la Palestina, hanno manifestato ieri davanti alle sedi de la Repubblica, Il Corriere, Il Messaggero e La Stampa, per protestare contro la falsificazione di quanto avvenuto a Gaza il 30 marzo e il 6 aprile e chiedere ai giornalisti italiani di raccontare i fatti e il loro contesto. «Alla richiesta di essere ricevuti - scrive in una nota il Collegamento-pro-Palestina Roma - solo la Stampa e il Corriere hanno risposto positivamente. Molti assensi ai nostri presidi da parte dei passant». Di seguito, la critica che il Collegamento pro Palestina (collegamentopropalestina@gmail.com) muove alla stampa italiana.
«Anche il 6 aprile non ci sono stati “scontri”, perché le forze israeliane ed i cecchini che stazionavano a 50-100 metri all’interno della linea di demarcazione hanno sparato deliberatamente contro migliaia di civili palestinesi disarmati che manifestavano pacificamente ad una distanza di almeno 300 metri da tale linea. Solo pochi gruppetti di giovanihanno cercato di correre verso il confine gettando sassi e alzando bandiere. Quindi la distanza tra i soldati e i dimostranti non poneva in nessun modo alcun rischio per i soldati israeliani. Nella strage di ieri 9 sono i palestinesi uccisi, tra cui 2 bambini; più di mille feriti tra cui 77 bambini, 17 donne, 5 operatori sanitari e 5 giornalisti nonostante fossero ben riconoscibili, mentre un altro,Yasser Murtaja, è stato ucciso. In aggiunta navi da guerra israeliane hanno sparato contro alcuni pescatori ferendoli. In totale i Palestinesi uccisi a Gaza dal 30 marzo, sono 31 mentre oltre 3000 sono i feriti (Fonti del Ministero della Sanità), dei quali 35 gravemente. Solo i copertoni di gomma incendiati dai manifestanti per creare una cortina di fumo hanno forse impedito che la strage non fosse di proporzioni maggiori.
Nei Media si parla di “Confini” tra Israele e Gaza, suggerendo che quanto accaduto sia avvenuto alla frontiera tra due stati. Ma Israele si rifiuta di stabilire i suoi confini e Gaza non è uno Stato ma un territorio occupato. I soldati non stavano proteggendo uno spazio sovrano, ma sopprimendo con la violenza i diritti di un popolo. I Palestinesi non sono solo dei rifugiati, sono un popolo trascinato fuori dalle proprie case da un esercito occupante. Questo è quello che i media dovrebbero trasmettere.
Se la popolazione di Gaza continuerà a rimanere chiusa e assediatavia terra, via mare e via cielo, senza prospettive di vita e non saranno attuate le risoluzioni ONU che prevedono il diritto al ritorno dei rifugiati, le dimostrazioni continueranno e così i crimini di Israele. Per impedirli, come primo atto, deve essere istituita una Forza di Protezione Internazionale nei territori palestinesi».
*Foto Israel Defense Forces and Nehemiya Gershoni tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza
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