
Attualità e necessità dell'insegnamento di Aldo Capitini a 50 anni dalla morte
A cinquant’anni dalla morte di Aldo Capitini (19 ottobre, 1968 – 2018), il Movimento Nonviolento, con un comunicato del 15 ottobre, «invita tutti i gruppi e le persone amiche della nonviolenza, a realizzare anche semplici iniziative (una lettura, l’esposizione della bandiera della nonviolenza, una presenza in piazza, ecc.) di memoria e rinnovo dell’impegno nonviolento». Nella pagina del suo sito, il Movimento «mette a disposizione materiali utili (da diffondere anche con i social media)» e segnala le varie e numerose «iniziative che si svolgeranno in tutta Italia».
La diffusione delle idee e dei principi di Capitini, filosofo della nonviolenza, ideatore della Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli Perugia-Assisi, fondatore del Movimento Nonviolento, è più che mai indispensabile – si legge nel comunicato che riportiamo integralmente di seguito – in questo momento di «declino politico, morale, culturale nel quale il Paese sta precipitando».
Nel 50° anniversario della morte 19 ottobre, 1968-2018 Compresenza di Aldo Capitini
L’apparente inattualità del pensiero di Capitini, antifascista durante il fascismo, antiautoritario al tempo dell’autoritarismo, eretico per la chiesa del potere, politico senza tessera contro la peggiore partitocrazia, profeta nonviolento che voleva smilitarizzare e unire oriente e occidente, ci appare oggi, cinquant’anni dopo la sua morte, come il più attuale e lungimirante interprete di quella necessaria rivoluzione nonviolenta di cui oggi sentiamo il bisogno per fermare il declino politico, morale, culturale nel quale il paese sta precipitando.
Cristiano senza chiesa e socialista senza partito, subì il torto di essere scomunicato dal cattolicesimo ed escluso dalla Costituente proprio perché mantenne le sue posizioni di coscienza. Ora comprendiamo quanto lungimirante era il suo pensiero per rinnovare religione e politica.
Capitini ha fondato il Movimento Nonviolento, per svecchiare e superare il dirigismo dei partiti di massa, ponendo il movimento per la pace al centro dell’agenda politica. Ha visto nei giovani l’elemento nuovo che può diventare protagonista di un vero cambiamento. Ha lavorato per il rinnovamento della scuola, da istituzione totale a fucina di libertà di ricerca e pensiero. Ha trovato in don Lorenzo Milani l’interlocutore giusto per una nuova scuola, così come anni prima aveva individuato in Danilo Dolci l’esemplare artefice del lavoro sociale per il riscatto degli ultimi.
Capitini ha formato intere generazioni di giovani all’antifascismo durante gli anni ’30 e ’40, e poi altre generazioni all’esercizio della democrazia, con i Centri di orientamento sociale, dal ’45 in poi.
Capitini è stato un maestro, la sua missione principale era proprio quella educativa per le nuove generazioni. Il suo era un insegnamento critico, voleva educare alla libertà, alla consapevolezza, alla ricerca, alla lotta per un futuro migliore, voleva creare le condizioni di conoscenza perché poi ognuno potesse crearsi una coscienza liberata: la maieutica della nonviolenza. Il potere lo considerava un “cattivo maestro” perchè la sua scuola sfornava discepoli critici e non cittadini obbedienti: era la scuola dell’obiezione di coscienza. Dunque era un buonissimo maestro.
Il peggior torto sarebbe quello di imbalsamare Capitini in un santino. Se vogliamo essere fedeli al suo pensiero profetico dobbiamo dimostrare oggi la capacità della nonviolenza italiana di contrastare il potere attuale con una nuova rivoluzione culturale. Le tante iniziative che si terranno in Italia per la memoria di questo grande apostolo della nonviolenza, siano momenti attivi di rinnovo dell’impegno nonviolento. Il Movimento Nonviolento è lo strumento ancora attuale per incanalare tanta energia di reale cambiamento verso il “potere di tutti”.
*Foto di Società Generale di Mutuo Soccorso tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!