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Calma tesa in Venzuela. Ma il popolo è ancora con Maduro

Calma tesa in Venzuela. Ma il popolo è ancora con Maduro

CARACAS-ADISTA. Nella calma tesa che si avverte per le vie del Venezuela, dopo l'autoproclamazione a presidente ad interim del 35enne ingegnere industriale Juan Guaidó e il suo immediato riconoscimento da parte di Trump, l'ancora ampia base chavista è vigile e pronta ad affrontare qualunque scenario possa delinearsi nelle prossime ore o nei prossimi giorni. Così la descrive, rispondendo alle nostre domande, per far da contraltare all'informazione monodirezionale dei meida in questi giorni, il militante ecosocialista Miguel Angel Núñez, direttore dell’Istituto universitario latinoamericano di agroecologia Paulo Freire, a Barinas. (claudia fanti) 

Qual è il clima di queste ore nel Paese?

Stiamo vivendo una calma piena di tensione. Vi sono mobilitazioni permanenti da parte della militanza chavista. E si assiste ad alcuni scontri e ad atti di vandalismo e di violenza, principalmente ad opera di giovani e della delinquenza organizzata con infiltrazioni paramilitari: azioni di terrorismo che mirano a destabilizzare il governo e a provocare una escalation militare straniera. In ogni caso, secondo quanto  stabilisce la Costituzione, siamo pronti a difendere la nostra sovranità e l'autodeterminazione del popolo venezuelano.

Cosa pensa che succederà ora?

Le prossime ore sono decisive. Siamo in attesa di capire come evolverà la questione della rottura delle relazioni diplomatiche con il governo nordamericano coraggiosamente decisa da Maduro. Dopo il suo ultimatum di 72 ore dato al personale diplomatico degli Stati Uniti affinché abbandoni il Paese, il Dipartimento di Stato Usa ha intanto ordinato il ritiro dal Venezuela dei suoi funzionari “non essenziali”. Restiamo vigili. E ci prepariamo a dare il miglior benvenuto ai diplomatici venezuelani che stanno stanno facendo ritorno dai consolati e dalle ambasciate statunitensi.

Da che parte è schierata la maggioranza del popolo? 

La maggior parte della popolazione difende il governo, condannando l'appoggio dato da un settore all'intervento nordamericano in Venezuela. Indipendentemente dalle differenze ideologiche e politiche che possano esistere, non possiamo giustificare alcuna aggressione militare contro il nostro paese. La nostra Costituzione riconosce il diritto alla protesta, ma senza impiego di armi in un clima da guerra. 

Di certo, tutti i poteri dello stato riconoscono Maduro come presidente legittimo, eletto per volontà popolare alle presidenziali del 20 maggio 2018. E condannano energicamente la violazione dei principi della nostra Costituzione, rifiutando ogni ingerenza da parte del governo statunitense e di ogni iniziativa diretta ad appoggiare, finanziare, dirigere e coordinare le azioni del colpo di stato in corso. Come pure respingono la richiesta di aiuti umanitari, con marines inclusi, da parte del presidente ad interim de facto, a cui il segretario di stato Mike Pompeo ha risposto annunciando su Twitter l'invio di 20 milioni di dollari «destinati ad aiutare la popolazione a far fronte alla grave scarsità di alimenti e medicine e ad altri effetti nefasti della crisi politica ed economica del Paese». 

Le forze armate hanno ribadito il loro sostegno a Maduro. C'è il rischio di tradimenti? 

Le forze armate appoggiano pienamente il presidente Maduro. Non c'è alcuna crepa al loro interno. Il nostro processo rivoluzionario si sostiene sull'unione civico-militare a difesa delle conquiste sociali. Possiamo definirci orgogliosamente come un popolo in armi. Oltre all'esercito regolare, vi sono un milione e 600mila miliziani e miliziane che renderebbero di sicuro molto arduo il lavoro a eventuali invasori.

*Foto del governo del Venezuela tratta da Wikipedia Commons immagine oridnale e licenza

 

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