
Al via l’assemblea della Cei. Noi Siamo Chiesa: i vescovi approveranno le linee guida antipedofilia?
ROMA-ADISTA. Si apre oggi, 20 maggio, con l’intervento introduttivo di papa Francesco, l’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (20-23 maggio). All’ordine del giorno, oltre che l’aggiornamento circa l’incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo (Bari, 19-23 febbraio 2020) e una prima proposta di Orientamenti pastorali per il quinquennio 2020-2025, anche l’approvazione delle Linee guida antipedofilia della Chiesa italiana.
Su questa ultima questione, interviene nuovamente il movimento Noi Siamo Chiesa, che già in passato ha condotto una analisi dettagliata del problema (v. Adista n. 34/18).
«Nell’assemblea di febbraio dei presidenti delle Conferenze episcopali – si legge in una nota del movimento – la discussione sembra sia andata abbastanza avanti nel constatare le carenze della Chiesa e nell’aspettarsi interventi nella direzione della “tolleranza zero”. A fine marzo papa Francesco ha emanato tre testi che esprimono una linea molto severa per tutte le strutture che fanno capo alla Curia romana e alla Città del Vaticano. Per l’esiguità dei soggetti a cui la normativa si potrebbe applicare (i bambini in Vaticano!) essa è stata considerata come un messaggio per le Conferenze episcopali che stanno preparando i loro interventi. Infine il papa ha ora emanato il motu proprio Vos estis lux mundi che dà indicazioni importanti: impegno a favore delle vittime, definizione precisa dei reati ed obbligo di denuncia degli stessi da parte di tutti, istituzione di “sistemi stabili” in ogni diocesi, nominati dal vescovo, per raccogliere le segnalazioni».
Noi Siamo Chiesa «prende atto degli importanti i passi in avanti ma ritiene debole l’avere ancora una volta affidati al sistema ecclesiastico gli interventi senza la partecipazione di soggetti (vittime, donne, laici) che possano essere presenti con maggiore indipendenza nella struttura clericale. La situazione italiana soffre di ritardi di anni nel prendere atto della gravità della situazione (che non è mai stata monitorata), nel non avere mai previsto atti penitenziali, nella copertura generalizzata concessa al prete pedofilo, nell’assenza di qualsiasi intervento a favore delle vittime, nel non avere previsto referenti indipendenti di ascolto (tipo quello istituito a Bolzano). Ora si sta organizzando da parte della Cei un “Servizio nazionale per la tutela dei minori” mediante una struttura ramificata sul territorio con il compito di intervenire in materia di prevenzione e formazione. Le decisioni dei vescovi dovranno ora tenere conto del Motu Proprio, sulle denunce, sulle vittime e sui “sistemi stabili” da istituire nelle diocesi».
Noi Siamo Chiesa «ritiene un grave errore da parte della Cei quello di fare il secondo passo senza avere fatto il primo, quello urgente per prendere atto degli errori e delle colpe del passato. Così il secondo, pure necessario, quello della prevenzione e della formazione, perde credibilità, perché ha tempi molto lunghi, e perché può essere visto come un tentativo per eludere ciò che costa di più, che è più importante e che non può essere rinviato. L’ultima questione, quella della rinuncia volontaria al privilegio di non denunciare i casi di pedofilia alle autorità civili, è il principale banco di prova della volontà dei vescovi di fare una svolta. Se ne parlerà e si deciderà all’assemblea» che comincia oggi.
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