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PRIMO PIANO. Un “nuovo umanesimo” sociale

PRIMO PIANO. Un “nuovo umanesimo” sociale

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 32 del 21/09/2019

La voglia di potere che ha provocato certe azzardate decisioni e talune avventuristiche sortite di Salvini ha reso doverosa, per salvaguardare le ragioni della democrazia dalle insidie dell’autoritarismo, la costituzione di un governo che dovrebbe segnare una chiara “discontinuità” il cui contenuto rischia di essere interpretato, nella fase operativa, in maniera diversa dalle due forze maggiori della coalizione: il PD infatti è portato a individuarla in rapporto alle politiche del precedente governo da esso contestate mentre il Movimento pentastellato la rinviene in quelle misure del suo programma ostacolate o boicottate da Salvini. Il rischio è che il tutto finisca per tradursi in un alternarsi di piccoli passi avanti e di piccoli passi indietro di un governo che, indicato come giallo-rosa potrebbe assumere sul versante della politica economica (che è fondamentale e in grado di condizionare gli altri settori di intervento) i colori di un rosa assai pallido e di un giallo molto sbiadito.  Da qui l’esigenza che vengano ascoltati gli appelli di quell’associazionismo di segno progressista (a partire dalla nota del “Coordinamento per la democrazia costituzionale”) che in vario modo sollecitano scelte innovative ispirate al progetto costituzionale: la lotta alle disuguaglianze richiesta dall’art. 3 dello Statuto, l’impegno per la ricostruzione di un’Europa simile a quella disegnata a Ventotene, l’introduzione di una legge elettorale proporzionale per mettere in sicurezza la democrazia. Si tratta di misure sostanzialmente in linea con le dichiarazioni programmatiche esposte dal Presidente Conte al Parlamento che possono così sintetizzarsi: l’impegno suo e dei Ministri a usare un linguaggio consono e rispettoso, lotta all’evasione fiscale, tutela dei beni comuni, riduzione del cuneo fiscale, riforma per quanto possibile condivisa del sistema elettorale, autonomia regionale differenziata che tuteli l’unità giuridica ed economica del Paese assicurando col fondo perequativo la parità delle prestazioni sul territorio nazionale, riforma della giustizia che acceleri i processi e lotta alle associazioni mafiose, prevedendo pene restrittive anche per i grandi evasori, sollecitazioni all’Europa perché divenga sempre più vicina ai cittadini e attenta alla questione sociale mettendo in cantiere anche una conferenza sul futuro della Ue.  Ed ancora: una responsabile politica sull’immigrazione assicurando l’integrazione degli stranieri che hanno diritto a restare in Italia e avviando politiche che consenta no sbocchi diversi a quelli che tale diritto non hanno, nonché promuovendo “corridoi umanitari europei”, lotta alle povertà, crescita sostenibile e promozione degli investimenti pubblici e privati, salari adeguati che garantiscano a uomini e donne una vita libera e dignitosa, asili nido per combattere le disuguaglianze a partire dalla fanciullezza, sostegno alle famiglie meno abbienti, costruttiva sintesi tra interventi pubblici e iniziativa privata, ricorso alle fonti di energia rinnovabile e salvaguardia dell’ambiente, sostegno alle aziende agricole e tutela del patrimonio artistico e storico, ricostruzione delle zone terremotate, abbattimento del divario tra nord e sud anche attraverso investimenti pubblici, riforme per alleggerire la pressione fiscale, assicurando che le tasse siano pagate “proprio da tutti”, introduzione del salario minimo tenendo conto della funzione positiva della contrattazione collettiva, tutela del risparmio dei cittadini, politiche promozionali per la scuola e la ricerca, prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, una manovra economica autunnale all’insegna dei necessari equilibri tra esigenze diverse e tale da scongiurare l’aumento dell’Iva.  Impegni e intenti programmatici che potrebbero diventare espressione di quel “nuovo umanesimo” che può definirsi “sociale” se rivolto a costituire la fonte di politiche caratterizzate dall’obiettivo di costruire una valida alternativa al neoliberismo. Una convergenza di energie spirituali e sociali capace di rilanciare gli ideali di giustizia del “sogno” socialista, di valorizzare gli aneliti di fratellanza del solidarismo cristiano e di accogliere gli orientamenti del liberalismo keynesiano. Un insieme di aspirazioni, tensioni, testimonianze, lotte e valori rivolti a promuovere la dignità di tutti gli uomini. Considerata la genericità di alcuni dei punti indicati e le possibili divergenze tra le forze di governo nella fase attuativa, il problema è se ci sarà o meno una volontà politica capace di fare produttiva sintesi delle diversità per portare  avanti gli impegni assunti. Duole però dover rilevare che gli enunciati orientamenti programmatici non vengono sempre adeguatamente inquadrati in un organico progetto di trasformazione politico-sociale che, proprio perché costituzionalmente ispirato, dovrebbe avere come comune denominatore il lavoro considerato dall’art. 1 della Costituzione il fondamento della nostra Repubblica e quindi elevato a valore informativo dell’intero ordinamento. E al citato articolo 1 si lega l’art. 4 dello stesso Statuto che sancisce il diritto al lavoro e impegna le istituzioni repubblicane a promuovere le condizioni per renderlo effettivo. Ma c’è di più e cioè che dalla proclamazione dei principi fondamentali della nostra Costituzione emerge l’esigenza che il potere pubblico intervenga per coordinare l’attività economica indirizzandola al raggiungimento di una maggiore giustizia così come gli artt. 41, 42 e 45 sottolineano la necessità che le libertà economiche non si pongano in contrasto con l’utilità sociale e con la dignità della persona umana. Ne discende che se si vuole costruire e attuare un progetto in linea con la Carta costituzionale è necessario avviare politiche che puntino a una graduale trasformazione del modello di economia dominante.

Dopo le estenuanti diatribe dei giorni scorsi l’auspicio è che il nuovo Governo sia in grado di avviare, con la gradualità che il realismo impone ma anche con la determinazione che la giustizia esige, politiche effettivamente in linea col messaggio costituzionale. Il riformismo senza riforme è una pericolosa insidia per la democrazia e fa il gioco della peggiore conservazione, ma i ripetuti richiami ai principi costituzionali da parte del presidente Conte accendono, per la loro promettente novità, luci di fiduciosa speranza.

Michele Di Schiena è presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione  

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