
Sinodo e donne/7. Cristina Simonelli (CTI): il documento finale è solo una tappa
Una Chiesa che «prende parola per la terra e per i poveri, contro ogni ingiustizia, “con” le popolazioni indie e afrodiscendenti non “per” loro»; molto meno coraggiosa, invece, sull’«aspetto ecclesiale e ministeriale, sulla ordinazione di uomini sposati al presbiterato e sui diversi ruoli di leadership delle donne, ordinate o meno. Per questo è importante tenere presente l’intero percorso, prima e durante l’assemblea sinodale. E sapere che è solo una tappa, verso altro». Così scrive la teologa Cristina Simonelli, dal 2013 presidente del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI) sul suo blog sul sito de Il Regno (29/10), a commento del documento finale e delle conclusioni del Sinodo panamazzonico.
Simonelli definisce «ingenuo e ingiusto» «aver pensato di usare il Sinodo dell’Amazzonia (…) per risolvere problemi ministeriali e alleggerire zavorre della Chiesa cattolica tutta»: una sorta di «estrattivismo ecclesiale e teologico, uno sfruttamento cioè del coraggio e delle difficoltà di quelle Chiese per poter discutere quello che la vecchia Europa sembra voler lasciare al disagio comune ma inespresso o a piccoli gruppi che possono essere considerati velleitari (come noi teologhe o varie associazioni di donne cattoliche)».
(continua a leggere sul sito de Il Regno)
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