
Effetto Ucraina: il metropolita Eulogio non cita il patriarca di Mosca nelle liturgie. Kirill: è scisma
Ha ragione Kirill, il patriarca della Chiesa ortodossa russa che è in Mosca, a temere per l’unità della sua Chiesa in questa tragica contingenza dell’invasione russa in terra ucraina. Basta leggere l’appello di 233 fra preti e diaconi per la pace e la riconciliazione con i «fratelli» ucraini. Ma la crepa Kirill la vede anche nella Chiesa ucraina dipendente dal Patriarcato di Mosca (UOC-MP). Domenica 27 febbraio, infatti, Kirill, che non ha condannato la guerra mossa dal presidente Putin, ha fra l’altro parlato del pericolo della divisione: «Oggi abbiamo anche bisogno dell'unità: l'unità con i nostri fratelli e sorelle in Ucraina. Siamo consapevoli delle difficili circostanze incontrate oggi dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca».
La UOC-MP ha già manifestato qualche dissidenza rispetto alla posizione assunta da Kirill. Ad aggravare ora la divisione è intervenuta la decisione di sospendere la commemorazione di Kirill nelle «divine liturgie», assunta il 1° marzo nella diocesi (Sumy e Akhtyrka) della UOC-MP dal metropolita Eulogio. Poche ore dopo è giunta a Eulogio la reazione di «Sua Santità il Patriarca»: il 2 marzo ha firmato una Risoluzione che è stata trasmessa a Eulogio dal prete «Thomas, capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, Vescovo di Odintsovo e Krasnogorsk ». Ed è una Risoluzione assai pesante, perché ravvisa nella decisione del metropolita di Sumy uno «scisma», peraltro attuato, vi si legge, per non conformità «a certe opinioni e preferenze politiche». Evidentemente Kirill intende la mancata commemorazione del suo nome scelta da Eulogio una dissidenza nei confronti della posizione non critica del Patriarcato di Mosca rispetto all’invasione dell’Ucraina.
Questo il testo della breve Risoluzione:
«2 marzo 2022, a Sua Eminenza il Metropolita Eulogio:
Mi rammarico della tua decisione di non commemorare più il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia durante i servizi divini. Vorrei fare l'esempio dell'arciprete Gregorio Prozorov, che non cessò di commemorare il nome del metropolita Sergio, prestando servizio nell'unica Chiesa sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca a Berlino durante la guerra fino al 1942, cioè fino al suo arresto e la morte.
La cessazione della commemorazione del primate della Chiesa, non per errori dottrinali o canonici, o per fraintendimenti, ma perché non corrisponde a certe opinioni e preferenze politiche, è uno scisma di cui colui che lo commette risponderà davanti a Dio , non solo nell'era a venire, ma anche nel presente».
*Sumy, Facoltà di Giurisprudenza. Foto dell'Accademia bancaria tratta da commons.wikimedia, immagine originale e licenza
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