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Rimini, i cattolici, il voto

Rimini, i cattolici, il voto

Anche la confusione a volte serve a fare chiarezza. Qualche giornale questa mattina (24 agosto) titola: “I cattolici mollano Letta”. E poi  “applausi alla  Meloni ed a Salvini al meeting di Rimini”.

Mi chiedo quali cattolici mollano Letta. E che passi avanti farebbe un mondo verso una vita meno minacciosa e mostruosa se non lo mollassero. Non ho una risposta a portata di mano, e allora passo a pensare agli “applausi”. Ho tanti amici in CL e non da ieri. Ripenso a Grazia, a Filippo, a Salvo, a Carlo…; anche loro ad applaudire Salvini e Meloni? E se ci fosse stato don Ciccio, con le sue grandi mani avrebbe fatto fracasso, estasiato dai due tizi - per me ”poco onorevoli”?

Nonostante il bailamme, qualcosa da questa confusa situazione sembra emergere. Accenno a quattro aspetti.

Democrazia meramente formale. Mi intendo poco di partitica e molto meno di tecniche elettorali per fare eleggere anche gli impresentabili. È chiaro comunque che nessun cittadino elegge niente, al massimo “ratifica” quelli che i partiti hanno scelto. Fine della democrazia ed occupazione dello Stato da parte dei partiti? Ebbene pare di sì, ed in barba alla Costituzione ed ai suoi “padri costituenti”.

Cattolici, ma senza Cristo. Chi ha fatto scattare in avanti l’applausometro a Rimini è l’insieme di quei battezzati a cui nulla importa dei poveri, dei migranti, della fame nel mondo, della pace, della dignità di ogni nato di donna, che concordano nel fare arrestare chi in un comizio ricorda “Ama il prossimo tuo come te stesso”, ma sventolano Rosari (forse mai recitati) e Vangeli (forse mai letti, certo mai accolti) per accaparrarsi voti e favori. Esattamente alla Salvini e alla Meloni. Ci limitiamo a dire che questo cattolicesimo non si addice a tutti i cattolici. Sa tanto di post-cristianesimo, di morte del Vangelo di Gesù, di adesione piena a quei valori esaltati dal liberismo individualista chiuso nella difesa – al massimo – dei suoi luoghi tradizionali e ipocriti: dio, patria e famiglia. Dove dio non è il Dio di cui ha parlato Gesù, e neppure patria e famiglia hanno qualcosa da spartire col Vangelo. Siamo ad un nominalismo buffonesco e tragico. Più dolcemente e con Papa Francesco: ad un “Cristianesimo senza Cristo”.

Il PD ha perso la bussola. A Rimini i “cattolici” degli applausi non hanno celebrato il funerale del PD. Questo ci ha pensato da solo. Si fa fatica a trovare tracce di intelligenza politica aperta al bene veramente comune, al cambiamento della società, allo sganciamento da una società ingiusta, al riscatto della dignità di ogni uomo, alla elevazione materiale e culturale dei due terzi dell’umanità, e di circa 6 milioni di poveri assoluti nella nostra sola Italia. Credevamo che ci fosse ben altro da fare oltre che la difesa dei diritti civili individuali: divorzio, aborto, eutanasia, diritto di proprietà, ecc. Credevamo che la grande speranza per i reietti della Terra suscitata da lontani o vicini “progenitori” del PD, non fosse stata espunta dai suoi lavori. Simbolo significativo ci pare la trasformazione di qualche suo leader in trafficante di armi. Progressista il PD? Difficile affermarlo. Se per progresso intendiamo l’avanzamento della civiltà e della umanità nel mondo (e dunque lo sganciamento dal liberismo economico e dalle leggi del mercato), ci sembra di no. Se intendiamo qualche apprezzabile sprazzo di buon senso in certe leggi, certi rari canti fuori dal coro, nella difesa dei diritti individuali nostrani, uso l’ossimoro: mi pare un partito conservatore… di sinistra.

E i cattolici che a Rimini avrebbero tenute chiuse le mani? Non so. Il problema si fa grave e si aprirebbe un altro discorso. Le titubanze diffuse tra laici e preti (di basso ed alto rango) per il magistero di Papa Francesco, appassionatamente legato al Vangelo di Gesù di Nazareth, ci fa pensare alla necessità che la chiesa-popolo-di-Dio, apra gli occhi sul baratro in cui volteggia. Domenica scorsa (21 agosto) una Parola tremenda ci veniva consegnata: Gesù chiama “operatori di iniquità” coloro che, nonostante abbiano “mangiato e bevuto” con lui, nonostante lo abbiano conosciuto, e materialmente seguito, non si sono sforzati “di entrare per la porta stretta”, la sola che conduce alla vita. Traducendo per l’oggi: hanno seguito il “pensiero unico” del mondo, quello imposto dai magnati del denaro e della forza.

Mi si dirà che non c’è una parola giusta in quanto ho scritto. Sarà così. Il mio vecchio Dostowieskij soleva dire: Se dovessi scegliere tra la verità e Cristo, sceglierei Cristo. 

 

* Felice Scalia è gesuita a Messina  

 

 

 

 

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