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Organizzazione degli Stati Americani sulle elezioni in Venezuela: la vittoria di Mduro è una «manipolazione aberrante»

Organizzazione degli Stati Americani sulle elezioni in Venezuela: la vittoria di Mduro è una «manipolazione aberrante»

È durissimo Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), con il governo di Nicolás Maduro sul processo delle elezioni presidenziali del 28 luglio in Venezuela.

Maduro afferma di aver vinto con il 51% dei voti; il suo contendente, Edmundo González Urrutia, sostiene di aver raccolto 6,2 milioni di voti (73%, contro i 2,7 milioni andati a Maduro), dichiarandosi in possesso della maggior parte dei verbali elettorali. All'OSA si erano peraltro rivolti ieri nove Paesi latinoamericani – Uruguay, Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù e Repubblica Dominicana – che, con comunicato congiunto, richiamavano l'importanza dell'organismo internazionale nella soluzione della crisi venezuelana e del suo ruolo di mantenere la stabilità nella regione.

Quella di Maduro è una «manipolazione aberrante», denuncia Almagro, che sposa totalmente la causa di González Urrutia e chiede il riconteggio dei voti. E non si perita peraltro di fare rilievi anche su inadempienze legali relative alle elezioni che nel 2013 hanno portato Maduro alla presidenza del Paese per la prima volta.

Questo il comunicato pubblicato ieri, 30 luglio.

«Ad oggi, l’Ufficio del Segretario Generale ha ricevuto il rapporto del Dipartimento di Cooperazione e Osservazione Elettorale (DECO) dell’OSA riguardante il processo elettorale presidenziale in Venezuela nel 2024, che è allegato alla presente dichiarazione.

La peggiore forma di repressione, la più vile, è impedire al popolo di trovare soluzioni attraverso le elezioni. L’obbligo di ciascuna istituzione in Venezuela dovrebbe essere quello di garantire la libertà, la giustizia e la trasparenza del processo elettorale. Il popolo doveva avere le massime garanzie di libertà politica per potersi esprimere alle urne e tutelare il diritto dei cittadini ad essere eletti.

Durante l’intero processo elettorale si è vista l’applicazione da parte del regime venezuelano del suo schema repressivo, accompagnato da azioni volte a distorcere completamente il risultato elettorale, rendendolo accessibile alla manipolazione più aberrante. Continua ancora oggi.

In questi anni il regime di Maduro si è fatto beffe di importanti attori della comunità internazionale e ancora una volta si è lanciato in un processo elettorale senza garanzie, meccanismi e procedure per far valere tali garanzie. Il manuale completo della gestione fraudolenta del risultato elettorale è stato applicato domenica notte in Venezuela, in molti casi in modo molto rudimentale.

Si è parlato di una verifica o di un riconteggio dei verbali del materiale elettorale che non ha avuto la minima condizione di sicurezza e controllo. Allo stesso modo, dobbiamo tenere presente che, per quanto riguarda gli audit, il regime è indietro di almeno 11 anni, quando si è impegnato con l’UNASUR (in una riunione del 18 aprile 2013 a Lima) a effettuare un audit del 100% dei verbale del processo elettorale del 14 aprile 2013. È ovvio dire che non si è mai adempiuto. È ovvio che una nuova presa in giro sarebbe inammissibile.

Tenendo conto che la squadra elettorale dell’opposizione ha già presentato il verbale con cui avrebbe vinto le elezioni e il Madurismo, compreso il Consiglio Nazionale Elettorale, non ha ancora potuto presentare il verbale con cui avrebbe vinto, che a questo punto sarebbe ridicolo e patetico se non fosse tragico; in questo contesto, è imperativo conoscere l’accettazione da parte di Maduro dei primati ottenuti dall’opposizione e di conseguenza accettare la sua sconfitta elettorale e aprire la strada al ritorno alla democrazia in Venezuela. In caso contrario, sarebbero necessarie nuove elezioni, ma in questo caso con la presenza delle missioni di osservazione elettorale dell’Unione Europea e dell’OAS e di un nuovo CNE per ridurre il margine di irregolarità istituzionale che ha afflitto questo processo.

Continua il peso dell’ingiustizia sul popolo venezuelano, che è ancora una volta vittima della repressione, senza dubbio la caratteristica più rilevante del governo, risultato di una gestione inefficiente che ha seminato la più grave crisi umanitaria e migratoria mai conosciuta la Regione».

*Foto di Cancillería de Ecuador tratta da Flickr

 

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