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Ilva di Taranto: No al riarmo, sì alla bonifica e alla tutela dei lavoratori.

Ilva di Taranto: No al riarmo, sì alla bonifica e alla tutela dei lavoratori.

TARANTO-ADISTA. Questo appello si rivolge ai lavoratori Ilva nel momento in cui si decide il loro destino con un accordo dalle prospettive estremamente incerte per la tutela occupazionale. È un passo verso il buio in un momento grave per le sorti collettive. La vendita dello stabilimento non fornisce buone prospettive per i lavoratori. Il loro futuro è in grave pericolo mentre non esiste un piano B se dovesse fallire il piano di rilancio industriale, come è altamente probabile. Infatti permangono criticità evidenti in relazione alle difficoltà di mercato e alle risorse limitate messe in gioco con una gara di vendita che vede offerte ben al di sotto della soglia minima fissata dal governo a 1 miliardo e 800 milioni. Nonostante i rilanci delle offerte siamo in presenza di un esito estremamente deludente per chi si attendeva una gara in cui i soggetti economici avrebbero sgomitato per accaparrarsi l’ILVA. Evidentemente quello che viene definito un asset strategico sulla carta è invece uno stabilimento che non è appetibile per i giganti della siderurgia. Lo stabilimento tarantino viene richiesto da Baku Steel che ha una capacità produttiva modesta, dieci volte inferiore rispetto a ILVA, in un momento di depressione del mercato siderurgico. In questo contesto i lavoratori non hanno grandi speranze. Anzi. L’incertezza è massima.

Quello che preoccupa è l’assenza di un piano di salvataggio dei lavoratori se l’operazione dovesse andare male come è già accaduto per ArcelorMitral che dava garanzie ben maggiori in termini di solidità.

Ci troviamo di fronte a un bivio cruciale per il futuro del nostro Paese e per i lavoratori. Il governo vuole destinare ingenti risorse economiche al riarmo, con un aumento delle spese militari che sottrae fondi preziosi a settori vitali come la sanità, l’istruzione e la tutela del lavoro. Mentre si finanziano nuovi piani di riarmo, vengono lasciati nell’incertezza i lavoratori coinvolti in crisi industriali, ambientali e occupazionali.

Non ci sono investimenti per piani di salvataggio dei lavoratori e delle loro famiglie.

Non possiamo accettare che la soluzione alla crisi occupazionale - che è economica ed ecologica - sia messa in secondo piano mentre è previsto il raddoppio delle spese per la produzione di armi e il coinvolgimento in una guerra permanente. È necessario un cambio di rotta che metta al centro il diritto al lavoro dignitoso e la salvaguardia dell’ambiente.

Chiediamo che le risorse oggi destinate al riarmo vengano riconvertite in un grande piano di salvataggio per i lavoratori finalizzato alla bonifica dei territori inquinati e alla tutela ambientale.

L'Italia ha bisogno di un futuro sostenibile, non di nuove armi. Già da oggi migliaia di lavoratori dell’industria pesante possono e devono essere coinvolti in un programma nazionale di formazione per la conversione ecologica mettendo a frutto le loro competenze in settori strategici per la protezione del nostro ambiente e per la messa in sicurezza dei territori sollecitati dalle pressioni crescenti dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi.

Facciamo appello alle forze sindacali affinché si uniscano in una mobilitazione ampia e determinata per:

- opporsi all’aumento delle spese militari e chiedere che i fondi vengano destinati alla riconversione industriale.

- sostenere un piano di lavoro per la bonifica e la tutela ambientale, garantendo una transizione giusta per i lavoratori.

- difendere la pace e i diritti sociali opponendosi a una politica che alimenta il riarmo e la logica di guerra permanente.

È tempo di costruire un modello di sviluppo basato sul lavoro utile alla società, sulla sostenibilità e sulla pace. Uniti possiamo fermare questa deriva bellica e aprire una nuova stagione di progresso per i lavoratori e per il nostro Paese.

No al riarmo, sì alla bonifica e alla tutela dei lavoratori.

Uniti nella lotta, per un futuro di pace.

* Presidente PeaceLink

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