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Occhi puntati oggi su Parigi. Ma con legittima preoccupazione

Occhi puntati oggi su Parigi. Ma con legittima preoccupazione

PARIGI-ADISTA. Il vertice convocato oggi a Parigi, con la partecipazione dei leader europei e del presidente ucraino Zelensky, è stato presentato come un incontro di “volenterosi”. Ma la parola si svuota rapidamente di significato quando il nodo centrale dell’incontro è l’invio di truppe in Ucraina. Non parliamo di forze di interposizione con un mandato condiviso, ma di truppe “pronte a combattere”, secondo le dichiarazioni dello stesso Zelensky.

Siamo quindi di fronte non a una missione di pace ma a una prospettiva di guerra. Non si tratta di chiudere il conflitto armato, ma di prepararsi ad ampliarlo. Le truppe “di interdizione” – questo il termine tecnico – non restano ferme: agiscono, si scontrano, combattono. E quando ciò avviene fuori da ogni accordo con le altre potenze coinvolte nelle trattative in corso, in particolare con la Russia, si viola una delle “linee rosse” che da mesi vengono tracciate con sempre maggiore rigidità. Il vertice avviene fuori dall’ambito Nato. E senza la presenza degli Stati Uniti. Siamo oltre ogni ambito concertativo riconosciuto, fuori  da cornici internazionali consolidate e in contrasto con le stesse trattative di Riad. È anzi un atto di malcelato sabotaggio - pensato in ambito europeo - per sabotare le trattative fra Ucraina, USA e Russia. Zelensky gioca maldestramente su due tavoli, uno a Riad e uno a Parigi, con chiari scopi di non farsi assorbire troppo nella trattativa con Trump e Putin. E di tentare la carta disperata della missione di truppe europee per dare manforte al suo esercito in gravi difficoltà.Un tale passaggio non è soltanto una provocazione geopolitica: è un atto di pericolosa irresponsabilità. L’escalation che si prepara a Parigi rischia di coinvolgere l’Europa in una spirale bellica incontrollabile. E a nulla servono le rassicurazioni ufficiali. Mentre si discute a porte chiuse di truppe da mandare in Ucraina, a porte aperte i governi europei diffondono video e kit per prepararsi alle emergenze, alimentando un clima da catastrofe imminente.

Questo non è il comportamento di chi lavora per la pace. Questo è il comportamento di chi si prepara alla guerra.

Nel linguaggio pubblico si abusa spesso di parole nobili: “volonterosi”. Ma la realtà oggi è che il vertice di Parigi non è un raduno di persone di buona volontà. È un raduno di volontà bellicose. Volenterosi, sì. Ma volenterosi di guerra.

Occorre levare la nostra voce contro ogni passo verso l’escalation. Leviamo la voce dei veri volonterosi, quella di noi pacifisti che vogliamo la fine della inutile strage e lo stop di ogni escalation militare.

* Presidente di PeaceLink

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