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IN NOME DEI "PRINCIPI NON NEGOZIABILI", SEMPRE PIÙ VICINE CHIESA DI ROMA E PATRIARCATO DI MOSCA

Tratto da: Adista Notizie n° 9 del 02/02/2008

34260. MOSCA-ADISTA. È quasi certo – salvo problemi di salute dell’uno o dell’altro protagonista – che quest’anno, finalmente, il papa e il patriarca di Mosca si incontreranno per la prima volta, e in un "Paese terzo". L’ipotesi, più volte apparsa sulla stampa (e anche sulla nostra agenzia) ha ricevuto ora la conferma da parte del metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, "ministro degli esteri" della Chiesa russa in quanto presidente del Dipartimento per gli affari ecclesiastici esteri del patriarcato di Mosca.

In un’intervista dei primi di gennaio al sito del patriarcato di Mosca, infatti, Kirill ha affermato che l’incontro tra il pontefice ed Aleksij II "è del tutto possibile. Da quando Benedetto XVI è divenuto papa i nostri rapporti sono migliorati. L’attuale pontefice ha tolto dall’ordine del giorno il problema di una sua venuta a Mosca. Una tale visita non avrebbe risolto i problemi pendenti, anzi, ne avrebbe creati di supplementari. Lo sviluppo dei nostri rapporti condurrà inevitabilmente ad un incontro papa-patriarca, anche se alcuni ambienti russi hanno tuttora una certa diffidenza verso i cattolici a causa del proselitismo dei secoli XVII e XVIII".

Indirettamente, Kirill ha dato una stoccata a Giovanni Paolo II che, malgrado il no del patriarcato, voleva a tutti i costi andare in Russia, ed a tal fine nel 2003 aveva ipotizzato un viaggio in Mongolia, con tappa a Kazan’ (città sul Volga, ad ottocento chilometri da Mosca), per consegnare personalmente nelle mani di Aleksij II la preziosa copia di una famosa icona russa (la Kazanskaya, appunto) da lui custodita in Vaticano. Ma Aleksij, accusando quel papa di aver sostenuto il proselitismo cattolico in Russia, in particolare istituendo nel Paese, nel 2002, diocesi cattoliche, rifiutò la proposta. E allora Wojtyla annullò il viaggio ad Ulan Bator. Invece, il riferimento al "proselitismo dei secoli XVII e XVIII" si riferisce ai cattolici ucraini di rito orientale – chiamati "uniati" dagli ortodossi – nati nel 1595-96, anche su spinta dei re polacchi, ma sviluppatisi soprattutto nei due secoli successivi. Il metropolita non ha fatto cenno al contenzioso uniati-ortodossi in Ucraina, che pur persiste a tutt’oggi, ma anche questo problema è nel conto.

Escluso che luogo del primo incontro tra un papa e un patriarca russo siano Roma o Mosca, ci si domanda quale città, quale "Paese terzo" potrebbe ospitarlo. Ufficialmente nulla è per ora certo: le ipotesi che al momento corrono sono soprattutto l’Austria (Vienna), l’Ungheria (Pannonhalma, storica abbazia benedettina), l’Italia (Bari, dove si trova la tomba di San Nicola, veneratissimo in Russia); altre ipotesi parlano della Francia, di Cipro o della Repubblica Ceca (Velehrad, dove si trova il santuario dei santi Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi).

 

Che un incontro papa-patriarca sia prossimo lo ha fatto capire, indirettamente, lo stesso Aleksij II. Come ha raccontato alla Radio Vaticana l’8 gennaio mons. Antonio Mennini, rappresentante pontificio in Russia, al termine della celebrazione nella cattedrale di Cristo Salvatore della vigilia del Natale ortodosso, il 6 gennaio, "il patriarca ha fatto cenno a me e al nuovo arcivescovo della diocesi della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi [nominato il 21 settembre; legato a Comunione e Liberazione: v. Adista n. 67/07] di avvicinarci. Abbiamo insieme baciato la croce che lui teneva e con la quale aveva benedetto i fedeli. Poi il patriarca – rivolgendosi in particolare al nuovo arcivescovo che io gli ho presentato – si è detto pronto ad incontrarlo presto, non solo per conoscerlo meglio ma per poter insieme studiare dei progetti pastorali comuni per il beneficio dei fedeli della regione di Mosca. Ha sottolineato questo elemento e ha detto che ‘i fedeli che vivono nella regione di Mosca sono affidati sia alle mie che alle sue cure pastorali’". Quest’ultima frase, naturalmente, non ha alcun rapporto diretto con l’incontro papa-patriarca. Tuttavia essa non era mai stata pronunciata prima, stante a Mosca il predecessore di Pezzi, mons. Tadeusz Kondrusiewicz (in settembre trasferito a Minsk, nella natia Bielorussia), e testimonia dunque di un "clima" che permette di immaginare assai prossimo l’incontro di Aleksij II con il pontefice.

Siccome Mennini ha ricordato che il patriarca, "rivolto a me, ha pregato ancora una volta di trasmettere al Santo Padre fervidi auguri di ogni bene per il nuovo anno appena iniziato", la Radio Vaticana ha chiesto al prelato: "Formulando gli auguri al papa, Alessio II ha anche espresso la volontà di incontrare il Santo Padre?". Risposta: "Questo non l’ha detto esplicitamente, anche se credo che lui lo voglia. Arriverà anche questo momento, arriverà". Altra domanda: "Quindi, sono tempi non ancora maturi per questo evento, ma la direzione sembra quella giusta". Risposta: "Sì. Ci sono tutti i segnali che certamente lasciano ben sperare in sviluppi positivi.

Nell’incontro dopo la solenne celebrazione per il Natale, il patriarca ha anche detto: ‘Preghiamo di far pervenire a nome mio e a nome vostro, i migliori auguri di ogni bene al papa di Roma, esprimendo la nostra stima, vicinanza e fraternità’. In suo onore – ha proseguito il patriarca – ‘vi invito tutti ad alzarvi e a cantare’".

Un’alleanza sui "principi non negoziabili"

Infine, Mennini ha ricordato la fruttuosa riunione, avvenuta il 28 dicembre, della Commissione mista cattolico-ortodossa russa, stabilita qualche anno fa, per affrontare diversi problemi pratici fra le due Chiese: "Mi sembra che ora non ci siano problemi che le due parti non possano affrontare apertamente e liberamente insieme, senza incorrere nel rischio di rompere le relazioni o i rapporti; senza incorrere nel rischio, soprattutto, che si venga a rompere un clima di fiducia, di dialogo fondato però sul rispetto reciproco".

Il vero punto di incontro tra Ratzinger ed Aleksij – sottolineano ambienti diplomatici moscoviti – è la loro totale consonanza sui "princìpi non negoziabili" (il no alle leggi civili su divorzio, aborto, eutanasia, fecondazione assistita, biotecnologie; il no alla donna-prete); per favorire, soprattutto in Europa, questa "Santa Alleanza" i due cercano di mettere tra parentesi temi scottanti ed irrisolti – come gli "uniati" e i dogmi del primato pontificio e dell’infallibilità papale – che però potrebbero ad ogni momento esplodere e rendere precaria l’intesa che l’auspicato incontro vorrebbe corroborare.

 

Nervosismi in casa cattolica

Ma, intanto, una piccola vicenda in casa cattolica ha turbato l’atmosfera natalizia. Il 26 dicembre, infatti, la stampa russa scriveva che il settimanale cattolico Svet Evanghelya (Luce del Vangelo) era stato chiuso da Pezzi su pressioni della gerarchia ortodossa, la quale avrebbe lamentato che la rivista sembrava "incoraggiare la popolazione a farsi cattolica". Ma Igor Kovalevsky, segretario generale della Conferenza episcopale russa, il 9 gennaio ha dichiarato all’Eni (Ecumenical News International): "La notizia è assolutamente falsa. Non si tratta di sopprimere il settimanale, ma di strutturarlo per una nuova politica di informazione, che tenga conto dei bisogni attuali". Secondo altre fonti, invece, Pezzi si è irritato perché Svet Evanghelya aveva criticato il trasferimento di Kondrusiewicz da Mosca a Minsk e, quindi, di fatto, la sua stessa nomina.

Il settimanale chiuso a Natale era nato nel ‘94, ed aveva pubblicato 650 numeri. Nel suo ultimo numero spiega di dover chiudere a causa delle modifiche "nelle strutture delle attività di informazione della diocesi", ma significativamente aggiunge di sperare che "un giorno, sia fatta piena luce" sulla decisione di chiuderlo. Anche la Kai – agenzia legata alla Chiesa cattolica polacca – ha parlato di "pressioni" ortodosse perché il settimanale fosse chiuso. L’agenzia ha criticato mons. Pezzi anche per un altro motivo. La gente gradiva molto che, al termine della messa di Natale, mons. Kondrusiewicz porgesse ai fedeli gli auguri in molte lingue (perché appartiene a molte nazioni – la Polonia, soprattutto – la piccola comunità cattolica che vive a Mosca). Questo Natale, invece, al termine della messa mons. Pezzi ha fatto parlare solo rappresentanti del patriarcato di Mosca, e con ciò ha chiuso la cerimonia, con grande rammarico dei fedeli convenuti. A conferma di queste voci, l’agenzia AsiaNews, il 28 dicembre passato, lancia la notizia dell’avvenuta chiusura di Svet Evanghely motivando il fatto con questa unica frase: "per decisione del nuovo arcivescovo dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi".

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