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UNA NUOVA VITTORIA PER IL POPOLO BOLIVIANO: CONVOCATO IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Tratto da: Adista Notizie n° 75 del 01/11/2008

34666. LA PAZ-ADISTA. Erano partiti in 10mila, il 13 ottobre, da Caracollo, nel dipartimento di Oruro, con destinazione La Paz: 199 chilometri da percorrere a piedi in otto giorni, dormendo all’addiaccio a 4mila metri di altitudine e mangiando quando possibile, per esigere dal Congresso (dopo il fallimento, prevedibilissimo, del dialogo tra il governo e i prefetti secessionisti della Mezza Luna; v. Adista n. 65/08) la convocazione del referendum di approvazione della Carta costituzionale votata dall’Assemblea Costituente il 9 dicembre del 2007. Al suo passaggio, la grande colonna umana - composta da minatori, contadini, indigeni, cocaleros, sindacalisti e universitari, guidati dai principali dirigenti della Centrale Operaia Boliviana e del Coordinamento nazionale per il Cambiamento e, negli ultimi 32 chilometri, dal presidente boliviano in persona - aveva ricevuto cibo e bevande, incoraggiamenti e solidarietà, crescendo ad ogni tappa fino ad estendersi per 10 chilometri. Giunta il 20 ottobre a Plaza Murillo, dove sorge il palazzo del Congresso, con l’intenzione di restarci fin quando non fosse stato convocato il referendum, la grande folla di manifestanti ha ricevuto finalmente, tra abbracci e grida di giubilo e le lacrime di gioia di Evo Morales - il quale aveva atteso tra la folla per 23 ore senza chiudere occhio - l’agognata notizia: l’approvazione da parte del Congresso con una maggioranza di due terzi, dopo un’interminabile sessione di 17 ore consecutive, la convocazione al referendum sulla nuova Costituzione del Paese, che si svolgerà il prossimo 25 gennaio.

“A partire da questo momento – ha detto il presidente, che ha immediatamente promulgato la convocazione – iniziamo tutti la campagna affinché il 100% della popolazione approvi la nuova Costituzione politica”. Una Costituzione, ha sottolineato, che fa della Bolivia uno Stato unitario, sociale, plurinazionale, comunitario, sovrano e interculturale, che riconosce le autonomie indigene, dipartimentali, regionali e municipali, che istituzionalizza misure come la Renta Dignidad (la pensione di 25 dollari mensili concessa a tutte le persone ultrasessantenni, resa possibile solo dall'incremento degli introiti statali derivanti dall'imposta sugli idrocarburi, nazionalizzati dal governo di Evo Morales l’1 maggio del 2006) o il Bono Juancito Pinto (un sussidio annuale di 25 dollari assegnato ai bambini iscritti dal primo al quinto grado di scuola, anch’esso sovvenzionato dalle entrate addizionali ottenute dalla nazionalizzazione degli idrocarburi).

L’accordo raggiunto dalle forze politiche della maggioranza e dell’opposizione non riguarda però solo la convocazione del referendum: in caso di approvazione della nuova Carta Magna, infatti, si terranno, nel dicembre del 2009, nuove elezioni nazionali, con la conseguente riduzione di un anno del mandato del presidente Morales - il quale potrà candidarsi solo per un nuovo mandato di cinque anni - del vicepresidente Álvaro García Linera e dei parlamentari. Oltre cento, inoltre, gli articoli modificati, nella forma o nel contenuto, soprattutto riguardo al tema delle autonomie, a quello elettorale, a quello della giustizia comunitaria e ordinaria. La correzione più grave, in attesa di conoscere i dettagli di questa come delle altre modifiche, sembra quella relativa al tema dell’estensione della proprietà agraria: per quanto sia rimasto in piedi il referendum per fissare a 5.000 o a 10.000 ettari la superficie massima dei latifondi, è stato incluso – secondo quanto riferisce l’agenzia Econoticias Bolivia – un articolo che chiarisce come tale limite sarà applicabile solo alle proprietà costituite dopo l’entrata in vigore della Costituzione e che dunque i latifondi esistenti, sempre che siano produttivi, non avranno alcun limite di estensione e non potranno essere espropriati.

Le correzioni introdotte non sembrano tuttavia intaccare sensibilmente la sostanza del testo, a giudicare dalle rabbiose reazioni degli esponenti dell’oligarchia razzista della Mezza Luna, i quali si sono precipitati a dichiarare che si dovrà passare sui loro cadaveri per mettere in pratica la Costituzione. “I neoliberisti – ha esclamato il leader della Cob Pedro Montes – devono scavarsi la propria tomba per essere seppelliti. Il popolo boliviano ha trionfato e ora dobbiamo organizzarci e prepararci a governare per i prossimi 20 anni”. (claudia fanti)

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