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COMBONIANI E SACRAMENTINI: CONTRO I MIGRANTI, UNA STRATEGIA CRIMINALE E POLITICA

Tratto da: Adista Notizie n° 85 del 06/12/2008

34720. CASTEL VOLTURNO (CE)-ADISTA. “Sono neri, sono poveri, sono irregolari, li abbiamo fatti diventare criminali”, scrivono in un comunicato i missionari comboniani di Castel Volturno – p. Giorgio Poletti, p. Claudio Gasbarro, p. Antonio Bonato e fr. Filippo Mondini – e i padri sacramentini di Casa Zaccheo di Caserta, commentando la retata della polizia contro i migranti dell’American Palace (v. notizia precedente). “Durante l'operazione le forze di polizia, che hanno ostentato una forza eccessiva impiegando più di 40 macchine e una quantità esagerata di uomini e mezzi, hanno divelto porte e rotto cose alla ricerca di chissà quali refurtive. Ci risulta che solo in un appartamento sia stata ritrovata una piccola quantità di droga”, raccontano i religiosi. I migranti di Castel Volturno “sono neri, poveri e cercano di sopravvivere in un mondo dove li si vuole ‘buttare a mare’. È una storia vecchia che continuamente si ripete quando su questo territorio si intravede il denaro e in futuro ne arriverà molto per la realizzazione delle opere dell'accordo di programma: (…) il futuro nuovo impero dei Coppola, i quali dopo aver distrutto l'ambiente, ora dovrebbero ricostruirlo”, spiegano comboniani e sacramentini, facendo riferimento al mega-progetto di riqualificazione del litorale domizio (v. Adista n. 67/08).

A Castel Volturno è in atto “una strategia che vuole colpire in maniera particolare gli immigrati africani considerati clandestini. L'avevamo prevista e puntualmente si sta realizzando anche attraverso gruppi di sobillatori che da anni fanno le loro campagne politiche e portano avanti ancora oggi una campagna contro gli africani”. Tuttavia, proseguono, “crediamo ancora che sia possibile costruire un percorso comune per rendere abitabile questa zona. Non crediamo che la repressione risolva i problemi di Castel Volturno. Siamo contrari alla politica discriminatoria di questo governo nazionale che vergognosamente suscita nella popolazione chiusura e malessere, senza prospettive reali per il futuro se non quelle legate all'egoismo e all'interesse di gruppi partitici”.

Non chiudono gli occhi di fronte alla realtà i religiosi casertani, i quali ammettono che “tra gli immigrati esiste una criminalità da debellare, ma solo se si sconfigge la camorra sarà possibile una vita diversa per tutti. Ma questa purtroppo è una battaglia oggi lontana dall’essere vinta perché la camorra è una cultura nella quale tutti noi siamo immersi e un humus nel quale cresciamo. Gli immigrati africani sono l'anello debole, discriminati per il colore della pelle, per la razza e per la loro situazione di precarietà lavorativa ed economica. Discriminazione razziale nei confronti degli africani e danaro sono alla base di queste operazioni che hanno come solo intento quello di liberarsi degli africani”.

“Siamo contrari – concludono i comboniani di Castel Volturno e i sacramentini di Caserta – alle operazioni poliziesche di coloro che eseguono ordini, senza riflettere e senza una capacità critica. Siamo pronti al dialogo per la costruzione di un progetto umano dove africani e italiani possano vivere serenamente. Siamo anche pronti e moltiplicheremo gli sforzi per collaborare con la rete che da tanto tempo lotta e resiste al fianco degli immigrati. Non siamo a favore dell'illegalità ma operiamo affinché si possano creare percorsi pacifici e inclusivi degli immigrati per la loro legalizzazione, diventando così attivi protagonisti nella costruzione della società italiana”.

“Impotenza”, “amarezza” e “rabbia” è quella che confessa il sacramentino p. Giorgio Ghezzi. Quello che è successo a Castel Volturno “sembra distruggere dentro di me ogni volontà di lottare”, perché sembra che “la cattiveria e l’ignoranza stiano contaminando tutto” e “tutti assistiamo quasi inermi a questo clima sempre più razzista e profondamente intriso di egoismo. Sento risuonare forte il passo evangelico sulla bocca di tanti fratelli immigrati: ‘ero forestiero… non mi avete ospitato… Maledetti!”. (l. k.)

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